perché il semplice saperlo è un seme; se il terreno è pronto una verità che lo incontra vi si annida e inizia a germogliare

Nel nome del Signore, Dio d’Israel, sia Michael alla mia destra, Gabriel alla mia sinistra, dinanzi a me Uriel, dietro a me Raphael.

E sopra la mia testa la divina presenza di Dio. (preghiera ebraica)

domenica 28 agosto 2011

Vasariah, angelo 32, dei nati fra il 29 agosto e il 2 settembre

Vasariah, o Washariyah, è il 32esimo Soffio e l'ottavo raggio angelico nel Coro degli Angeli Dominazioni, nel quale amministra le energie lunari. Il suo elemento è la Terra; ha domicilio Zodiacale dal 5° al 10° della Vergine ed è l'Angelo Custode dei nati dal 29 agosto al 2 settembre. I sei Angeli Custodi della Vergine sono potenze che collettivamente fanno dei loro nati persone acute, comunicative, servizievoli, laboriose e precise.
Il nome di Vasariah significa “Dio giusto”
Il dono dispensato da Vasariah è la GENEROSITA', nell'equilibrio fra GIUSTIZIA e CLEMENZA.
Vasariah trasmette con forza e vigore le energie di Giove (ricchezza, benessere, gioia) nell’interiorità dei suoi protetti e (come tutti gli angeli che amministrano le potenze lunari) nel suo Coro agisce al livello vibratorio più incarnato (e dunque più vicino agli uomini). Per questa sua natura manifesta la sua influenza con maggiore intensità e può aiutarci in modo sostanziale. 
Dato che la vita esteriore, quotidiana, non è che l’immagine concreta della nostra realtà interiore, rivolgersi all’influenza di quest’Angelo orienterà verso situazioni fortunate. Statisticamente questo è l’Angelo Custode più frequente fra i Grandi della Terra: e in effetti il Testo Tradizionale dice che Vasariah concede favori e vantaggi da Re e Capi di Stato, e in generale smuove energie connesse a personaggi potenti. Dice Haziel che conferisce alla volontà umana il potere di suscitare i desideri; la sua energia lunare accresce inoltre la potenza creatrice dell’Acqua, arrecando maggior forza (ovvero, intensità supplementare) alle emozioni. L'influenza di Vasariah si manifesta in modo molto forte nell'ambito delle dispute nelle quali uno dei due contendenti ha torto: chi è nel giusto può porsi sotto la sua protezione per vedere riconosciute le proprie ragioni, mentre chi è nel torto può fare lo stesso per raggiungere un accordo con la parte avversa. Vasariah è infatti invocato con successo in rapporto a tutte le cause legali, dispute di qualsiasi genere, inimicizie e rancori: riporta la pace e l'armonia, attribuendo a ciascuno quanto dovuto. Non sorprende quindi che domini il mondo della giustizia ed eserciti la propria influenza su avvocati e magistrati. Ed è infatti considerato essere l'angelo degli oratori e degli uomini di giustizia.
Vasariah secondo Sibaldi
Nella radice waw-shin-resh del Nome il concetto "Io pongo un limite a chi vuole imporsi". Dice Sibaldi che le lettere shin e resh formano una serie di parole ebraiche connesse al buon esercizio del potere: sarar, «saper governare»; sharuy, «dare il permesso»; sharah, «esser presenti a se stessi»; shiryon, «corazza»; shereth, «servire»; soresh, «andare alla radice». E sono tutte qualità che anche Washariyah conferisce ai suoi protetti, perché scoprano la loro vocazione di ottimi dirigenti e consiglieri preziosi, sempre realistici e profondi, e di nemici giurati d’ogni forma di disordine, di ipocrisia, di arbitrio. Certo, devono prima affrontare quella waw che compare all’inizio del Nome angelico: individuare cioè quel che in loro stessi o nel loro ambiente ostacola l’esercizio delle loro importantissime virtù di capi. Se ci riescono e non se ne lasciano intimidire, saranno loro a porre giusti limiti agli altri, per tutta la vita. Altrimenti (e purtroppo non è raro) si sentiranno come sapienti in esilio, depositari di valori che non riescono a esprimere, perché l’epoca non è pronta; o, peggio ancora, dispereranno talmente della capacità del prossimo di ascoltare la voce della ragione, che butteranno all’aria valori e doveri e diverranno loro stessi le waw, gli avversari di quel che avrebbero dovuto portare nel mondo: esempi di indifferenza morale, di prepotenza, di sistematica menzogna. Ma quest’ultima evenienza è rarissima: nella storia si ricorda un solo Washariyah, l’imperatore Caligola, che sia giunto così in basso, e non per nulla finì pazzo. Esempi belli del pessimismo washariano – della sensazione cioè che il mondo civile non sia pronto a lasciarsi governare da chi lo meriterebbe – furono invece Mary Shelley (nata il 30 agosto) ed Edward Rice Burroughs (1° settembre). La Shelley passò alla storia per aver scritto Frankenstein, storia, com’è noto, di una creatura mostruosa ma mite che il male del mondo rende distruttiva; Burroughs fu l’autore di Tarzan, il buon selvaggio che preferisce la foresta e il suo regno di scimmie alla moderna e mediocre Inghilterra in cui erano nati i suoi nobili genitori. Questi due personaggi mostrano bene, d’altra parte, le due principali componenti del rigore etico dei Washariyah. Il corpo del mostro di Frankenstein era costituito da membra di cadaveri, ciascuna delle quali portava impressa nelle proprie fibre la dura memoria di ingiustizie subite o commesse; e davvero la coscienza morale dei Washariyah si forma attraverso l’osservazione delle sofferenze che i comportamenti altrui possono produrre, e alle quali sono sensibilissimi. Riflettono sul bene e il male che vedono fare, come se si trattasse sempre di una questione che li coinvolga in prima persona. E lo diviene, infatti: si impegnano con coraggio, forza, determinazione, a far valere i principî di giustizia che quelle riflessioni hanno fatto loro scoprire. E così come Tarzan era re nella sua foresta, allo stesso modo i Washariyah – appena i loro principî cominciano a consolidarsi – hanno la precisa sensazione di non avere alcun’altra autorità a cui far riferimento, all’infuori della loro personale saggezza: e molti non riescono a nascondere la consapevolezza di appartenere a un tipo d’individui molto più evoluti della restante umanità, proprio come l’eroe di Burroughs lo era rispetto ai suoi sudditi quadrumani. È inevitabile che qualcuno trovi i Washariyah piuttosto antipatici, per tale motivo; ma non potrà, in ogni caso, non riconoscere quella superiorità ogni volta che ne ascolterà il parere, o ne valuterà l’intelligenza e la coerenza nel perseguire gli obiettivi o nel difendere gli ideali che si sono posti nella vita. Spesso tutte queste caratteristiche dei Washariyah li spingono a diventare, invece che capi, ottimi educatori: avere a che fare con bambini e giovani li fa sentire tanto guide quanto (inutile negarlo) sovrani, e in tale veste sono perfettamente a loro agio e danno il meglio di sé. Era Washariyah Maria Montessori; è Washariyah Michael Jackson, la cui inclinazione per la prima adolescenza ha fatto tante volte discutere. Oppure è il palcoscenico ad attrarli, a farli sentire sufficientemente in alto perché, perlomeno, sia notata da tutti la loro superiorità intellettuale: era un Washariyah Vittorio Gassman, è un Washariyah Richard Gere; ma in tal caso, quale che sia il loro successo, saranno in pace con se stessi solo se lo intenderanno come un sistema d’amplificazione di qualche valore morale che essi intendono difendere: così è per Gere, con la sua battaglia per il Tibet; così non fu per Gassman, che al volgere della carriera precipitò in una tipica depressione washariana da idealista ritrovatosi senza ideali. Ma anche quando non approdano all’insegnamento o allo spettacolo, quale che sia il loro posto di lavoro i Washariyah vi si sentono come su una cattedra o sotto le luci dei riflettori: colgono ogni occasione per dare lezioni o porsi come modelli di stile, per assegnare voti di merito o per far intendere all’interlocutore che non ha altra scelta se non essere parte della pièce di cui loro sono protagonisti, o semplice pubblico che deve applaudire alla fine. Devono far così: troppo urgente e fondamentale è il compito di guida morale a cui devono assolvere per sentirsi vivi. Altrettanto esemplari e perciò istruttivi devono essere il loro aspetto, sempre inappuntabile, e la loro casa, curata fino al perfezionismo, e anche la loro vita privata: non c’è dissidio o contrattempo famigliare che i Washariyah non avvertano come una bruciante sconfitta, come un danno non soltanto a loro stessi, ma anche ai valori che sentono di dover rappresentare. Sanno comunque riemergere sempre da tali contrattempi, e nove volte su dieci con la coscienza perfettamente a posto, per tornare poi subito a fare il possibile (tanto o poco che sia) perché il mondo migliori.
Qualità di Vasariah e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità che Vasariah sviluppa sono benevolenza, sensibilità generosa, giustizia equa, comprensione, clemenza, perdono. Dona indole retta e modesta, buona memoria, espressione seducente, successo nel campo della Magistratura, benevolenza da parte dei Giudici. L'angelo dell'abisso a lui contrario si chiama Extéron e rappresenta la solitudine e l'isolamento. Causa isolamento, ingiustizie, cattiva memoria, fuga dalle responsabilità; ispira utopie fuorvianti. 
Meditazione associata al Nome
La meditazione associata a Vasariah si chiama "ricordi". Ci aiuta a riconoscere situazioni simili che abbiamo già affrontato commettendo errori, e pagandone le conseguenze, ma che si ripresentano sotto forme diverse, difficili da collegare: dona dunque soccorso di fronte alla tendenza a ripetere sempre gli stessi errori, senza imparare dalle circostanze della vita che ci hanno già causato sofferenze. Meditazione • Ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: il potere della memoria sorge nella mia coscienza e risveglia le lezioni della vita profondamente radicate nel mio essere. Per l'energia di questo Nome il mio modo di ricordare migliora: vengono cancellati i ricordi negativi e valorizzate le memorie che mi rendono più consapevole.
Esortazione angelica
Vasariah esorta alla generosità nel giudizio pur senza perdere la lucidità necessaria all'applicazione della giustizia.
  
Giorni e orari di Vasariah
Se sei nato nei suoi giorni di reggenza Vasariah è sempre in ascolto per te; ma in particolare le sue energie si schiudono nelle date del tuo compleanno e negli altri 5 giorni che ti sono dati dal calcolo della Tradizione. Suoi giorni di reggenza sono anche: 8 febbraio, 21 aprile, 5 luglio, 18 settembre, 29 novembre; ed egli governa ogni giorno, come "angelo della missione", le energie dalle h.10.20 alle 10.40. Assiste perciò, in particolare, anche i nati in questi giorni e in questo orario, in qualunque data di nascita, ed è questo l'orario migliore in cui tutti lo possono invocare. La preghiera tradizionale rivolta a Vasariah è il 4° versetto del Salmo 32: Quia rectum est verbum Domini, et omnia opera eius in fide (Poiché retta è la parola del Signore e fedele ogni sua opera). 
Corrispondenze con le simbologie degli Arcani maggiori
A ciascuna delle 22 lettere ebraiche sono associati dei numeri, dunque ad esse possono venire associate anche corrispondenze con le relative simbologie dei 22 Arcani maggiori dei Tarocchi; questo può essere interessante per chi desidera interrogare questi simboli sul loro piano di vero interesse: quello cioè dell'introspezione psicologica. In questo caso la radice waw-shin-resh risponde alla configurazione: "l'Innamorato - il Mondo - il Giudizio", da cui la riflessione interiore suggerita dalle domande poste da questi arcani. Chiede l'Innamorato (l'androgino divino, il libero arbitrio, la ricerca della Luce): in quali relazioni sono coinvolto? che scelte devo operare? chiede Il Mondo (la realizzazione totale) qual è il risultato di quello che ho fatto? dove mi condurrà tutto questo? qual è la mia realizzazione? cosa mi sta imprigionando in questo momento? quali sono la mia realizzazione mentale, il mio genio? quali sono la mia realizzazione emozionale, la mia santità? quali sono la mia realizzazione creativa, il mio eroismo? qual è la mia realizzazione materiale? in cosa primeggio?  chiede Il Giudizio (nuova coscienza, desiderio irrefrenabile): cosa si sta risvegliando in me? quali sono i miei desideri irresistibili? che cosa stiamo creando insieme? qual è la mia posizione di fronte all'idea di formare una famiglia? 
CORI DI APPARTENENZA E ARCANGELI DI INFLUENZA
Rimando infine al Coro e alle energie arcangeliche che dispensano influenze ai nati fra il 29 agosto e il 2 settembre. L'angelo Vasariah appartiene al Coro degli Angeli Dominazioni guidato dal benevolo Arcangelo Hesediel; la decade che qui interessa (quella dal 23 agosto al 3 settembre) cade sotto l'Arcangelo Binael; mentre il segno della Vergine Ë sotto l'influsso dell'Arcangelo Michele. Con questi link vi reinvio a tali entit‡ angeliche: i nati in questi giorni sono invitati a consultarle, insieme a quella del loro Angelo Custode Vasariah. Infatti anche le energie di questi Arcangeli sono al loro fianco. Infine bisogna ricordare che una specifica influenza sulla persona Ë esercitata anche dall'Angelo che aveva reggenza nell'orario della nascita. 
Cambiando argomento
Cambiando argomento, ma non troppo, i "santi laici" di questi giorni sono Libero Grassi, imprenditore; Antonio Esposito Ferraioli, sindacalista; Francesco Cusano, poliziotto; Antonio Mancino, carabiniere.

mercoledì 24 agosto 2011

Lecabel, angelo 31, dei nati fra il 23 e il 28 agosto

Lecabel, o Lakabe’el, è il 31esimo Soffio e il settimo raggio angelico nel Coro degli Angeli Dominazioni, nel quale amministra le energie di mercurio. Il suo elemento è la Terra; ha domicilio Zodiacale dal 0° al 5° della Vergine ed è l'Angelo Custode dei nati dal 23 al 28 agosto. I sei Angeli Custodi della Vergine sono potenze che collettivamente fanno dei loro nati persone acute, comunicative, servizievoli, laboriose e precise.
Il nome di Lecabel significa “Dio che ispira”
Il dono dispensato da Lecabel è il TALENTO  e l'OPPORTUNITA'.  
Secondo il Testo Tradizionale Lecabel accorda ai suoi protetti il talento per riuscire e fare fortuna; inoltre genera scienziati (Mercurio) che avranno idee geniali e utili (Giove). Questo è il suo modo di creare connessioni per comunicare al Mondo Inferiore le regole del Mondo Superiore. Mentre Omael (l'angelo 30) è un generatore di Vita, Lecabel è l'energia che permette la comprensione delle sue Leggi, per indurre gli uomini ad agire in armonia con esse, perché solo in questo modo si può riuscire veramente. Cosa che i Lecabel possono capire perfettamente. Secondo Haziel questo Angelo attribuisce grande importanza alla formulazione del Pensiero che l'individuo orienta poi verso un obiettivo preciso, concreto, e accorda amabilità, facilità di parola e di scrittura, connessione logica tra il pensiero e lo spazio sociale in cui tale pensiero deve essere esteriorizzato: grazie a queste doti la persona può avere facile accesso ai mezzi di comunicazione e dunque affermazione in campo giornalistico ed editoriale, in tutti i campi della comunicazione e della relazione. Lecabel protegge inoltre il regno vegetale e il suo patrocinio si estende anche all'agricoltura. Infine è considerato l'angelo degli orologiai. 
Lecabel secondo Sibaldi
"Dall’alto io controllo tutte le cose": questo il concetto nelle lettere
lamed-kaph-beth della radice del Nome. Dice Sibaldi che fu questo l’Angelo di Ivan il terribile, zar di tutte le Russie; di Hegel, filosofo universale; di Goethe, che si sentiva il sovrano della cultura tedesca; e di Montgolfier, che inventò il pallone aerostatico per guardare dall’alto la terra. Perché proprio dominare, comprendere tutto, dirigere e verificare: da queste aspirazioni prendono le mosse i Lakabe’el. Per alcuni ne uscirà una missione, per altri ne scaturirà solo una necessità nevrotica. Ma in loro si esprime uno dei sogni più ambiziosi della mente umana: porsi a fianco di Dio stesso, dietro le quinte dell’Universo, per avere accesso alla stanza dei bottoni, da dove si manovrano sia la materia sia lo spirito. Nacquero in questi giorni anche Lavoisier (uno dei fondatori della chimica moderna, scopritore della composizione dell’aria e dell’acqua, delle leggi della conservazione della massa e degli elementi), e Borges, che perfezionava nei suoi racconti il personaggio dell’onniscente curatore di fantastiche biblioteche universali e che per decenni esplorò le letterature e la mistica di ogni tempo alla ricerca dell’«Aleph», del principio di ogni segreto. Al pari di questi, tutti i Lakabe’el sono infaticabili raccoglitori di informazioni, cercatori di verità sempre insoddisfatti di ciò che i loro contemporanei si accontentano di sapere. E nel loro cercare amano soprattutto due cose: il processo stesso della ricerca (tanto che ogni scoperta è, per loro, quasi una delusione, il rammarico che la caccia sia finita) e il potere che l’accumulo di conoscenza dà loro. Esigono che la gente li ammiri; godono nel sentirsi carichi di responsabilità, nel progettare accuratamente soluzioni di problemi altrui, mentre chi passa davanti alla loro porta cammina in punta di piedi per non disturbarli. Meglio ancora se le questioni che affrontano sono complicate e ramificate, e coinvolgono molti, moltissimi: tanto più alta sarà la stima che si nutrirà per loro, e tanto più numerosi quelli che obbediranno alle loro decisioni. Perciò i Lakabe’el si trovano perfettamente a loro agio anche nella politica (Arafat, per esempio) o nel gestire vaste organizzazioni, possibilmente benefiche (madre Teresa di Calcutta).
Certo, con tali predisposizioni il loro Ego corre seriamente il rischio di gonfiarsi a dismisura: ma non appena trovano la propria strada, sanno compensare questo difetto con il loro fascino personale: sempre intenso, quando lavorano a pieno regime diventa addirittura magnetico (innamorarsi dei Lakabe’el è facilissimo). Ne è esempio è Sean Connery che, da buon Lakabe’el – cominciò la sua carriera vincendo la corona di Mister Universo e la proseguì interpretando trionfalmente il ruolo di James Bond, sempre impegnato in difficilissime avventure per salvare l’umanità intera: neppure per un istante, quando Connery/Bond è in azione, il suo egocentrismo risulta fastidioso – se non eventualmente per i suoi superiori, che glielo invidiano.
Ma attenzione: se invece un Lakabe’el non trova un degno campo d’applicazione, può diventare una persona veramente insopportabile. Si sente inutile, sventurato, incompreso e non riesce a tollerarlo: non ammette che gli altri e il mondo possano fare a meno di lui. Se ha un po’ di saggezza se la cava convincendosi che si tratti di un periodo di riflessione, utile per affinare le sue doti e preparare una brillante riscossa. Ma se prevalgono in lui l’impazienza e l’orgoglio non resiste alla tentazione di utilizzare comunque le sue capacità organizzative tramando per causare problemi, invece che per risolverne; e quanto più si sentirà frustrato dalla sorte, tanto più occulte saranno le sue trame e le sue intenzioni – un po’ come se l’agente 007 decidesse a un tratto di passare dalla parte della Spectre. Di nuovo, qui, va citato Goethe, che nel suo personaggio più celebre, il dottor Faust, delineò perfettamente questa variante cupa del Lakabe’el: profondo studioso ed esperto di tutto – filosofo, giurista, medico, teologo, alchimista – e da tutto e da tutti deluso, il vecchio Faust chiede aiuto al Diavolo in persona, per poter vivere esperienze davvero entusiasmanti. E Mefistofele acconsente: vola insieme a Faust da un luogo all’altro, manipolando da dietro le quinte uomini, avvenimenti e interi regni, perché il dottore possa soddisfare la sua brama di conquiste; e nonostante i disastri che causa, nessun rimorso basta mai a trattenere Faust da sempre nuove macchinazioni. Alla fine, per di più, tutto gli viene perdonato e la sua anima è accolta in cielo. Nei Lakabe’el malriusciti le aspirazioni faustiane si cristallizzano in forme più o meno controllate di paranoia, in manie di persecuzione che si capovolgono in manie persecutorie, con le quali, non avendo potuto farsi ammirare, si fa cordialmente odiare dal prossimo. Invece che alle magie di Mefistofele potrà ricorrere all’aiuto di qualche organizzazione segreta; invece di conquistare regni, si accontenterà magari di rovinare qualche famiglia, ma sempre sentendosi nel suo pieno diritto di farlo, come se fossero esperimenti scientifici. In questi casi, non resta che attendere un nuovo guizzo della sua intelligenza, che lo riporti nel versante luminoso delle sue magnifiche doti.
Qualità di Lecabel e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità che Lecabel sviluppa sono lucidità, generosità, razionalità, esattezza, rapidità di decisione, pazienza, speranza. Quest'angelo dona successo, oltre che negli ambiti della comunicazione in campo agricolo, astronomico, geografico e matematico. L'angelo dell'abisso a lui contrario si chiama Buk e rappresenta la mancanza di opportunità; ispira avarizia, usura, guadagni illeciti, moralismo intrensigente, minaccia. 
Meditazione associata al Nome
La meditazione associata a Lecabel si chiama "finire ciò che si inizia". Dona soccorso quando gli ostacoli esterni, o creati da noi stessi, fanno scemare l'entusiasmo iniziale e interviene una frustrazione che induce ad abbandonare i propri progetti - dimenticando che ogni ostacolo è anch'esso "strada" e fa a pieno titolo parte del progetto che dobbiamo poratre a termine. Meditazione Ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: Mi è stato dato il potere di portare a compimento tutto ciò che inizio, specialmente i compiti e gli scopi di natura spirituale. Per l'energia di questo Nome trovo in me le forze di riconoscere i miei compiti e portarli a termine.
Esortazione angelica
Lecabel esorta a usare i doni ricevuti, della facilità di comunicazione e dell'eloquenza, per portare nel mondo il senso di unità e i contenuti utili all'evoluzione spirituale verso una sola umanità.   
Giorni e orari di Lecabel
Se sei nato nei suoi giorni di reggenza Lecabel è sempre in ascolto per te; ma in particolare le sue energie si schiudono nelle date del tuo compleanno e negli altri 5 giorni che ti sono dati dal calcolo della Tradizione. Suoi giorni di reggenza sono anche: 7 febbraio, 20 aprile, 4 luglio, 17 settembre, 28 novembre; ed egli governa ogni giorno, come "angelo della missione", le energie dalle h.10.00 alle 10.20. Assiste perciò, in particolare, anche i nati in questi giorni e in questo orario, in qualunque data di nascita, ed è questo l'orario migliore in cui tutti lo possono invocare. La preghiera tradizionale rivolta a Lecabel è il 16° versetto del Salmo 70: Veniam ad potentias Domini; Domine, memorabor iustitiae tuae solius (Dirò le meraviglie del Signore; Signore, ricordero’ solo la tua giustizia). 
Corrispondenze con le simbologie degli Arcani maggiori
A ciascuna delle 22 lettere ebraiche sono associati dei numeri, dunque ad esse possono venire associate anche corrispondenze con le relative simbologie dei 22 Arcani maggiori dei Tarocchi; questo può essere interessante per chi desidera interrogare questi simboli sul loro piano di vero interesse: quello cioè dell'introspezione psicologica. In questo caso la radice lamed-kaph-beth risponde alla configurazione: "l'Appeso - la Forza - la Papessa", da cui la riflessione interiore suggerita dalle domande poste da questi arcani. Chiede l'Appeso (sosta, meditazione, dono di se stessi) che cosa devo sacrificare? che cosa devo dare di me stesso? cosa devo fermare? cosa devo ascoltare? la Forza (inizio creativo, nuova energia) qual è, e dov'è, la mia forza? cosa devo domare? chiede la Papessa (gestazione, accumulo) : che cosa nascondo? cosa sto accumulando? cosa c'è di intatto dentro di me? cosa devo studiare? in che rapporti sono con mia madre?
CORI DI APPARTENENZA E ARCANGELI DI INFLUENZA
Rimando infine al Coro e alle energie arcangeliche che dispensano influenze ai nati fra il 23 e il 28 agosto. L'angelo Lecabel appartiene al Coro degli Angeli Dominazioni guidato dal benevolo Arcangelo Hesediel; la decade che qui interessa (quella dal 23 agosto al 3 settembre) cade sotto l'Arcangelo Binael; mentre il segno della Vergine è sotto l'influsso dell'Arcangelo Michele. Con questi link vi reinvio a tali entità angeliche: i nati in questi giorni sono invitati a consultarle, insieme a quella del loro Angelo Custode Lecabel. Infatti anche le energie di questi Arcangeli sono al loro fianco. Infine bisogna ricordare che una specifica influenza sulla persona è esercitata anche dall'Angelo che aveva reggenza nell'orario della nascita. 
Cambiando argomento
Cambiando argomento, ma non troppo, i "santi laici" di questi giorni sono Giovanni Minzoni, sacerdote; Antonio Bandiera e Calogero Di Bona, il primo della polizia di di Stato e l'altro della polizia penitenziaria.

giovedì 18 agosto 2011

Omael, angelo 30, dei nati fra il 18 e il 22 agosto

Omael, o 'Omae’el, o Avamel, è il 30esimo Soffio e il sesto raggio angelico nel Coro degli Angeli Dominazioni, nel quale amministra le energie di Venere. Il suo elemento è il Fuoco; ha domicilio Zodiacale dal 25° al 30° del Leone ed è l'Angelo Custode dei nati dal 18 al 22 agosto. I sei Angeli Custodi del Leone sono potenze solari che, collettivamente, suscitano nei loro nati un sentimento acuto del potere legale, grande fierezza e amabilità.
Il nome di Omael significa “Dio paziente”
Il dono dispensato da Omael è l'ESPANSIONE.  
Questo angelo, che amministra le energie venusiane nel coro gioviano delle Dominazioni, dispensa la fecondità morale e materiale concedendo la più gioiosa pienezza su tutti i piani dell'esistenza. Secondo Haziel è portatore di grande felicità ed espansione, che sul piano della fecondità sarà disponibile soprattutto per le donne; gli uomini che lo avranno per custode, anche se con minore intensità, parteciperanno anche essi alla fecondità da lui dispensata, saranno per esempio valenti ginecologi o ostetrici. E' per sua intercessione e suo aiuto che con l'arrivo della pioggia anche le terre sterili danno frutti, e le donne sconfiggono la sterilità. E' anche un angelo guaritore, capace di ristabilire le funzioni vitali di ogni essere; i suoi protetti tendono a godere di ottima salute e hanno molte opprtunità di essere felici ed appagati. Inoltre accorda poteri speciali all'intelligenza e alla ragione, e conferisce valore alla vita sociale dell'individuo, che potrà avere ruoli di armonizzatore di ogni situazione. I suoi nati possono essere ottimi mediatori fra operai e  imprenditori, fra coniugi, fra genitori e figli.. fra interessi particolari e interesse generale. Sul piano fisico Omael regola la moltiplicazione nel regno animale e vegetale: governa la generazione, favorisce il raccolto e ristabilisce le funzioni vitali di ogni essere; rappresenta la "semenza divina": per questo è l'angelo della produzione e dell'espansione, anche sul piano spirituale ove favorisce l'evoluzione dell'anima.  
Omael secondo Sibaldi
Dice Sibaldi che la radice aleph-waw-mem di questo Nome dice: "la mia grande energia cerca un modello a cui obbedire"; e aggiunge che la lettera mem è il geroglifico dell’orizzonte protetto e protettivo, del ventre materno, della casa anche, e di tutto ciò che può essere «come una casa»: la scuola, per insegnanti entusiasti e per allievi in cerca di guida; il luogo di lavoro, per un impiegato devoto; l’istituzione, per un cittadino modello; una squadra sportiva, per chi ama obbedire nello sport. Secondo Sibaldi il Nome di quest’Angelo dice che proprio in questa mem desidera rinchiudersi (waw) l’energia (aleph) dei nati in questi giorni: dunque è in ambienti precisi che i protetti di questa Dominazione possono trovare la loro felicità, e guardare con un dolce senso di sicurezza a ciò che c’è fuori, e che non li attira affatto: possono essere scuole, istituzioni, luoghi di lavoro, squadre e soprattutto la propria casa. Ma questo non significa certo che siano tipi pantofolai o pavidi. Tutt’altro! Sono semmai le colonne (’omnah, in ebraico) della casa, scuola, istituzione o ufficio in cui hanno deciso di consolidarsi: e non solo si sentono responsabili di tutti coloro che vivono o lavorano con loro ma, quando sono al riparo della loro adorata mem, quale che sia, sanno dar prova di una meritevole operosità, di una generosità e di una dedizione esemplari, di genialità, anche, oltre che di un infrangibile buon umore. I campi in cui danno il meglio di sé sono naturalmente, oltre alla scuola, quelli legati all’economia, all’amministrazione (l’Omae’el Bill Clinton fu, dopotutto, un ottimo presidente), all’architettura, all’attività alberghiera, all’ostetricia e alla genetica. Fra gli Omael dello spettacolo ci sono Carla Fracci, Nanni Moretti, il più domestico e istituzionale dei registi italiani, e Luciano De Crescenzo, così confidenziale da saper ridimensionare su scala casalinga anche la filosofia greca o medievale. Tra i grandi del passato abbiamo Edgar Lee Masters, che ne L’antologia di Spoon River dispose i suoi personaggi in un cimitero, variante tardoromantica della mem omaeliana; ed Emilio Salgari, che descrisse vicende quanto mai esotiche nei suoi romanzi, così divertenti, ma dal canto suo non si mosse mai dal Piemonte: sognava Sandokan standosene in poltrona, accavallando le gambe, e guardando le tende come fossero foschia. Felicissimi, poi, quegli ’Omae’el che, dopo aver contratto un saldo matrimonio (altra mem, anche quello), abbiano potuto dedicarsi alla riproduzione: prolifici e teneri genitori, si muovono tra le pareti domestiche come in un’importantissima torre di controllo, covando in petto la precisa convinzione che da quel che fanno in casa loro dipenda in qualche modo il benessere dell’intera umanità. E sul piano simbolico non hanno torto, a pensare così: l’umanità ha davvero bisogno di colonne domestiche attorno alle quali ruotare. E' tanto grande, del resto, il valore che essi attribuiscono alla maternità o alla paternità, da provarne spesso un timore che li spinge – paradossalmente – a rimandare il più possibile la prima gravidanza. Hanno come l’impressione che una volta genitori avrà inizio per loro il periodo decisivo della vita, e appunto perciò esitano, prolungano l’attesa, provando così un equivalente di quella tormentosa paura del successo che affligge tante persone di grandi doti. Certi provano a giustificare razionalmente tale loro blocco nella procreazione, convincendosi per esempio che prima occorra fare carriera, perché poi si avranno troppi problemi: ma questo, per gli ’Omae’el, non è vero mai. Le gravidanze, al contrario, fanno sbocciare in loro uno straordinario vigore, che può guidarli rapidamente verso le mete più ambiziose – beninteso, nei campi a loro congeniali. Se cadranno in questo equivoco potranno trovarsi ad aver rinunciato a qualcosa che fa sbocciare la loro vera natura; questo anche nel casoin cui le gravidanze non siano proprio possibili: un loro nobile surrogato sarà l’impegno a far crescere i lati migliori e i talenti delle persone a loro vicine, allievi, amici o partner che siano, o a sostenere le madri - gli ’Omae’el sono i migliori assistenti al parto che si possano trovare. Quando sono persone risolte hanno anche una speciale affinità con i bambini; i loro stessi slanci improvvisi di euforia ricordano molto la vivacità dei bambini. Riguardo ai loro difetti (che diventano tanto più evidenti, com’è ovvio, quanto meno gli ’Omae’el seguono le proprie predisposizioni), sono anche quelli iscrivibili nelle dinamiche relazionali. Un certo egoismo, una certa competitività caratterizzano spesso gli ’Omae’el; una tendenza all’introversione e a una meticolosità un po’ nevrotica.. tutte cose che sembrano memorie mal digerite dei tempi in cui, da bambini, volevano essere i prediletti o si concentravano nei  loro compiti. Ma gli ’Omae’el spiritualmente realizzati sono capaci della più grande gratitudine e dedizione, e ne sono totalmente ripagati dalle circostanze.
Qualità di Omael e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità sviluppate da Omael sono carattere nobile, spirito elevato, mitezza; poteri di intelligenza e la moltiplicazione delle emozioni positive, ottima salute, elevata felicità. Quest'angelo porta comprensione, pazienza, consolazione e tranquillità d'animo. Quando siamo convinti che nulla possa risollevarci dalla tristezza e dallo sconforto nei quali siamo caduti, invocare Omael aiuta a ritrovare l'equilibrio. L'angelo dell'abisso a lui contrario si chiama Dramas e rappresenta le difficoltà con i bambini; causa sterilità fisica e mentale, sterilizzazione, aborti, crudeltà, esperimenti crudeli sugli animali. 
Meditazione associata al Nome
La meditazione associata a Omael si chiama "costruire ponti" ed è volta a costruire il proprio vero Sè sbloccando le chiusure che ci impediscono di stringere relazioni equilibrate: dunque costruendo ponti. Secondo la kabbalah questo Nome, che inzia per Om, è in diretta e precisa relazione con l'Om (o Aum) la cui vibrazione secondo le religioni orientali mette in contatto con il divino; la sua energia infatti è in grado di generale la più alta connessione, creando un ponte fra la realtà fisica e la dimensione spirituale. Un obiettivo che, però, non può essere raggiunto se prima non creiamo ponti anche nelle relazioni che abbiamo in questa vita, cosa che è necessario fare liberandoci di rancori, invidie, resistenze che ci impediscono di essere generosi con gli altri. 
Meditazione • Ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: con il potere di questo Nome tendo la mano a colui/colei con cui sono in conflitto, anche se il conflitto è causato da denaro. Risveglio la compassione e richiamo il coraggio per parlare con questa persona in questo istante: in questo preciso istante. Contestualmente, un ponte verso il Mondo Superiore sarà eretto nel mio nome.
Esortazione angelica
Omael esorta a non disperare davanti alle situazioni che sembrano bloccate e sterili, ma a diventare coscienti del proprio potere di generare, di nutrire e di partecipare all'espansione della vita in tutte le sue forme e per il bene di tutti.
Giorni e orari di Omael
Se sei nato nei suoi giorni di reggenza Omael è sempre in ascolto per te; ma in particolare le sue energie si schiudono nelle date del tuo compleanno e negli altri 5 giorni che ti sono dati dal calcolo della Tradizione. Suoi giorni di reggenza sono anche: 6 febbraio, 19 aprile, 3 luglio, 15 settembre, 26 novembre; ed egli governa ogni giorno, come "angelo della missione", le energie dalle h.9.40 alle 10.00. Assiste perciò, in particolare, anche i nati in questi giorni e in questo orario, in qualunque data di nascita, ed è questo l'orario migliore in cui tutti lo possono invocare. La preghiera tradizionale rivolta a Omael è il 5° versetto del Salmo 70: Quoniam tu es expectatio mea, Domine; Domine, spes mea a iuventute mea (Poiché sei tu, Signore, la mia speranza, la mia fiducia fin dalla mia giovinezza).
Corrispondenze con le simbologie degli Arcani maggiori
A ciascuna delle 22 lettere ebraiche sono associati dei numeri, dunque ad esse possono venire associate anche corrispondenze con le relative simbologie dei 22 Arcani maggiori dei Tarocchi; questo può essere interessante per chi desidera interrogare questi simboli sul loro piano di vero interesse: quello cioè dell'introspezione psicologica. In questo caso la radice aleph-waw-mem risponde alla configurazione: "Il Mago - L'innamorato - La Morte" da cui la riflessione interiore suggerita dalle domande poste da questi arcani. Chiede il Mago (l'inizio, l'umanità, l'iniziazione): quali sono le mie potenzialità? chiede l'innamorato (l'androgino divino, il libero arbitrio, la ricerca della Luce): in quali relazioni mi trovo coinvolto? che scelte devo operare? chiede la Morte (trasformazione, chiusura di un ciclo): qual'è la mia ira? cosa deve morire in me? cosa devo lasciar andare?
CORI DI APPARTENENZA E ARCANGELI DI INFLUENZA
Rimando infine al Coro e alle energie arcangeliche che dispensano influenze ai nati fra il 18 e il 22 agosto. L'angelo Omael appartiene al Coro degli Angeli Dominazioni guidato dal benevolo Arcangelo Hesediel, sotto lo stesso Arcangelo cade anche la decade che qui interessa (quella dal 3 al 22 agosto); mentre il segno del Leone Ë sotto l'influsso dell’Arcangelo Raffaele. Con questi link vi reinvio a tali entit‡ angeliche: i nati in questi giorni sono invitati a consultarle, insieme a quella del loro Angelo Custode Omael. Infatti anche le energie di questi Arcangeli sono al loro fianco. Infine bisogna ricordare che una specifica influenza sulla persona Ë esercitata anche dall'Angelo che aveva reggenza nell'orario della nascita. 
Cambiando argomento
Cambiando argomento, ma non troppo, il "santo laico" di questi giorni è Giuseppe Russo, carabiniere.

sabato 13 agosto 2011

Reyiel, angelo 29, dei nati fra il 13 e il 17 agosto

Reiyel, o Reyiy’el, è il 29esimo Soffio e il quinto raggio angelico nel Coro degli Angeli Dominazioni, nel quale amministra le energie del Sole. Il suo elemento è il Fuoco; ha domicilio Zodiacale dal 20° al 25° del Leone ed è l'Angelo Custode dei nati dal 13 al 17 agosto. I sei Angeli Custodi del Leone sono potenze solari che, collettivamente, suscitano nei loro nati un sentimento acuto del potere legale, grande fierezza e amabilità.
Il nome di Reiyel significa “Dio pronto a soccorrere”
Il dono dispensato da Reiyel è la LIBERAZIONE.
Le mura che si ergono intorno a noi durante la vita, le catene che apparentemente ci vengono imposte, spesso ce le andiamo a cercare e ce le imponiamo da soli. Perché? La liberazione donata da Reyiel conduce a scrollarsi di dosso tutto ciò che ci danneggia perché non appartiene al nostro vero essere: a sprigionare la nostra essenza più profonda per farla rifiorire della propria luce, senza lasciarci condizionare dai giudizi altrui e dai nostri pregiudizi. Di questo Angelo, Haziel dice che pervade cerimoniosamente i suoi protetti di un desiderio di spiritualità volto a tramutarli in protagonisti dell'Opera Cosmica. Essi potranno così divenire modelli da imitare, il cui valore sarà riconosciuto ed emulato. In effetti, quando Reyel è dominante, le sue energie recano la fiducia. Analogamente, il soggetto che, riconoscendone il potere, interiorizza l'energia di quest'Angelo inizia a confidare meglio in se stesso e a rendere manifeste le proprie qualità. Secondo Haziel, nei giorni (e negli orari) di reggenza di questo angelo, in borsa sale la quotazione dell'oro, facendo salire il prezzo di questo metallo; che non solo simboleggia il sole - che informa l'energia di Reyiel, ma anche la sua caratteristica di far apprezzare il valore dei suoi protetti. Oltre a donare all'individuo la sicurezza di essere protetto da tutti i nemici, sia visibili che invisibili, Reyel domina la filosofia e la religione: il Testo Tradizionale dice che tale dominio sul sentimento religioso stabilisce una testa di ponte nella coscienza dei suoi protetti, che, in tal modo, comprendono la voce che viene dall'Alto. Dunque la persona potrà stabilire un legame indissolubile con la potenza del suo Angelo e, se lo invocherà, la sua coscienza le comunicherà istitivamente ciò che deve fare per riuscire, anche senza fornirne le ragioni, armandola contro gli errori che conducono all'infelicità.
Reiyel secondo Sibaldi
Dice Sibaldi: la radice 'resh-yod-yod' cela il concetto "io apro gli occhi a molti". Se per loro tutto va per il verso giusto, i Reyiy’el sanno impegnarsi appassionatamente nel liberare qualcun altro dai suoi guai e dalle sue paure: e nel farlo appaiono maestosi, perfetti, come se una qualche forza magnetica li guidasse. Che siano psicologi, avvocati, preti o semplicemente amici premurosi, quando si mettono all’opera per voi potrebbero farvi pensare a Reyiy’el famosissimi come Lawrence d’Arabia, il romantico agente inglese che in abiti da sceicco guidò la lotta degli arabi per l’indipendenza; o come Robert De Niro, quando ne Il cacciatore salva l’amico, o in Taxi Driver si trasforma in un arsenale vivente per liberare la fanciulla dai suoi sfruttatori. Vincere i vostri nemici è il loro compito: non importa che si tratti di nemici in carne e ossa o di ombre e incubi della psiche - loro li sbaraglieranno. Rivive, in ogni Reyiy’el, l’antica figura del sacerdote guerriero, del cacciatore di demoni, assistito e ispirato certamente da strane forze superiori che lui solo conosce. Vi fu chi disse che anche Napoleone fosse nato in questi giorni, il 15 o il 14: e per qualche suo tratto giovanile potrebbe anche darsi – benché la sua potenza distruttiva e il suo piglio di dittatore lo facciano assomigliare più al temibile Angelo precedente, She’ehiyah (a cui infatti è attribuito). I Reyiy’el, infatti, hanno una giusta fama di liberatori, ma non sono necessariamente aggressivi: a loro importa scacciare, e non distruggere, chi vi fa del male. E soprattutto, non sono veri e propri capi: il loro talento è operativo, preferiscono l’azione alla supervisione, la tattica alla strategia. Non per nulla molti di loro eccellono come registi (e sono grandi scopritori di star: liberatori di talenti che prima di loro non sapevano esprimersi): Strehler, Polanski, Lina Wertmüller, Wim Wenders… Un regista dirige ma al tempo stesso obbedisce – al produttore, al direttore della compagnia. Per i Reyiy’el è indispensabile avere alle spalle un’incarnazione tangibile di quelle forze superiori dalle quali si sentono animati. Così anche il colonnello Lawrence aveva Churchill, a guidarlo. Sono d’altronde troppo idealisti ed eroici per sapersi districare tra i compromessi e le trappole che non mancano mai nell’esercizio del potere. No, io sono dell’idea che Napoleone sia nato o qualche giorno prima della data che alcuni storici gli assegnano o magari il 14, e abbia dunque avuto una giovinezza di Reyiy’el per diventare poi uno She’ehiyah a tutti gli effetti. E poi un liberatore che cosa se ne farebbe di un impero? Opprimere gli altri? Imporre tasse? L’eroismo, l’idealismo reyeliano non sopporterebbe di farlo neppure per una settimana: i protetti di questa Dominazione sono venuti a togliere catene, non a forgiarne.
Ma tutto ciò vale soltanto, (come sempre) nei casi in cui i Reyiy’el abbiano saputo assumersi e mettere in luce quelle loro doti davvero straordinarie. I più non ci riescono, le trovano troppo faticose e troppo altruiste; e allora le doti si trasformano fatalmente in difetti e problemi di difficilissima soluzione. Invece di essere dei liberatori, i Reyiy’el pigri o egoisti diventano loro stessi vittime di ogni genere di parassiti visibili o invisibili: falsi amici o partner vampireschi, oppure ossessioni e fobie – che finiscono per trasformare la loro pigrizia in una paralisi esistenziale, e il loro egoismo in un’esasperante cortezza di mente, che fa loro sembrare il mondo intero un luogo al tempo stesso troppo complicato e noioso. Invece che maestosi, ecco che possono risultare semplicemente vanitosi; invece che trascinatori, vacui chiacchieroni, corrosi da un senso segreto di frustrazione che li rende meschini, vendicativi, ridicolmente suscettibili; e invece di sentirsi guidati da una qualche forza superiore, non osano staccarsi mai dalla famiglia d’origine e seguono inerzialmente, anche nella professione, le orme dei genitori, senza mai osare qualcosa di nuovo. Nei casi peggiori può accadere anche che qualche Reyiy’el, senza accorgersene, diventi lui stesso un tiranno tra le pareti domestiche, o addirittura un parassita, un pesantissimo 'low energy', come dicono gli psicologi americani: un individuo cioè capace di abbassare il tono vitale di chiunque gli viva accanto, o che si trovi per qualche tempo in sua compagnia. Quando si arriva a questo punto non c’è rimedio che funzioni – tranne una brusca conversione di rotta, che li riporti nella loro giusta ed entusiasmante corrente energetica. 
E niente potrebbe sembrare più improbabile, a chi guardasse un Reyiy’el ozioso, infelicemente assopito sul suo divano, preoccupato soltanto di qualche sua ipocondria o confuso rancore: ma si pensi, di nuovo, a Taxi Driver, che per i protetti di quest’Angelo è per molti versi un ottimo manuale di istruzioni. Anche lì il personaggio impersonato da De Niro è, all’inizio, un uomo distrutto dalla sua specialissima energia inutilizzata. Poi d’un tratto si ridesta, e si trasforma in un san Giorgio in lotta con il drago: è sufficiente che baleni per un attimo davanti ai suoi occhi un’occasione, l’immagine di un debole oppresso (la prostituta bambina, nel suo caso). Il vigore che allora ricomincia a manifestarsi in lui è davvero quello di un Angelo tempestoso: dopodiché tutto il mondo riacquista un senso ai suoi occhi, e diventa un luogo di speranze. Può accadere esattamente questo a tutti i Reyiy’el smarriti: provare per credere.
Qualità di Reiyel e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità che Reyel sviluppa sono volontà, forza di fronte alle avversità, ispirazione spirituale, protezione contro il male, verità, trascendenza; capacità di confortare gli altri con la parola, grande amore per il prossimo, fortuna. Salute e ripresa veloce dalle malattie. Reyel concede inoltre protezione dai nemici e dalle opere di sortilegio. L'angelo dell'abisso a lui contrario si chiama Timirah e rappresenta la diffidenza; ispira menzogna, la mancanza di fede come il fanatismo, intolleranza, ipocrisia; favorisce la diffusione delle illusioni e delle filosofie che allontanano l'uomo dalla spiritualità.
Meditazione associata al Nome
La meditazione associata a Reiyel si chiama "eliminare l'odio". Secondo la Kabbalah ogni tipo di distruzione (disastri naturali COMPRESI) si verifica a causa dell'odio dell'uomo per i suoi simili: non solo le guerre e le stragi, ma perfino i tornadi, le alluvioni, i terremoti, le catastrofi naturali e artificiali, e le malattie... tutto quello che angustia noi e il pianeta prende origine dall'odio collettivo che l'umanità cova tramite le singole persone. E l'errore più comune, tra le persone che si ritengono miti, è pensare che l'odio esiste, ma "riguardi gli altri": eppure, dicevano gli antichi cabalisti, se una persona mite VEDE odio intorno a sè, lo intuisce negli altri (lo attribuisce a qualcuno), vuol dire che ancora ne esiste dentro di lui. Quando si subiscono ingiustizie si pensa che l'odio sia "giustificato"; ma si cambierebbe idea se si diventasse coscienti che l'odio che si prova (anche avendone "ottime" ragioni!) causa mali ulteriori a noi stessi e al mondo - ecco perché bisogna cercare di liberarsene: non è buonismo, ma logica che discende dalla consapevolezza.
Meditazione • Ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: per l'energia di questo Nome trovo il coraggio e l'onestà di prendere coscienza di ogni persona (o gruppo) verso cui provo rabbia, invidia, rancore, ripugnanza o un insieme di queste emozioni. Per la luce di questo Nome questi sentimenti scivolano da me come gocce che cadono e ritrovo leggerezza e libertà.
Esortazione angelica
Reiyel esorta ad affidarsi a lui con fiducia, sapendo che la sua energia conduce indenni oltre ai malefici e alle catastrofi, chiedendo di comprendere come esaurire il Karma che grava su di noi; perché la sofferenza non è una strada vana e anzi, grazie alla sofferenza sperimentata, ognuno di noi può imparare ad essere di aiuto, come una luce nel buio per chi è cieco.
Giorni e orari di Reiyel
Se sei nato nei suoi giorni di reggenza Reiyel è sempre in ascolto per te; ma in particolare le sue energie si schiudono nelle date del tuo compleanno e negli altri 5 giorni che ti sono dati dal calcolo della Tradizione. Suoi giorni di reggenza sono anche: 5 febbraio, 18 aprile, 2 luglio, 14 settembre, 25 novembre; ed egli governa ogni giorno, come "angelo della missione", le energie dalle h.9.20 alle 9.40. Assiste perciò, in particolare, anche i nati in questi giorni e in questo orario, in qualunque data di nascita, ed è questo l'orario migliore in cui tutti lo possono invocare. La preghiera tradizionale rivolta a Reiyel è il 4° versetto del Salmo 53: Deus, exaudi orationem meam, auribus percipe verba oris mei (Dio, ascolta la mia preghiera, porgi l'orecchio alle parole della mia bocca).
Corrispondenze con le simbologie degli Arcani maggiori
A ciascuna delle 22 lettere ebraiche sono associati dei numeri, dunque ad esse possono venire associate anche corrispondenze con le relative simbologie dei 22 Arcani maggiori dei Tarocchi; questo può essere interessante per chi desidera interrogare questi simboli sul loro piano di vero interesse: quello cioè dell'introspezione psicologica. In questo caso la radice 'resh-yod-yod' risponde alla configurazione: "il Giudizio - la Ruota - la Ruota"
da cui la riflessione interiore suggerita dalle domande poste da questi arcani.
Chiede il Giudizio (nuova coscienza, desiderio irrefrenabile): cosa si sta risvegliando in me? quali sono i miei desideri irresistibili? che cosa stiamo creando insieme? qual è la mia posizione di fronte all'idea di formare una famiglia? chiede per ben due volte la Ruota (principio, metà o fine di un ciclo): cosa devo cambiare, quale ciclo si è concluso nella mia vita? quali sono le mie opportinità? cosa mi aiuta? cosa sto ripetendo? quale enigma emozionale mi impedisce di andare avanti?
CORI DI APPARTENENZA E ARCANGELI DI INFLUENZA
Rimando infine al Coro e alle energie arcangeliche che dispensano influenze ai nati fra il 13 e il 17 agosto. L'angelo Reiyel appartiene al Coro degli Angeli Dominazioni guidato dal benevolo Arcangelo Hesediel, sotto lo stesso Arcangelo cade anche la decade che qui interessa (quella dal 3 al 22 agosto); mentre il segno del Leone è sotto l'influsso dell’Arcangelo Raffaele. Con questi link vi reinvio a tali entità angeliche: i nati in questi giorni sono invitati a consultarle, insieme a quella del loro Angelo Custode Reiyel. Infatti anche le energie di questi Arcangeli sono al loro fianco. Infine bisogna ricordare che una specifica influenza sulla persona è esercitata anche dall'Angelo che aveva reggenza nell'orario della nascita.
Cambiando argomento
Cambiando argomento, ma non troppo, i "santi laici" di questi giorni sono Giuseppe Spagnuolo, politico e sindacalista; Palmerio Ariu e Luigi De Gennaro, carabinieri.

domenica 7 agosto 2011

Seheiah, angelo 28, dei nati fra il 7 e il 12 agosto

Seheyah, o Saheyah o Seheyah o She’ehayah, è il 28esimo Soffio e il quarto raggio angelico nel Coro degli Angeli Dominazioni, nel quale amministra le energie di Marte. Il suo elemento è il Fuoco; ha domicilio Zodiacale dal 15° al 20° del Leone ed è l'Angelo Custode dei nati dal 7 al 12 agosto. I sei Angeli Custodi del Leone sono potenze solari che, collettivamente, suscitano nei loro nati un sentimento acuto del potere legale, grande fierezza e amabilità.
Il nome di Seheyah significa Dio che guarisce" o “Dio che risana i malati”
Il dono dispensato da Seheyah è l‘INTENSITA’ DI VITA, insieme alla LONGEVITA’.
Dice Haziel che Seheyah governa determinate forze di Marte che vengono in aiuto per proteggere da tutte le sventure legate alle energie di Marte-Camael, l'Arcangelo "Giustizia di Dio" che dona la saggezza attraverso le esperienze. Invocato nelle avversità Seheyah previene conseguenze traumatiche anche donando la grazia gioiosa di Hesediel-Giove, Signore del suo Coro. Secondo la Tradizione, dunque, invocandolo il suo protetto sarà protetto da incidenti e portato in salvo da eventuali eventi catastrofici, e uscirà comunque indenne da situazioni delicate. Sarà anche, a volte, la persona provvidenziale che, con la sua sola presenza, potrà scongiurare catastrofi. Seheyah promuove il progetto divino attraverso il Desiderio: i suoi protetti, se lo vogliono, potranno fare di questo disegno un progetto personale, umanizzato e comprensibile; di conseguenza saranno oggetto di ampio ascolto, sia nella professione, sia sul piano filosofico o se tratteranno di questioni soprannaturali.
Seheyah secondo Sibaldi
Sotto l’egida di questo angelo sono nate personalità molto influenti, da Napoleone al conte di Cavour a Fidel Castro. Si tratta infatti di un angelo dall'energia piena di incredibili potenzialità, che come sappiamo possono essere (dipende da noi!) volte al bene quanto al male. Il nome stesso ci manda il chiarissimo invito (vedi anche le carte dei tarocchi) a conoscerle per scegliere dove orientarle, cioè a decidere. In altre parole Seheyah dice ai suoi protetti: hai in mano un grande potere, stai attento a come lo usi. Se agirai inconsapevolmente potrai mettere in moto forze distruttrici che potranno sfuggirti di mano, colpire gravemente te come il mondo intorno. Se però imparerai a usarle, potrai avere totale successo e aiutare il mondo. Un po' come avere in mano una Ferrari potentissima: diventeremo Schumaker o andremo a schiantarci contro un muro dopo aver investito cento persone? tutto dipende se ci rendiamo conto della velocità e dell'impatto che può raggiungere, e se la sappiamo guidare o no. Questa potenza (che Sibaldi definisce "energia Yod", e che in effetti è presente nei Nomi in cui compare la lettera Yod) dà a chi la possiede la capacità di guarire, di soccorrere, di aggiustare, di prevenire i disastri; ma anche di causarli. E all'inizio è facile essere maldestri, perché siamo pieni di slancio che non sappiamo ancora indirizzare... bisogna cercare di guardare bene dove si va. La radice "shin-aleph-he" del Nome contiene l'immagine: "il mio slancio va verso ciò che ancora non si vede". Sibaldi ci ricorda che «She’eha», in ebraico, vuol dire «irrompere», «sfondare», «fare il vuoto dinanzi a sé». E forse non a caso, a guerra già terminata, nel 1945, una folle bomba cadde su Nagasaki proprio il 9 di agosto. She’ehayah include infatti una carica distruttrice, un’impazienza esplosiva che, proprio come una bomba, potrebbe sfuggire al controllo e cadere quando e là dove non occorre. È bene che i suoi protetti lo sappiano e imparino a rispettarne il potenziale e ad adoperarlo saggiamente, per mandare in frantumi soltanto edifici pericolanti, oppure ostruzioni dell’energia vitale. In alcuni Shehaiah famosi (vedi Napoleone) si è espresso quello che è il loro tratto più insidioso: il periodico impulso alle decisioni irrazionali, che solo a volte risultano geniali, e spesso invece sciagurate (...) Da questo genere di decisioni, gli She’ehayah devono cercare di tutelarsi. Evitarle è impossibile: la stabilità li esaspera e, per quanto comoda possa essere una situazione, di tanto in tanto (...) si sentiranno presi dalla voglia di mandare tutto all’aria (...). In quei momenti la loro voglia di radere al suolo ci mette poco a diventare più forte di qualsiasi attaccamento, di qualsiasi loro affetto o amore. Ma di nuovo: è sempre possibile scegliere cosa mandare all’aria, e calibrare il tiro su quegli aspetti delle situazioni, che risultino veramente stantii e privi di possibilità di rinnovamento". Riguardo all’amore gli She’ehayah "hanno inclinazioni talmente speciali, da non riuscire a comprenderle essi stessi. Di solito, sanno soltanto di non trovarsi a loro agio nei legami di cui il resto del mondo si accontenta: alcuni, temendo che possa nascondersi in ciò qualche perversione, non osano indagare oltre"; in realtà la loro potenzialità passionale ha la stessa vastità della loro potenziale carica distruttiva, "come una faccia della stessa medaglia": e così trovano difficilmente situazioni di cui si sanno veramente accontentare, come se un solo individuo non potesse bastare loro. Si possono innammorare molto, invece, di una moltitudine, o di una classe sociale – perciò fra di loro ci sono così tanti grandi statisti – ma con ciò si intende un qualunque campo collettivo, in cui la loro energia può realizzarsi con le "gioie e i tormenti della passione. Sono nati così, ed è inutile tentare di ridimensionare o razionalizzare questo loro aspetto paradossale". Ne risulta che i più consapevoli, i più abili fra loro possono trasformare tale potenziale distruttivo nel suo esatto contrario; divengono così persone che con la loro sola presenza scongiurano o prevengono i disastri, o li curano. Fra di loro infatti ci sono eminenti medici, psichiatri, (cioè esperti delle catastrofi della mente), e psicologi, ingegneri, economisti d’avanguardia, ristrutturatori di aziende in pericolo, pianificatori dello sviluppo eccetera. L'energia Yod, pur essendo insidiosa per chi la possiede, dà l'opportunità di una "grande vita": ma la chiave per capire bene questo doppio comportamento è sapere che essa non ci appartiene, ma è destinata all'umanità. Ci sarà amica solo se la useremo per compiere una missione generosa nel mondo. Il prezzo del successo, dunque, è uscire da ogni concezione egoistica e correre verso gli altri. E infatti, Sibaldi conclude con un avvertimento: ne tengano conto gli She’ehayah e trovino il tempo, nell’orientare le loro doti, di dedicarne il più possibile al benessere del prossimo.
Qualità di Seheyah e ostacoli dall'energia "avversaria"
Seheyah concede salute, longevità, ottima forma, tutela dagli infortuni; protegge dagli incendi, dalle cadute, dalle rovine, dalle malattie; ispira prudenza e nello stesso tempo accorda il successo a ciò che è innovativo, personale, audace, originale, a tutto ciò che avanza; offre il proprio contributo alle imprese e agli esperimenti, ai record. Inoltre appoggia tutto ciò che concerne l'universo infantile. L’Angelo dell’Abisso che lo contrasta si chiama Kirik e rappresenta l'incendio; causa distruzioni, eventi "sfortunati", incidenti, accidenti; induce gli uomini ad agire in modo avventato e sconsiderato, causando danni a se stessi, agli altri e all'ambiente intorno.
Meditazione associata al Nome
La meditazione associata a Seheyah si chiama "l’anima gemella”. Secondo la Kabbalah questo Nome fornisce infatti lo strumento meditativo più efficace per chi, pur essendo contornato da molte persone, non riesce a percepire vicinanza e calore dagli altri, e si sente dunque solo nel mondo; la meditazione è volta a riuscire a riconoscere chi ci è amico, a collegarci alle anime a noi affini, a trovare la nostra anima gemella. Meditazione • Ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: questo Nome risveglia nel mio essere l'energia dell'anima gemella. Ora io attraggo l'altra metà della mia anima. Tutte le mie relazioni attuali sono profondamente imbevute e arricchite dell'energia delle affinità dell'anima.
Esortazione angelica
Seheyah esorta a confidare in lui per uscire indenni da ogni catastrofe; ad affrontare le difficoltà con fiducia sopravvivendo a quelle più gravi senza amarezze. Quando il tuo Karma si sarà esaurito sarai ascoltato e riconosciuto, il tuo valore verrà rispettato e sarà tuo compito metterlo al servizio degli altri. Allora la seconda parte della tua vita sarà molto felice.
Giorni e orari di Seheyah
Se sei nato nei suoi giorni di reggenza Seheyah è sempre in ascolto per te; ma in particolare le sue energie si schiudono nelle date del tuo compleanno e negli altri 5 giorni che ti sono dati dal calcolo della Tradizione. Suoi giorni di reggenza sono anche: 4 febbraio, 17 aprile, 1 luglio, 14 settembre, 25 novembre; ed egli governa ogni giorno, come "angelo della missione", le energie dalle h.9.00 alle 9.20. Assiste perciò, in particolare, anche i nati in questi giorni e in questo orario, in qualunque data di nascita, ed è questo l'orario migliore in cui tutti lo possono invocare. La preghiera tradizionale rivolta a Seheyah è il 12° versetto del Salmo 70: Deus, ne elongeris a me; Deus meus, in auxilium meum festina (Signore, non stare lontano da me, Dio mio, accorri presto in mio aiuto).
Corrispondenze con le simbologie degli Arcani maggiori
A ciascuna delle 22 lettere ebraiche sono associati dei numeri, dunque ad esse possono venire associate anche corrispondenze con le relative simbologie dei 22 Arcani maggiori dei Tarocchi; il che ci dà ulteriori spunti sul piano dell'introspezione psicologica. In questo caso la radice shin aleph hey risponde alla configurazione: "Il Mondo - il Mago - il Papa"
una riflessione interiore scaturisce dalle domande poste dai significati di questi arcani: Chiede il Mondo (la realizzazione totale) qual è il risultato delle mie azioni passate? dove mi condurrà tutto questo? qual è la mia realizzazione? cosa mi sta imprigionando in questo momento? quali sono: la mia realizzazione mentale/il mio genio? la mia realizzazione emozionale/la mia santità? la mia realizzazione creativa/il mio eroismo? la mia realizzazione materiale? in cosa primeggio? Chiede il Mago (individualità, saggezza, versatilità; il nuovo inizio e la scelta; in astrologia Mercurio) che cosa sto creando nella mia vita? che cosa sto scegliendo? quali sono le mie potenzialità? Chiede il Papa: (rivelazione, fede, determinazione) che cosa comunico agli altri e con quali mezzi? ho un ideale?
CORI DI APPARTENENZA E ARCANGELI DI INFLUENZA
Rimando infine al Coro e alle energie arcangeliche che dispensano influenze ai nati fra il 7 e il 12 agosto. L'angelo Seheyah appartiene al Coro degli Angeli Dominazioni guidato dal benevolo Arcangelo Hesediel. Il segno del Leone e la decade che qui interessa (quella dal 2 al 12 agosto) cadono entrambi sotto l'influsso dell’Arcangelo Raffaele. Con questi link vi reinvio a tali entità angeliche: i nati in questi giorni sono invitati a consultarle, insieme a quella del loro Angelo Custode Seheyah. Infatti anche le energie di questi Arcangeli sono al loro fianco. Infine bisogna ricordare che una specifica influenza sulla persona è esercitata anche dall'Angelo che aveva reggenza nell'orario della nascita.
Cambiando argomento
Cambiando argomento, ma non troppo, i "santi laici" di questi giorni sono Mario de Marco, poliziotto; Antonio Scopelliti, magistrato; Pietro Cuzzoli e Ippolito Cortellessa, carabinieri; Vito Lipari, sindaco.

martedì 2 agosto 2011

Yerathel, angelo 27, dei nati fra il 2 e il 6 agosto

Yerathel, o Yeratel, o Yerathe’el, è il 27esimo Soffio e il terzo raggio angelico nel Coro degli Angeli Dominazioni, nel quale amministra le energie di Giove. Il suo elemento è il Fuoco; ha domicilio Zodiacale dal 10° al 15° del Leone ed è l'Angelo Custode dei nati dal 2 al 6 agosto.
I sei Angeli Custodi del Leone sono potenze solari che, collettivamente, suscitano nei loro nati un sentimento acuto del potere legale, grande fierezza e amabilità.
Il nome di Yerathel significa “Dio vigilante”, o “Dio che punisce gli empi”
Il dono dispensato da Yerathel è la DIFFUSIONE DELLA LUCE, e la CIVILTA’.
Questo Angelo Custode-Dominazione domina la diffusione della cultura e della civiltà. Dice Haziel che Yerathel esprime efficacemente i doni e i poteri del Centro cui appartiene: si può dire che da lui irradino contemporaneamente i poteri creatori dei Serafini, l'amore-saggezza dei Cherubini, la capacità legale dei Troni e quella di organizzare nuovi mondi. Invocarlo significa risolvere immediatamente tutti i possibili problemi di ordine personale, politico, sociale: egli risponde prontamente, come ricevendo i suoi protetti a braccia aperte per concedere loro pace, conforto e realizzazione delle speranze. Dona successo in campo letterario, vincita in procedimenti giudiziari, rapporti sereni e pacifici con i propri vicini e con la gente in generale. Concede infatti ottimismo, gioia e tutte le virtù superiori che portano al successo nei più svariati campi: dall’amore agli affari e al denaro, dal prestigio sociale alla spiritualità. Confonde coloro che si servono della calunnia per danneggiare il prossimo, rendendoli innocui o facendo pagare loro il prezzo delle loro colpe. Yerathel è anche portatore di perdono Divino: passa definitivamente la spugna sul passato e apre nuove prospettive (caratteristica di guarigione tipica anche dell'Arcangelo Raffaele, molto collegato a questo angelo). La persona potrà così diventare, fra i suoi simili, colui che schiude nuovi orizzonti e fa procedere le cose nella giusta direzione. Chi ha la fortuna di averlo come Custode può considerarsi in un’incarnazione “favorevole” perché questa benevola energia non gli è toccata per caso, ma è stata meritata.
Yerathel secondo Sibaldi
Sibaldi dice che Yerathe’el potrebbe essere l’Angelo di D’Artagnan, perché questo famoso moschettiere presenta veramente tutti i tratti dei suoi protetti, tanto da far seriamente pensare che Dumas, nel progettarlo, avesse consultato qualche prontuario di angelologia. Come i tipici Yerathe’el, anche D’Artagnan è rissoso, temerario, giocatore, idealista, incorruttibile, cavalleresco e, soprattutto, splendidamente leale e generoso con gli amici, moschettieri come lui. Al tempo stesso, è afflitto da un segreto senso di colpa, che in un modo o nell’altro lo intralcia puntualmente nel guadagnare per sé solo; e da un senso d’inferiorità che, se da un lato contribuisce molto alla sua passione per i duelli, dall’altro gli fa cercare sempre qualcuno da venerare (che ne I tre moschettieri era Athos); e infine da un troppo burrascoso senso d’indipendenza, che ha spesso l’effetto di metterlo in pessima luce agli occhi dei superiori. Se verificate negli Yerathe’el che avete conosciuto potrete riconoscere attinenze con questo modello. Il tratto principale e più delicato della personalità yeratheliana sembra essere proprio il senso di colpa: immotivato, di solito (non riferibile cioè a qualche colpa reale), eppure profondo, invincibile, tumultuoso. È certamente alla radice della proverbiale aggressività degli Yerathe’el, che divampa solo contro chi abbia fatto o voglia fare qualcosa di male. Si direbbero paladini sempre pronti a smascherare colpevoli, e che in ciascuno di essi si rispecchino, cioè lo attacchino per alleggerire la loro stessa coscienza. La stessa tensione alimenta in loro il grande bisogno di un ideale, di trovare qualche superiore che gli affidi un incarico, possibilmente audace: perché il suo io, la sua volontà, i suoi desideri gli sembrano sempre indegni, miserevoli, colpevoli. «Che diritto ho, io?» sembra domandarsi sempre, in fondo al cuore. Può derivarne anche un amore del rischio che lo Yerathe’el interpreta come una sofferenza a lui necessaria, una sorta di abnegazione. E anche l’amore del gioco, nel quale la speranza di fortuna nasconde l’inconscio desiderio di perdere, come fosse intimamente convinto di meritare questo, dal destino. Non se la passano meglio gli Yerathe’el più prudenti, più scettici e miti; in loro l’ansia del senso di colpa è solo più recondita e perciò ancora più dolorosa: causa in loro un senso di perenne sconfitta, o peggio ancora quella speciale repulsione nevrotica verso la gioia e le vittorie, per la quale alcuni arrivano a credere di non poter ottenere successi nella vita senza che su un loro caro si abbatta una disgrazia (ossessione, questa, tutt’altro che rara). Appunto perciò fanno pochissimo per sé e molto per gli altri, tanto che se non hanno amici per cui lavorare possono anche ritrovarsi per anni a non far nulla di preciso. Inutile nutrire illusioni al riguardo. Questa non è una situazione che si possa “modificare”, però ci si può giocare in modi diversi. Davanti a questa specie di nevrosi congenita, la scelta fondamentale della loro vita si pone tra due modi di intenderla: come una condanna (dovuta a un karma pesante da subire), oppure come stimolo all’azione. Il primo è il caso dello Yerathe’el pessimista, scostante, infelice, in un certo senso bramoso di rovesci della sorte, una sorta di outsider tormentato: come furono Percy B. Shelley, disordinato e tragico; Maupassant, che morì in manicomio; ma anche i protagonisti dei film dello Yerathe’el John Huston (dal Tesoro della Sierra Madre a Moby Dick); o i personaggi interpretati dall’inquietissimo, plurirecidivo Yerathe’el Robert Mitchum: in particolare l’ex galeotto de Il promontorio della paura, che del senso di colpa era la personificazione. Ma è il secondo caso quello dei veri Yerathe’el, quello per cui sono nati, che realizzano precisamente il compito a cui il loro Angelo li ha avviati: è il caso in cui gli Yerathe’el possono trasformarsi in perfetti eroi, e che richiede loro di prendere sul serio quel senso di colpa e di portarlo all’estremo.
Se non possono approvare e amare il loro io così com’è non devono sforzarsi di farlo, ma devono riconoscere questa difficoltà e imparare piuttosto a superare questo io ingombrante: a trascenderlo per dedicare veramente agli altri le loro potenzialità. Non riescono a non credere di non meritare alcuna ricompensa dal destino? Continuino a godere tranquillamente di questa convinzione, ma abbraccino una professione in cui aiutare altri a ottenere le ricompense e la felicità che meritano, o a non farsele sottrarre. Non per niente nella radice del Nome 'yod-resh-thaw' c’è il concetto “Io bramo che ognuno superi se stesso”. Potranno essere preziosi come agenti, produttori, consulenti, avvocati, giudici, carabinieri, medici anche. Gli Yerathe’el medici sono valenti avversari delle malattie, come lo Yerathe’el Alexander Fleming, scopritore della penicillina. I benefici anche per loro saranno enormi: oltre a trovare finalmente un concreto e stabile sollievo al loro senso di colpa, si sentiranno amati, utili e necessari, il che per loro è quasi la porta dell’autentica felicità.
Qualità di Yerathel e ostacoli dall'energia "avversaria"
Yerathel dona carattere pacifico e pacifismo, sopportazione, pentimento, rettitudine, fedeltà al proprio destino, benevolenza, felicità.
L'angelo dell'abisso a lui contrario si chiama Ergamen e rappresenta l’intolleranza; causa insofferenza, insolenza, schiavismo, ignoranza, intolleranza nei confronti delle opinioni altrui; invidia, conflitti, ingiustizie, perdita della libertà personale.
Meditazione associata al Nome
La meditazione associata a Yerathel si chiama "il partner silenzioso”. Premesso che esistono 2 tipi di ricchezze (quelle materiali e quelle spirituali); secondo la Kabbalah il modo in cui riusciremo ad attingerle dipende dal “partner” invisibile che ci scegliamo. Se scegliamo come partner le forze dell’oscurità potremo realizzare anche il 100% delle nostre possibilità di ricchezza materiale, ma saremo costretti a cedere il 90% della luce spirituale, per accontentarci di quel 10% che splende in modo effimero di gratificazioni momentanee. La forza dell’oscurità userà il restante 90% perso per rafforzare se stessa e alimentare distruzione nel mondo e nella nostra vita. Ma se scegliamo la Luce, come nostro “partner silenzioso”, ci resterà il 100% della Luce ma anche il 90% della ricchezza materiale: e – sempre secondo la tradizione kabbalistica - per ottenerla è sufficiente che ciascuno ceda di buon grado la cosiddetta “decima”, cioè reinvesta almeno il 10% dei propri guadagni (o del proprio tempo) in opere di beneficenza, in carità davvero gratuita offerta in soccorso di chi ha meno. Lasciando la Luce fluire liberamente, questo avrà anche l’effetto di eliminare l’oscurità dalla nostra vita. Meditazione • Ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: per l'energia di questo Nome io scelgo come mio partner silenzioso la Luce; cedo senza rimpianti qualcosa del mio benessere materiale, ricevo benedizioni e protezione infinita.
Esortazione angelica
Yerathel esorta a utilizzare i propri talenti per portare progresso al mondo e agli altri, diffondendo tolleranza, benessere, pace, armonia.
Giorni e orari di Yerathel
Se sei nato nei suoi giorni di reggenza Yerathel è sempre in ascolto per te; ma in particolare le sue energie si schiudono nelle date del tuo compleanno e negli altri 5 giorni che ti sono dati dal calcolo della Tradizione. Suoi giorni di reggenza sono anche: 3 febbraio, 16 aprile, 30 giugno, 13 settembre, 24 novembre; ed egli governa ogni giorno, come "angelo della missione", le energie dalle h.8.40 alle 9.00. Assiste perciò, in particolare, anche i nati in questi giorni e in questo orario, in qualunque data di nascita, ed è questo l'orario migliore in cui tutti lo possono invocare. La preghiera tradizionale rivolta a Yerathel è il 2° versetto del Salmo 139: Eripe me, Domine, ab homine malo, a viro violentiate serva me (Liberami Signore dalle persone malvage, proteggimi dall'uomo violento).
Corrispondenze con le simbologie degli Arcani maggiori
A ciascuna delle 22 lettere ebraiche sono associati dei numeri, dunque ad esse possono venire associate anche corrispondenze con le relative simbologie dei 22 Arcani maggiori dei Tarocchi; il che ci dà ulteriori spunti sul piano dell'introspezione psicologica. In questo caso la radice yod-resh-thaw risponde alla configurazione:
"la Ruota – il Giudizio – il Matto"
da cui la riflessione interiore suggerita dalle domande poste da questi arcani. Chiede la Ruota (principio, metà o fine di un ciclo): cosa devo cambiare, quale ciclo si è concluso nella mia vita? quali sono le mie opportinità? cosa mi aiuta? cosa sto ripetendo? quale enigma emozionale mi impedisce di andare avanti? Chiede Il Giudizio (nuova coscienza, desiderio irrefrenabile): cosa si sta risvegliando in me? quali sono i miei desideri irresistibili? che cosa stiamo creando insieme? qual è la mia posizione di fronte all'idea di formare una famiglia? chiede il Matto: da cosa mi sto liberando? da cosa devo liberarmi? Come posso canalizzare la mia energia?
CORI DI APPARTENENZA E ARCANGELI DI INFLUENZA
Rimando infine al Coro e alle energie arcangeliche che dispensano influenze ai nati fra il 2 e il 6 agosto. L'angelo Yerathel appartiene al Coro degli Angeli Dominazioni guidato dal benevolo Arcangelo Hesediel. Il segno del Leone e la decade che qui interessa (quella dal 2 al 12 agosto) cadono entrambi sotto l'influsso dell’Arcangelo Raffaele. Con questi link vi reinvio a tali entità angeliche: i nati in questi giorni sono invitati a consultarle, insieme a quella del loro Angelo Custode Yerathel. Infatti anche le energie di questi Arcangeli sono al loro fianco. Infine bisogna ricordare che una specifica influenza sulla persona è esercitata anche dall'Angelo che aveva reggenza nell'orario della nascita.
Cambiando argomento
Cambiando argomento, ma non troppo, i "santi laici" di questi giorni sono le vittime della strage di Bologna, le vittime della strage dell'Italicus, e il magistrato Gaetano Costa.