perché il semplice saperlo è un seme; se il terreno è pronto una verità che lo incontra vi si annida e inizia a germogliare

Nel nome del Signore, Dio d’Israel, sia Michael alla mia destra, Gabriel alla mia sinistra, dinanzi a me Uriel, dietro a me Raphael.

E sopra la mia testa la divina presenza di Dio. (preghiera ebraica)

sabato 29 ottobre 2011

Yelahiah, angelo 44, dei nati dal 29 ottobre al 2 novembre

Yelahiah, o Yelahiyah, è il 44esimo Soffio e il quarto raggio angelico nel Coro solare degli Angeli Virtù, nel quale amministra le energie di Marte. Il suo elemento è l'Acqua; ha domicilio Zodiacale dal 5°al 10° dello Scorpione ed è l'Angelo Custode dei nati dal 29 ottobre al 2 novembre.
I sei Angeli Custodi dello Scorpione sono potenze che collettivamente fanno dei loro nati persone complesse, tenaci e determinate, dotate di forte sessualità e fascino, e di uno spirito libero che non si lascia dominare. 
Il nome di Yelahiah significa “Dio eterno"
Il dono dispensato da Yelahiah è l'ARTE MILITARE o il TALENTO DELLA GUERRA e la CAPACITÀ DI COMBATTERE.
La capacità di combattere si intende anche come volontà e capacità di individuare i propri obiettivi e di superare le difficoltà. Secondo le parole di Haziel, Yelahiah manifesta negli Uomini l’immagine dell’Agnello Divino: quell’Agnello che si sacrifica per preservarci dalle catastrofi: quello il cui sangue, in Egitto, fu usato per segnare le porte delle case per evitare che l’Angelo della Morte vi uccidesse i primogeniti (Esodo, cap. 12). Sotto il segno di questo agnello è anche l'evento per cui il Cristo ha sparso al suolo il proprio sangue, stabilendo così un più stretto legame fra l'umano e il divino. Questo legame viene ricelebrato da tutti coloro che si trovano sotto l'influsso degli Arcangeli Raffaele e Camael, e degli angeli solari del Coro delle Virtù: con particolare riferimento proprio a Yelahiah. Il Disegno Cosmico (ovvero il progetto del Creatore), s’interiorizza sulla Terra tramite questo Angelo e gli Arcangeli citati: la morte del Cristo rappresenta in un certo senso questa dinamica di interiorizzazione. Grazie all’influenza di Yelahiah, ciò che si situa in alto si manifesterà anche in basso. Noi, come portatori di un "frammento di Cielo", abbiamo la missione di trasmetterlo alla Terra: il che avviene tramite la nostra capacità di acquisire consapevolmente, nella nostra natura, le virtù offerte dal nostro angelo per diffonderle nella Società. Il comportamento dei nati in questi giorni, dunque, potrà evocare appunto quello dell'Agnello Celeste, intendendo con ciò un comportamento generoso, che si esprime anche nell'ingerenza, a fin di bene, in questioni che sarebbero di competenza altrui. La capacità di fare dono di se stessi potrà portare i protetti da Yelahiah a realizzare interventi provvidenziali e di grande successo. Introducendo nel Coro delle Virtù l’energia marziana, infatti, questo Angelo porta i suoi protetti alla vittoria, tanto da essere definito anche la "Giovanna d’Arco degli Angeli". Secondo il Testo Tradizionale la persona può riuscire molto bene nella carriera militare, proprio ricevendo da questo Angelo suggerimenti riguardo al modo migliore di lottare. Il che non vuol dire che Yelahiah sostenga ogni tipo di battaglia: nella vita civile i suoi nati saranno combattivi ma, riguardo alle proprie lotte, dovranno sempre domandarsi se sono "legittime" dal punto di vista cosmico o se non rischieranno di generare un Karma da scontare in una esistenza futura. In ogni caso, e a maggior ragione, la persona avrà giovamento nel chiedere sempre consiglio al proprio angelo. Yelahiah assicura protezione da ogni pericolo legato alle armi e favorisce coloro che devono affrontare i propri nemici per una giusta causa. Il suo aiito può inoltre essere invocato per ogni problema di natura legale, per rendere benevoli i giudici e per uscire vittoriosi dalle cause. 
Sappiamo che secondo la Kabbalah tre versetti dell'Esodo (ciascuno composto da 72 lettere), celano il codice dei 72 Nomi di Dio; e precisamente i versetti 19, 20 e 21 del capitolo 14. Riguardo alle origini delle lettere nel trigramma-radice di questo Nome, la lettera Yod (mano) proviene da: "Anche la colonna di nube si mosse e dal davanti passò indietro" (Esodo, 14, 19). La Lamed (pungolo del bue) viene dall'ultima lettera della parola Israele, nel versetto  (Esodo, 14, 20): "venendosi a trovare fra l'accampamento degli Egiziani e quello di Israele"; mentre la Hé (finestra) proviene da (Esodo 14, 21): "e l'Eterno, durante tutta la notte, ritirò il mare con forte vento da Oriente". Il rebus formato da queste 3 lettere dà l'immagine di una forza protettrice (interpretazione Muller/Baudat).
Yelahiah secondo Sibaldi
Sibaldi vede, nella radice yod-lamed-he del Nome Yelahiyah il concetto: "io cerco la verità sempre più in alto". E spiega: così come il pianeta Saturno è circondato da un complesso sistema di anelli, anche gli Yelahiyah sembrano avere intorno a sé uno speciale campo di forza, affascinante per chi lo osservi a distanza ma pericoloso, talvolta, per chi vi si avvicini in modo incauto. Chi per esempio vada a urtare, per le sue azioni o anche soltanto per i suoi modi, il permalosissimo senso di giustizia di uno Yelahiyah pienamente sviluppato, difficilmente potrà cavarsela senza venirne aggredito in maniera più o meno plateale: quel campo di forza saturniano gli si chiuderà intorno e non lo lascerà andare fino a che non gli avrà fatto rimpiangere di essere capitato in quei paraggi. Chi invece sa restarsene al suo posto e si limita a guardare, ammirerà l’energia che lo Yelahiyah sa emanare: la profondità quasi ipnotica del suo sguardo, l’agilità del portamento, la sonorità sempre suggestiva della sua voce. Se gli capitasse, poi, di vederlo su un palcoscenico o sullo schermo (come gli Yelahiyah Burt Lancaster, Charles Bronson, Bud Spencer o Gigi Proietti) o su un campo di calcio (come lo Yelahiyah Maradona), proverebbe non soltanto un’immediata simpatia, ma anche una strana sensazione di intimità, come se fra il pubblico lì presente lo Yelahiyah si stesse rivolgendo precisamente a lui, e tenesse al suo giudizio più che a quello di chiunque altro. E anche questa specie di illusione è, appunto, un effetto di quel "campo di forza". Se tale è la tensione che questo campo può produrre all’esterno, ci si può figurare quale grado raggiunga al suo interno. Negli Yelahiyah si agitano costantemente una serie di passioni, ciascuna delle quali basterebbe a creare seri problemi a qualunque altro individuo. L’ambizione, in primo luogo: poiché la tempestosa energia yelahiana non può certo accontentarsi di una vita ordinaria. In alcuni di loro l’ambizione può divenire una superbia cupa e paralizzante; in altri, un orgoglio che un nonnulla può straziare; in altri ancora, un gelido disprezzo a largo raggio, che coglie anch’esso ogni minima occasione per manifestarsi in giudizi taglienti, provocatori sì, ma sostenuti sempre da una logica ferrea, e corazzati dietro principî che allo Yelahiyah appariranno solidissimi, tanto da troncare qualsiasi possibilità di obiezione, o addirittura di conversazione. Oltre all’ambizione, più in profondità nell’animo di questi  saturniani si agitano robusti impulsi autodistruttivi, un’oscura brama di pericoli, di lotte, e svariate fantasticherie di possesso e di dominio. Il tutto senza che gli stessi Yelahiyah ne abbiano precisa coscienza, essendo la loro mente estroversa a tal punto, da ingarbugliarsi irrimediabilmente non appena prova a esplorare una qualche parte di se stessa. Forse fu proprio a causa di questo lato più oscuro, se la Yelahiyah Maria Antonietta non pensò per tempo a mettersi al riparo, quando la Francia aveva preso a tumultuare; è tanto più probabile, in quanto a complicare loro la vita vi è anche la strana tendenza a ritenersi invulnerabili, cosa che, come è noto, se non si controlla non porta mai bene. Va da sé che, con un animo tanto difficile, prepotente e burrascoso, la soluzione non può essere che una: diventare una star, e il più in fretta possibile. Non importa se a teatro, in un circo o in un negozio: l’essenziale è che per diverse ore al giorno lo Yelahiyah abbia a che fare con un gran numero di persone, trovandosi il più possibile al centro della loro attenzione. Se riescono a comunicare la loro esplosiva carica interiore in molte direzioni, finché c'è gente che li ascolta e li apprezza, da aggressivi possono diventare allegri, brillanti, travolgenti anche. In tal senso può essere interpretata anche la grande fortuna di navigatore di Cristoforo Colombo, che pare sia nato il 30 ottobre: il cassero di una nave non somiglia forse a un palcoscenico? L’equipaggio deve ascoltare come un pubblico, e un pubblico, per di più, che si può comandare, maltrattare, punire senza che possa opporsi… Che gioia dovettero essere, per Colombo, i viaggi sulle sue caravelle! Se invece lo Yelahiyah deciderà di stare per conto suo, per qualche momento di tetraggine o per esigenze professionali di concentrazione, o magari anche soltanto per riposarsi un po’, la percentuale di rischio crescerà di giorno in giorno. O comincerà ad attaccare briga, com’era solito fare lo Yelahiyah Benvenuto Cellini durante i suoi inevitabili periodi di superlavoro artistico; o collezionerà problemi e malattie complicate, come lo Yelahiyah John Keats, uomo e poeta peraltro gentilissimo; o si ritroverà imbarcato  in imprese pessime, in cattiva compagnia, per qualche sua improvvisa scelta di rottura – come avvenne allo Yelahiyah Ezra Pound, grande intellettuale e poeta che familiarizzò con Mussolini e aderì insensatamente al fascismo, proprio nel periodo peggiore. Tutti e tre, essendo artisti, dovevano imporsi per lunghi periodi quella solitudine in cui è difficilissimo che gli Yelahiyah non commettano errori ed eccessi. Un altro guaio, poi, è che alla maggior parte degli Yelahiyah anche il rapporto di coppia può apparire come una forma di isolamento, come una solitudine a due, e finire rapidamente con lo spazientirli. Almeno potessero contare su quella proverbiale valvola di sfogo degli Scorpioni, che è il desiderio e la bravura sessuale! Macché: il loro temperamento impossibile finisce con l’intralciarli anche in quel settore della vita privata, che così può divenire infelice. Non c’è niente da fare, per realizzarsi bisogna proprio che vivano in pubblico e la gente diventi, per loro, quella cassa di risonanza che altri trovano, assai più facilmente, nei dialoghi del proprio io con se stesso.
Qualità di Yelahiah e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità sviluppate da Yelahiah sono rettitudine, coraggio, umiltà, dinamismo, franchezza, lealtà, lucidità mental; capacità di superare i momenti difficili; capacità di giudicare i valori e di essere guida per gli altri, e anche di imporre la propria volontà; vocazione per le carriere di giudici e avvocati. Concede protezione dalle ingiustizie, successo nelle battaglie, nelle imprese e nei lavori utili, protezione delle persone e dei beni, ardimento, fama e gloria. L’Angelo dell’Abisso a lui contrario si chiama Tromès e rappresenta il furto e la perdita di oggetti. Causa aggressività, impulsività, tirannia, orgoglio, egocentrismo, fanatismo guerriero. Causa guerre e scatena tutti i flagelli legati alle attività belliche.
Meditazione associata al Nome: mitigare il giudizio
La meditazione associata a Yelahiah si chiama "mitigare il giudizio". Secondo la kabbalah, anche se non ne siamo consapevoli, ogni comportamento negativo, anche quelli che sembrano trascurabili, mette in gioco forze negative che si ritorcono contro di noi: ogni volta che siamo taglienti o scortesi, o troppo severi, o che facciamo un danno qualunque ad altri esseri, questi gesti sono come una fonte invisibile di difficoltà che invadono la nostra vita sotto forma di fatti apparentemente "casuali". Mitigare la nostra ostilità verso il mondo è l'azione più efficace per iniziare a rendere migliore la nostra stessa vita. Meditazione • Ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: divento consapevole dei danni causati dalla mia aggressività e dai miei giudizi severi, e mi pento delle mie impulsività: per l'energia di questo Nome mitigo il giudizio verso gli altri e si mitigano i giudizi espressi contro di me. Divento più indulgente e compassionevole e ricevo clemenza in eguale misura
Esortazione angelica
Yelahiah esorta a volgere le proprie intemperanze in forza combattiva equilibrata e volta a realizzare cause comuni per il bene di tutti: a combattere, si, ma per la giustizia e la Pace.
Giorni e orari di Yelahiah
Se sei nato nei suoi giorni di reggenza Yelahiah è sempre in ascolto per te; ma in particolare le sue energie si schiudono nelle date del tuo compleanno e negli altri 5 giorni che ti sono dati dal calcolo della Tradizione. Suoi giorni di reggenza sono anche: 20 febbraio, 4 maggio, 18 luglio, 30 settembre, 11 dicembre; ed egli governa ogni giorno, come "angelo della missione", le energie dalle h.14.20 alle 14.40. Assiste perciò, in particolare, anche i nati in questi giorni e in questo orario, in qualunque data di nascita, ed è questo l'orario migliore in cui tutti lo possono invocare. La preghiera tradizionale rivolta a Yelahiah è il il 108° versetto del Salmo 118: Voluntaria oris mei beneplacita sint, Domine, et iudicia tua doce me (Signore, gradisci le offerte delle mie labbra, insegnami i tuoi giudizi).
Corrispondenze con le simbologie degli Arcani maggiori
A ciascuna delle 22 lettere ebraiche sono associati dei numeri, dunque ad esse possono venire associate anche corrispondenze con le relative simbologie dei 22 Arcani maggiori dei Tarocchi; questo può essere interessante per chi desidera interrogare questi simboli sul piano dell'introspezione psicologica. In questo caso la radice yod-lamed-he risponde alla configurazione: "la Ruota della Fortuna - l'Appeso - il Papa", da cui la riflessione interiore suggerita dalle domande rivolte da questi arcani: chiede la Ruota (il ciclo del mutamento): che ciclo si è concluso, cosa devo cambiare? quali sono le mie opportunità? cosa mi aiuta? cosa sto ripetendo? quale enigma emozionale mi blocca? chiede l'Appeso (sosta, meditazione, dono di se stessi) che cosa devo sacrificare? che cosa devo dare di me stesso? cosa devo fermare? cosa devo ascoltare? verso quale punto devo rivolgere la mia ricerca interiore? chiede il Papa: cosa dice la Tradizione, la Legge? Che cosa comunico e con quali mezzi? Sto trasmettendo qualcosa a qualcuno? Ho un ideale?
CORI DI APPARTENENZA E ARCANGELI DI INFLUENZA
Rimando infine al Coro e alle energie arcangeliche che dispensano influenze ai nati fra il 29 ottobre e il 2 novembre. L'angelo Yelahiah appartiene al Coro degli Angeli Virtù guidato dall'Arcangelo Raffaele. Il segno dello Scorpione cade sotto il severo Arcangelo Camael, mentre la decade che qui interessa (24 ottobre-2 novembre) è sotto l'Arcangelo Gabriele. Con questi link vi reinvio a tali entità angeliche: i nati in questi giorni sono invitati a consultarle, insieme a quella del loro Angelo Custode Yelahiah. Infatti anche le energie di questi Arcangeli sono al loro fianco. Infine bisogna ricordare che una specifica influenza sulla persona è esercitata anche dall'Angelo che aveva reggenza nell'orario della nascita. 
Cambiando argomento
Cambiando argomento, ma non troppo, i "santi laici" di questi giorni sono i cittadini vittime della strage di Melissa; Paolo Giorgetti, industriale; Giovanni, Giuseppe e Vincenzo Santangelo, sindacalisti.

mercoledì 26 ottobre 2011

Veuliah, angelo 43, dei nati fra il 24 e il 28 ottobre

Veuliah, o Wewuliyah, è il 43esimo Soffio e il terzo raggio angelico nel Coro solare degli Angeli Virtù, nel quale amministra le energie di Giove. Il suo elemento è l'Acqua; ha domicilio Zodiacale dal 1°al 5° dello Scorpione ed è l'Angelo Custode dei nati dal 24 al 28 ottobre. I sei Angeli Custodi dello Scorpione sono potenze che collettivamente fanno dei loro nati persone complesse, tenaci e determinate, dotate di forte sessualità e fascino, e di uno spirito libero che non si lascia dominare. 
Il nome di Veuliah significa “Re dominatore"
Il dono dispensato da Veuliah è la RIUSCITA.
Secondo Haziel, Veuliah incoraggia la realizzazione materiale dei progetti spirituali accordando ai suoi nati di esteriorizzare quanto c'è in loro di più sublime, lasciando inespressa solo la loro parte più tenebrosa: con l'aiuto dell'Angelo, cioè, la Volontà della persona verrà mobilitata e posta al servizio dell'Opera Divina, onde mettere in pratica i suoi principi più elevati e procedere sempre sulla retta via, avendo modo, inoltre, di superare i limiti naturali convenzionali. 
Il Testo Tradizionale diche che Veuliah presiede alla Pace Universale e la concede ai suoi protetti dando grandi opportunità di liberazione. Veuliah veicola l'energia di Giove ed è dunque un angelo della prosperità e della gioia; e dona generosità e potenza. L'affermazione che concede può essere clamorosa: ma solo a fronte di una vera partecipazione attiva; richiede infatti devozione e abnegazione; e a volte anche di accettare alti prezzi, come emigrare adattandosi a nuove tipologie di vita. Dal punto di vista materiale, con l'aiuto di questo angelo la persona potrà passare dal bisogno all'abbondanza, da una condizione di servitù e dipendenza (sia verso persone o situazioni, sia verso alcol o droghe), ad una di libertà e potere ritrovato. 
Veuliah secondo Sibaldi
Sibaldi vede, nella radice del Nome waw-waw-lamed, il significato: un limite dopo l’altro, io salgo. La lettera waw, come geroglifico del limite e del nodo, comprende una valenza ostile che si concretizza negli inganni e negli ostacoli, non per niente viene usata in famose formule come il waw-waw-waw: un incantesimo che evoca e materializza una rete avvolgente, accalappiante. Formula che (dato che waw è l’antico modo ebraico di scrivere il 6), corrisponde al famigerato numero della Bestia. Ma perfino nella waw si può scorgere un lato luminoso: un nodo, quando lo vedi, puoi scioglierlo; e un limite è fatto apposta per essere superato, se hai il coraggio di individuarlo. Compito dei Wewuliyah è appunto scorgere e affrontare nodi e limiti, e aprirsi (e aprire agli altri) vie di crescita tanto faticose quanto entusiasmanti. Si adatta a ognuno di loro quel motto prediletto del Wewuliyah Pablo Picasso: «Mi ci sono voluti vent’anni per dimenticare tutto quello che mi avevano insegnato, e per cominciare a dipingere sul serio». Di altri esempi ce n’è in abbondanza: come la scultrice Niki de Saint Phalle, che dopo una lunga lotta contro i suoi incubi produsse alcune tra le opere d’arte più radiose e gioiose del XX secolo; Francis Bacon, che nei suoi dipinti sembra voler fare emergere fantasmi di waw, per dominarli e sconfiggerli; Paganini, con le sue sfide ora ironiche ora rabbiose contro i limiti dell’eseguibilità musicale; Danton, la cui doppia waw fu la monarchia da abbattere prima, e le ghigliottine della rivoluzione poi; Erasmo da Rotterdam, che si batteva invece contro i dogmi e i vizi della Chiesa. O celebrità che hanno esordito impersonando proprio il tipo del giovane sfavorito dalle waw della sorte – da Eros Ramazzotti a Benigni. Oppure capitani d’industria abilissimi nel superare la concorrenza, come il massimo esperto mondiale del www, Bill Gates. I Wewuliyah che oggi si trovano alle prese, nella loro carriera, con qualsiasi genere di nodo, difficoltà o avversario soverchiante, sappiano dunque che si tratta, per loro, solo di una necessaria fase iniziale - o di una sorta di impasse karmica, potremmo dire: una specie di «guardiano della soglia» incaricato di bloccare loro il passo, non per dissuaderli o perché ridimensionino le proprie ambizioni, ma perché accumulino propulsione sufficiente a percorrere la via di vittorie che possono ottenere. Li lascerà partire di scatto al momento giusto, se perseverano – salvo poi fermarli di nuovo un po’ più su, quando occorrerà prepararli a ulteriori accelerazioni. I Wewuliyah che si mettono all’opera potranno incorrere in rischi insiti nel loro carattere: è possibile che il successo gli dia alla testa, e susciti in loro, da un lato, un senso di onnipotenza, di invulnerabilità, e dall’altro un costante bisogno di quell’eccitazione che solo le sfide possono dare – con conseguenti cadute d’umore vertiginose durante le indispensabili pause. Allora possono anche diventare pericolosi sia per sé, sia per gli altri: quando per esempio cominciano a cercare sollievo nelle emozioni della velocità o di passatempi rischiosi, oppure negli psicofarmaci o in altri abusi. La loro propensione ad avere sempre una waw (cioè ostacoli) con cui misurarsi li porta anche a crearsi complicazioni nella vita affettiva, o a ingigantirne i problemi, come per il gusto di esasperare il partner: entrano in scena qui certi loro difetti caratteristici, come la suscettibilità, l’impulsività, l’autoritarismo, le tendenze manipolatorie, e anche una certa speciale, capricciosa crudeltà. Ma va da sé che i Wewuliyah non dovrebbero tollerare in se stessi simile robaccia: è solamente un colaticcio di vecchie insicurezze e frustrazioni, e d’un banale narcisismo indegno di loro. Più interessanti sono altri due rischi, di carattere operativo, che i Wewuliyah faranno bene a tener presente fin da giovanissimi:
1. da un lato, quella che potremmo chiamare la loro waw interiore: la tentazione seminconscia di accontentarsi troppo presto di qualche risultato o progetto. È necessario che si imprimano bene in mente il seguente criterio illimitato: gli obiettivi che riescono a porsi razionalmente sono solo una piccola parte di quelli che possono davvero raggiungere. L’intuizione dei Wewuliyah è sempre più grande del previsto, e devono imparare a riconoscere i segnali con cui tale loro facoltà li esorta a guardare sempre oltre, ad maiora: brevi moti dell’animo (insofferenze improvvise), idee che balenano rapide (vanno colte al volo!), incontri fortuiti o frasi udite passando, che richiamano stranamente la loro attenzione, e anche coincidenze. È il linguaggio sottile della genialità: diventa il loro alleato e maestro più prezioso quando scoprono di essere nati apposta per intenderlo.
2. dall’altro, un rischio "strategico": i Wewuliyah appartengono a quel genere di persone nelle quali (ne siano consapevoli o no) la crescita professionale si accompagna a un’evoluzione morale e spirituale: quanto più aumenta la loro fiducia in se stessi, tanto più soffocante diviene per loro l’idea di lavorare solo per il proprio benessere. Hanno un sincero bisogno di generosità, di sentirsi utili ad altri, a molti altri: non lo sottovalutino! È anche questo un loro segreto del mestiere: qualunque sia il loro lavoro, sappiano che ben presto i profitti, la grinta e perfino i colpi di fortuna potranno aumentare solo se sapranno condividerli, e includere tra i propri obiettivi principali anche il bene della società in cui vivono. L’idealismo dà forza ai Wewuliyah in carriera; l’egoismo può diventare invece un veleno psichico, che mina alle basi la loro forza di volontà, li svuota e toglie senso a tutto. Pessima, poi, sarebbe la tentazione (non improbabile, nei momenti in cui vien loro voglia esagerare) di mettere da parte il senso di giustizia e di combinare mascalzonate: non sono tagliati per queste cose, il loro istinto si ribellerà facedno fallire questi tentativi, li boicotterà piantandoli in asso sul più bello. Attenzione poi alla tentazione di puntare al ribasso: i Wewuliyah che per viltà o qualsiasi altra ragione non osano mettersi alla prova, e per esempio cercano riparo dal proprio destino nelle dipendenze, o in qualche lavoro impiegatizio, possono subire frustrazioni fino a diventare insopportabili. Facilmente verranno colpiti da un senso di fallimento che li opprime e li consuma, e irradia da loro come un’aura greve; malevoli e sprezzanti, nella vita cercano solo conferme alla loro convinzione che nulla importa, nessuno conta e ogni parola è falsa, o lo sarà tra poco.
Se vi riconoscete in questa descrizione ricordatevi che è nelle vostre facoltà scrollarvi di dosso tutto questo inutile peso: smettete di dar retta alle trappole disfattiste che tende la vostra mente e iniziate ad affidarvi al vostro angelo; vi aiuterà a cercare in voi, con determinazione e fiducia, le forze per liberarvi. Ricordando anche che, se è vero che la costellazione del vostro angelo subisce la severità dell'Arcangelo Camael, è anche vero che la sua intrinseca energia è gioviana e inoltre il suo Coro è guidato da Raffaele, l'Arcangelo che può donare guarigione totale e definitiva: quasi il dono di una rinascita. 
Qualità di Veuliah e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità sviluppate da Veuliah sono generosità, entusiasmo, benevolenza, simpatia, gentilezza; dona liberazione dalle contrarietà e dai propri nemici, capacità di liberarsi da qualsiasi tipo di schiavitù, sia fisica, morale o psicologica: Concede talento nelle arti marziali, successo nella carriera militare e nelle attività pericolose. L’Angelo dell’Abisso a lui contrario si chiama Tachan e rappresenta l'inquietudine per il futuro. Causa volontà di seminare discordia, avarizia, fallimento, conflitti interni. 
Meditazione associata al Nome
La meditazione associata a Veuliah si chiama "sfidare la gravità". Tutti noi abbiamo, nella nostra mente, tutte le potenzialità per svincolarci dagli ostacoli che noi stessi accumuliamo con l'eccessivo attaccamento alla materia: secondo la Kabbalah rifiutarsi di comportarsi in modo egocentrico o autoreferenziale dona alla mente la capacità controllare il mondo materiale, da cui sembrano provenire tutti i nostri mali, trasformandolo in modo positivo e costruttivo.  Meditazione • Ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: libero il potere della mente sulla materia, quello dell'anima sull'ego e quello del mondo spirituale sul mondo fisico. Senza rinunciare al mondo fisico elimino il suo controllo su di me, la mia autonomia si espande; da me emergono le forze per riappropriarmi del mio destino
Esortazione angelica
Veuliah esorta ad accettare le difficoltà senza ribellarsi e senza nascondersi; a donare se stessi avendo piena fiducia nel proprio destino e nei propri talenti, a mettere i propri successi al servizio del successo di tutti.
Giorni e orari di Veuliah
Se sei nato nei suoi giorni di reggenza Veuliah è sempre in ascolto per te; ma in particolare le sue energie si schiudono nelle date del tuo compleanno e negli altri 5 giorni che ti sono dati dal calcolo della Tradizione. Suoi giorni di reggenza sono anche: 19 febbraio, 3 maggio, 17 luglio, 29 settembre, 10 dicembre; ed egli governa ogni giorno, come "angelo della missione", le energie dalle h.14.00 alle 14.20. Assiste perciò, in particolare, anche i nati in questi giorni e in questo orario, in qualunque data di nascita, ed è questo l'orario migliore in cui tutti lo possono invocare. La preghiera tradizionale rivolta a Veuliah è il 14° versetto del Salmo 87: Et ego ad te, Domine, clamavi, et mane oratio mea praeveniet te (Ma io a te, Signore, ho chiesto aiuto, e al mattino giunge a te la mia preghiera).
Corrispondenze con le simbologie degli Arcani maggiori
A ciascuna delle 22 lettere ebraiche sono associati dei numeri, dunque ad esse possono venire associate anche corrispondenze con le relative simbologie dei 22 Arcani maggiori dei Tarocchi; questo può essere interessante per chi desidera interrogare questi simboli sul piano dell'introspezione psicologica. In questo caso la radice waw-waw-lamed risponde alla configurazione: "l'innamorato - l'Innamorato - l'Appeso", da cui la riflessione interiore suggerita dalla domanda rivolte da questi arcani: per ben 2 volte chiede l'innamorato (l'androgino divino, il libero arbitrio, la ricerca della Luce): in quali relazioni mi trovo coinvolto? che scelte devo operare? chiede l'Appeso (sosta, meditazione, dono di se stessi) che cosa devo sacrificare? che cosa devo dare di me stesso? cosa devo fermare? cosa devo ascoltare? verso quale punto devo rivolgere la mia ricerca interiore?
CORI DI APPARTENENZA E ARCANGELI DI INFLUENZA
Rimando infine al Coro e alle energie arcangeliche che dispensano influenze ai nati fra il 24 e il 28 ottobre. L'angelo Veuliah appartiene al Coro degli Angeli Virtù guidato dall'Arcangelo Raffaele. Il segno dello Scorpione cade sotto il severo Arcangelo Camael, mentre la decade che qui interessa (24 ottobre-2 novembre) è sotto l'Arcangelo Gabriele. Con questi link vi reinvio a tali entità angeliche: i nati in questi giorni sono invitati a consultarle, insieme a quella del loro Angelo Custode Veuliah. Infatti anche le energie di questi Arcangeli sono al loro fianco. Infine bisogna ricordare che una specifica influenza sulla persona è esercitata anche dall'Angelo che aveva reggenza nell'orario della nascita. 
Cambiando argomento
Cambiando argomento, ma non troppo, i "santi laici" di questi giorni sono Giuseppe Monticciolo, sindacalista, e Luigi Daga, magistrato.

mercoledì 19 ottobre 2011

Mikael, angelo 42, dei nati fra il 19 e il 23 ottobre

Mikael, o Mihael, o Mihahe’el, o Miyka’el, è il 42esimo Soffio e il secondo raggio angelico nel Coro solare degli Angeli Virtù, nel quale amministra le energie di Saturno. Non va confuso con l'Arcangelo Mikael (a lui omonimo) né con il quasi omonimo Mihael, angelo 48, del mese di Novembre (angelo lunare che rappresenta l'ottavo soffio nel suo stesso Coro). Il suo elemento è l'Aria; ha domicilio Zodiacale dal 25° al 30° della Bilancia ed è l'Angelo Custode dei nati dal 19 al 23 ottobre. I sei Angeli Custodi della Bilancia sono potenze che collettivamente fanno dei loro nati persone sensibili e altruiste, equilibrate e con un profondo senso della giustizia; spesso intimamente volte al sapere metafisico. Amanti della Bellezza e dell'arte, sono affascinanti e istintivamente impegnati nella ricerca dell'armonia per sé e per gli altri.
Il nome di Mikael significa “Simile a Dio"
Il dono dispensato da Mikael è l'ORGANIZZAZIONE, o l'ORDINE INTERIORE.
L'ordine interiore donato Mikael è la capacità di trovare in sè un equilibrio in cui coesistono i più vari elementi della nostra essenza. Questo Angelo, omonimo del potentissimo Arcangelo Michele, porta nell'energia del proprio Nome le stesse valenze di carisma e potere. Concede agli uomini la comprensione delle Leggi dell'Ordine Cosmico e aiuta i suoi protetti a porre la propria coscienza al servizio di tali leggi; e, poiché l'energia di Saturno struttura le Leggi, con l'aiuto del suo Angelo la persona può diventare un grande legislatore. Secondo il Testo Tradizionale Mikael conduce i suoi protetti a viaggiare molto e ad assaporare i piaceri sia di natura spirituale che materiale. E' lo speciale tramite spirituale con ciò che è superiore, che potrà garantire la loro perfetta riuscita. Dice Haziel che Mikael proietta luce sulla struttura superficiale degli individui, su ciò che si trova a fior di pelle, dando risalto a ciò che è apparente a non solo a ciò che è interiore; la persona potrà dunque essere molto in vista e ottenere un'esistenza molto facile: tutte le porte le verranno aperte senza bisogno di spingerle e a sua volta farà ottenere incarichi importanti e di prestigio. In realtà, aggiunge Haziel, tutto andrà per il meglio poiché i protetti da questo angelo sono già passati in precedenza attraverso fasi intermedie che li hanno portati, attualmente, a poter dominare (con il suo aiuto) tutti gli aspetti della loro pesonalità, dall'emotivo al mentale. Mikael assicura ai regnanti e ai potenti la stabilità dei loro domini e dei loro affari; concede riuscita in campo politico e nella carriera diplomatica; protegge inoltre tutti coloro che sono in viaggio (cosa importante all'epoca della codificazione di questa tradizione, nella quale gli spostamenti erano ben più rischiosi di oggi). Sul piano materiale le carriere di questi nati avranno grande successo attraverso la fedeltà ad un capo legittimo, in quanto l'angelo assicura all'individuo un prodigioso successo in ogni attività che sia in rapporto con livelli superiori al suo. Ma bisogna assicurarsi di non servire un capo illegittimo o i cui intenti siano contrari al bene comune. 
Mikael secondo Sibaldi
Dice Sibaldi che la radice del Nome, mem-yod-kaph, può interpretarsi come: "dal confine io vedo ciò che limita gli altri"... e più nel dettaglio dà la sua interpretazione delle singole lettere: 
M: l’avvolgere, l’abbracciare – ma anche il confine da superare. 
Y: ciò che si vede, che esiste – ma anche il vedere e il farsi vedere. 
H: l’invisibile... 
Si tratta sempre di sfumature, perché, aggiunge, non esistono interpretazioni assolute: la natura delle lettere geroglifiche è simbolica, e un simbolo è sempre vivo, si evolve: appena ti sembra di essere riuscito a spiegarlo, può già indicarti qualcos’altro più in là. I simboli crescono dunque insieme a te: ne superi continuamente le interpretazioni, proprio perché anche tu, mentre ci pensi, giorno dopo giorno superi te stesso – e questa è la ragione per cui solo tu puoi valutare la misura in cui hai compreso qualcosa dell’invisibile. 
Tenendo anche conto dei celebri nati in questo periodo, da Lutero a Voltaire, si vede che il Nome può anche significare: «Se arrivo a comprendere la realtà in cui vivo, mi si apre l’invisibile», oppure «Io sono il grembo in cui l’invisibile diventa visibile», o altro ancora... Un Miyka’el come Samuel Taylor Coleridge non avrebbe potuto trovare un titolo migliore di "La ballata del vecchio marinaio" per il più celebre dei suoi poemi. Il compito dei protetti di questa Virtù consiste infatti nel lasciarsi attrarre da tutto ciò che è lontano, e nello scoprire le sorprendenti doti di intuizione, di lungimiranza, di veggenza addirittura, che permettono loro di connettere ciò che già sanno con ciò che si può trovare solo al di là di molti orizzonti. Sono esploratori; in altre epoche sarebbero stati sciamani; spesso, anche se non lo sanno, sono medium: in ogni caso, nulla dà loro più gioia e vigore dell’avventurarsi in culture e dimensioni diverse. Per lo più sono intermediari: tornano, cioè, a raccontare, come i Miyka’el John Le Carré e Michael Crichton, l’uno espertissimo di spionaggio internazionale, collaboratore del Foreign Office (foreign, si noti), l’altro esploratore di quei mondi nuovi, poco importa se reali o fantastici, che narra in "Andromeda", "Congo", "Jurassic Park" eccetera. Oppure, senza muoversi da casa, fanno in modo che quel che è lontano giunga o irrompa nella loro patria: come fu per il Miyka’el Pierre Larousse, creatore dell’omonimo dizionario enciclopedico, o per Umberto Boccioni, caposcuola del Futurismo italiano. Ma può anche avvenire che l’intermediazione li annoi e l’amore per le lontananze prevalga su tutto, tanto da diventare fine a se stesso. Allora capita che si perdano appassionatamente nei loro viaggi, come il Miyka’el Arthur Rimbaud, l’autore de "Il battello ebbro" e di "Una stagione all’inferno", che abbandonò la poesia giovanissimo per una vita avventurosa di soldato, disertore, mercante di schiavi, geografo – e morì pochi giorni dopo il suo ritorno in patria. Oltre all’estero, anche la spiritualità, l’Aldilà, l’inconscio, il passato remotissimo (meglio se preistorico o paleontologico, come appunto ha dimostrato Crichton) possono essere altrettante mete del loro inquieto bisogno di raccogliere, assorbire e trasportare informazioni. Da una cosa soltanto devono guardarsi: dal restare, non solo a casa, ma ovunque. Si deprimerebbero, si ammalerebbero, esploderebbero, se dovessero sentirsi di nuovo a casa loro in qualche posto. Diffidino perciò di chiunque li voglia trattenere: è soltanto un nemico, o nel migliore dei casi una prova, un «guardiano della soglia» da superare. Viceversa, l’emigrazione e l’esilio – così temuti da tanta altra gente – sono per i Miyka’el sinonimi di fortuna. Non c’è distanza, percorsa o da percorrere, che non lavori a loro favore. Non c’è nulla che li rilassi come un viaggio, nulla che li rianimi più di un trasloco. L’epoca attuale si direbbe dunque fatta apposta per i protetti di quest’Angelo delle Virtù: mai come oggi sono state offerte loro tante possibilità di impiego. Qualsiasi professione abbia a che fare con mezzi di comunicazione è adatta a loro, e così pure qualsiasi campo della ricerca, la letteratura, il teatro, il cinema, la musica, lo sport, il commercio: purché viaggino! E purché, anche, rimangano soli per il minor tempo possibile, dato che esplorare l’animo altrui – animi sempre nuovi, possibilmente – è per loro un’altra necessità essenziale. Naturalmente, questo pone ai Miyka’el una serie considerevole di problemi sul piano degli affetti. Poiché tutto ciò che è vicino li soffoca, i legami stabili non sono il loro forte: la famiglia e in particolar modo il matrimonio rischiano di apparire una prigione, a un Miyka’el che viva in casa, e viceversa diventano punti di riferimento fondamentali, dolcissimi e luminosi, durante i periodi in cui è via. Per i loro fidanzati e coniugi è uno stress ma, appunto per la ragione che ho appena detto, i Miyka’el incontrano enormi difficoltà anche nello spezzare un legame che abbia dimostrato di non reggere: appena si staccano da una persona che hanno amato, questa torna a essere per loro importante, e quanto più ne sono distanti, tanto più sentono di non poter vivere senza di lei. Per i Miyka’el meno suscettibili in fatto di morale, la soluzione di questa dicotomia potrebbe consistere nel procurarsi due legami sentimentali, magari in due luoghi diversi: ne risulterebbe una doppia fedeltà, paradossale ma efficace, nella quale il picco di passione verso un partner sarebbe raggiunto proprio nei periodi che il Miyka’el trascorre in compagnia dell’altro. Quelli che invece preferiscono un ménage più regolare, dovranno combattere pazienti battaglie contro la loro indole per poterlo consolidare. Nei rapporti con l’autorità e con i superiori in genere, i Miyka’el si trovano invece perfettamente a loro agio. Non avviene mai che se ne sentano oppressi o limitati: comprendono le dinamiche di ogni tipo di gerarchia, e vi si adeguano prontamente. Sanno sia obbedire sia comandare con uguale saggezza, dato che risulta facilissimo, per loro, mettersi nei panni di chi sta sopra come di chi sta sotto, e ragionare con la sua testa. Mostrano un uguale talento anche per ciò che riguarda la psicologia dei loro concorrenti e dei loro alleati, e darebbero quindi ottima prova di sé sia come esperti di marketing, sia come analisti, pianificatori e strateghi aziendali, sia anche – in più alte sfere – in qualsiasi settore della diplomazia, dato che sono solitamente di mentalità conservatrice. Perché mai, infatti, dovrebbero provare tentazioni eversive o rivoluzionarie? Vuol cambiare le cose chi si preoccupa di rendere più confortevole, più abitabile una determinata situazione: ma ai Miyka’el non preme di abitare da nessuna parte. Piuttosto, in diplomazia o nelle politiche aziendali potrebbero provare, talvolta, a fare il doppio gioco, come certi protagonisti di Le Carré; ed è probabile, anche in quel caso, che riescano a servire egregiamente gli interessi di entrambe le parti in causa, così che nessuno abbia, in fondo, di che lamentarsi.
Qualità di Mikael e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità sviluppate da Mikael sono intelligenza attiva e curiosa; facilità di parola; equilibrio; senso di responsabilità e dell'onore, fedeltà alla parola data, ordine, rispetto, disciplina. Attitudine alla politica e alla diplomazia: dona ai suoi protetti particolare fortuna in queste carriere. L’Angelo dell’Abisso a lui contrario si chiama Orinel e rappresenta la slealtà; ispira il tradimento nei confronti dei superiori, la calunnia, la menzogna e la diffusione di notizie false e dannose. Causa malvagità, usurpazione del potere e cospirazioni. 
Meditazione associata al Nome
La meditazione associata a Mikael si chiama "svelare ciò che è nascosto". Il nostro ego, che in noi si esprime attraverso l'attività della mente, altera la realtà in modo da mantenere la nostra visione delle cose solo al livello della mente superficiale, che non riesce a cogliere che dettagli parziali  e frammentati. Ma sotto la ridda dei pensieri e delle preoccupazioni superficiali, come un seme nascosto nel terreno, si cela una conoscenza che abbiamo già dentro di noi, e di cui possiamo avere rivelazione: questa verità può allontanare definitivamente la sofferenza e noi possiamo riportarla alla luce, anche con l'aiuto dell'energia di questo Nome.  Meditazione • Ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: io ascolto, e uso i poteri dell'osservazione profonda per vedere la verità e trovare il coraggio di gestirla
Esortazione angelica
Mikael esorta ad attingere dentro di sè la consapevolezza di essere simili a Dio, a sviluppare la comprensione del mondo e mettere le proprie forze a disposizione del bene.
Giorni e orari di Mikael
Se sei nato nei suoi giorni di reggenza Mikael è sempre in ascolto per te; ma in particolare le sue energie si schiudono nelle date del tuo compleanno e negli altri 5 giorni che ti sono dati dal calcolo della Tradizione. Suoi giorni di reggenza sono anche: 18 febbraio, 2 maggio, 16 luglio, 28 settembre, 9 dicembre; ed egli governa ogni giorno, come "angelo della missione", le energie dalle h.13.40 alle 14.00. Assiste perciò, in particolare, anche i nati in questi giorni e in questo orario, in qualunque data di nascita, ed è questo l'orario migliore in cui tutti lo possono invocare. La preghiera tradizionale rivolta a Mikael è il 7° versetto del Salmo 120: Dominus custodiet te ab omni malo; custodiet animam tuam Dominus (il Signore ti proteggerà da ogni male, egli proteggerà la tua vita).
Corrispondenze con le simbologie degli Arcani maggiori
A ciascuna delle 22 lettere ebraiche sono associati dei numeri, dunque ad esse possono venire associate anche corrispondenze con le relative simbologie dei 22 Arcani maggiori dei Tarocchi; questo può essere interessante per chi desidera interrogare questi simboli sul piano dell'introspezione psicologica. In questo caso la radice mem-yod-kaph risponde alla configurazione: "la Morte - la Ruota - la Forza", da cui la riflessione interiore suggerita dalla domanda rivolte da questi arcani: Chiede la Morte (trasformazione profonda, rivoluzione, chiusura di un ciclo): qual'è la mia ira? cosa deve morire in me? cosa devo lasciar andare? Chiede la Ruota (il ciclo del mutamento): che ciclo si è concluso, cosa devo cambiare? quali sono le mie opporunità? cosa mi aiuta? cosa sto ripetendo? quale enigma emozionale mi blocca? che cosa comunico agli altri e con quali mezzi? ho un ideale? chiede la Forza (inizio creativo, nuova energia): qual è la mia forza, dove si colloca? in cosa faccio ricorso ala mia sessualità? quali sono i miei desideri? cosa intendo domare?  
CORI DI APPARTENENZA E ARCANGELI DI INFLUENZA
Rimando infine al Coro e alle energie arcangeliche che dispensano influenze ai nati fra il 19 e il 23 ottobre. L'angelo Mikael appartiene al Coro degli Angeli Virtù guidato dall'Arcangelo Raffaele. Il segno della Bilancia cade sotto l'Arcangelo Haniel, energia della Bellezza, mentre la decade che qui interessa (14-23 ottobre) è sotto l'Arcangelo Michele. Con questi link vi reinvio a tali entità angeliche: i nati in questi giorni sono invitati a consultarle, insieme a quella del loro Angelo Custode Mikael. Infatti anche le energie di questi Arcangeli sono al loro fianco. Infine bisogna ricordare che una specifica influenza sulla persona è esercitata anche dall'Angelo che aveva reggenza nell'orario della nascita. 
Cambiando argomento
Cambiando argomento, ma non troppo, i "santi laici" di questi giorni sono Carlo Buonantuono, Vincenzo Tumminello, Franco Straullo, Ciriaco Di Roma, A. Femiano, G. Mussi e G. Lombardi, della Polizia di Stato; e Giuseppe Maniaci, segretario di Federterra.


venerdì 14 ottobre 2011

Hehahel, angelo 41, dei nati fra il 14 e il 18 ottobre

Hehahel, o Hahahel, o Hahahe’el, è il 41esimo Soffio e il primo raggio angelico nel Coro solare degli Angeli Virtù, nel quale amministra le energie di Urano. Il suo elemento è l'Aria; ha domicilio Zodiacale dallo 20° al 25° della Bilancia ed è l'Angelo Custode dei nati dal 14 al 18 ottobre. I sei Angeli Custodi della Bilancia sono potenze che collettivamente fanno dei loro nati persone sensibili e altruiste, equilibrate e con un profondo senso della giustizia; spesso intimamente volte al sapere metafisico. Amanti della Bellezza e dell'arte, sono affascinanti e istintivamente impegnati nella ricerca dell'armonia per sé e per gli altri.
Il nome di Hehahel significa “Dio uno e trino" o "Trinità di Dio"
Il dono dispensato da Hehahel è la SPIRITUALITA'.
Questo Angelo offre la gioia della spiritualità che si ottiene vivendo la vita come celebrazione: della bellezza, della bontà, di tutto ciò che è bello nel creato e in ciò che ci circonda, di tutto ciò che esiste, che ci è stato dato e che noi stessi siamo. Si dice che la sua "essenza" sia il sacerdozio autentico, cioè la comprensione che ciascuno è sacerdote nell'ambito della propria vita. Ma questo è soprattutto l'angelo dell'Amore di Dio, in quanto vincola all'amore, ne favorisce la scoperta e aiuta a concentrarsi su un obiettivo. Combatte le forze ostili alla fede e alla spiritualità. Rende intuitivi e compassionevoli e domina sulla religione universale: protegge infatti tutti coloro che, tramite qualunque idea, credo o religione, amano, predicano e operano per l'unità rivelando la verità dell'amore e il Dio universale, rifiutando ogni uso violento della religione. Dice Haziel che la coscienza della persona protetta da Hehahel (la sua energia di tipo solare) capta la saggezza-amore inculcata da Urano; non amerà dunque le cose puramente materiali (ricchezza, affermazione professionale o sociale), perché avrà intuizione o coscienza che il suo regno non è di questo mondo. Per queste ragioni la personalità Hehahel non è fatta per i ruoli mondani, si sentirà anzi a disagio nella società terrena finché la sua coscienza non la porterà alla realizzazione di opere disinteressate: ed è qui che otterrà il successo; le sue parole saranno portatrici di Pace, le sue mani potranno guarire. Ciò che noi cerchiamo negli altri è la gioia della condivisione e la nostra unità psichica. I soggetti che avvicinandosi a noi (perche’ illuminati da Hehahel) trovano la loro strada diventeranno nostri amici; e vi giungono motivati dall'intelletto, che si trova a un livello più avanzato rispetto alle emozioni; infatti l’amicizia, in base a questo schema, è superiore a ciò che è l'amore sentimentale, e che è pur sempre un riflesso dell'Amore, ma soggetto alle tempeste della passione. Ottenuta la pace interiore, lo sguardo si orienta verso la meccanica interna dell’Universo e, a chi è interessato a questo tipo di ricerca, tutto il resto sembra di portata secondaria, sicché non esita a lasciar cadere la vita sociale con i suoi riti. La priorità assoluta va alla vita psichica, mentale, animistica; le necessità esteriori vanno in secondo piano, eccetto il lavoro necessario alla sopravvivenza. Nell'ambito di questa sete di amore e di sapere, se invocato, Hehahel concede praticamente tutto
Hehahel secondo Sibaldi
Dice Sibaldi che nella tripla hé della radice di questo Nome c'è il concetto "la mia anima i perde in se stessa"; e sostiene che quando Friedrich Nietzsche intitolò "Umano, troppo umano" il suo celebre «libro per gli spiriti liberi», colse in pieno la ragione segreta delle molte inquietudini degli Hahahe’el, delle loro contraddizioni, del loro fascino anche, spesso irresistibile, e delle loro tanto frequenti delusioni. Troppo umano appare davvero, a questi «spiriti liberi», non soltanto tutto ciò che vedono attorno a sé (incluso il loro corpo riflesso allo specchio), ma anche quel tanto di invisibile che giunga alla loro portata: non c’è pensiero, desiderio, ideale, idolo o fede che alla loro anima non sembri ben presto insufficiente. «Dobbiamo parlare soltanto di ciò che abbiamo superato: il resto è chiacchiera, ‘letteratura’, mancanza di disciplina », scriveva Nietzsche in quel libro memorabile: e gli Hahahe’el infatti sono condannati a non parlare di nient’altro, e a meravigliarsi sempre un po’ di come la maggior parte della gente ami invece «chiacchierare», e credere alle proprie «chiacchiere». Dalla forma che assume in loro questa meraviglia dipende in gran parte la vita degli Hahahe’el. Può diventare tenerezza (con una punta d’invidia, magari) e allora avvertono in sé una vocazione da educatori. Sono protettivi, comprensivi; come bravi fratelli maggiori si sentono in dovere di guidare gli altri, di farli crescere fin dove loro sono giunti già da un pezzo. L’Hahahe’el Italo Calvino, soprattutto nelle sue Lezioni americane, diede ottimi esempi di tale tendenza. Se invece inclinano (ed è frequente) al disprezzo per quella che a loro sembra l’ingenuità o l’ottusità altrui, capita che godano nel prendersi gioco di quante più persone possibile, nel vanificare le loro certezze come se fossero illusioni, o nel servirsene per manipolarli. Le loro qualità sono perfette sia per un caso sia per l’altro: gli Hahahe’el sono estroversi e comunicativi, abilissimi nel suscitare fiducia, lucidi nelle argomentazioni, autorevoli (o autoritari) quanto basta, sempre persuasivi, astuti, e dotati per di più di un particolare talento per la strategia, e che permette loro di organizzare con altrettanta facilità, a seconda delle propensioni, percorsi didattici per i loro allievi o trappole per le loro vittime. Nell’uno come nell’altro caso sono minacciati, d’altronde, da una serie di complicati rischi, contro i quali può tutelarli soltanto una paziente autoanalisi. Il rischio principale è l’eccessiva fiducia in se stessi: troppa davvero, tale da sgomentare rapidamente anche loro, e da trasformarsi nel proprio contrario, cioè in un vertiginoso timore delle decisioni prese – come chi dopo aver premuto troppo l’acceleratore chiudesse gli occhi per il panico da velocità. Celeberrimo il caso dell’Hahahe’el Oscar Wilde, che dapprima abbandonò la famiglia per una passione omosessuale, poi ostentò per qualche tempo la sua diversità, facendone anche un emblema del magnifico distacco con cui guardava al conformismo vittoriano, e alla fine parve desiderare lui stesso di venir punito per lo scandalo: non si mise in salvo all’estero, quando l’omosessualità venne dichiarata un reato, si lasciò arrestare e il carcere lo distrusse. Ad aggravare la situazione vi è il cattivo rapporto che gli Hahahe’el hanno solitamente con il proprio corpo. A loro piace usarlo come uno strumento, senza dare ascolto alle sue normali esigenze, ed è facile perciò che il corpo si vendichi quando – nella loro voglia di superare sempre quel che già hanno – finiscono con l’esaurirne le forze. Alcol e altri eccitanti, psicofarmaci, incidenti, malattie da superlavoro sono, qui, da prevenire accuratamente. E, dal commediografo Eugene O’Neill, a Montgomery Clift, a Mickey Rourke, non mancano certo esempi tristi di questo genere di esagerazioni. Altri rischi derivano dalla loro incostanza: hanno perennemente la sensazione che, qualunque cosa stiano facendo, qualcos’altro di molto più importante stia avvenendo altrove, e che loro ne siano tagliati fuori. Ciò ne fa magnifici cacciatori di novità, e dunque leader in tutte le professioni in cui sia richiesta questa dote; ma nella vita privata li rende ansiosi, sempre insoddisfatti, tanto da spazientire alla fine anche il più gentile degli amici o dei partner. Rimangono soli, e la solitudine li esaspera presto, li spinge a buttarsi di slancio in rapporti affrettati, sbagliati, deprimenti. Gli Hahahe’el sono convinti, certo, di poterne uscire indenni – di poter superare nietzscheanamente anche quelli – ma stiano attenti che a lungo non sia proprio la depressione ad averla vinta; perché quando ne escono sono spesso talmente delusi dal mondo e incattiviti, da non poter resistere alla tentazione di abbandonarsi al lato oscuro delle loro doti – quello manipolatorio appunto. La loro irritabilissima riluttanza a riconoscere i propri torti completa poi il quadro, in chiave angosciosa.
Avrebbero bisogno di un ideale, di un maestro o di un capo che disciplini e indirizzi le loro energie e che, soprattutto, li faccia sentire ciò che sono davvero – perenni adolescenti esigentissimi – e se ne prenda cura come tali. Ma è tutt’altro che semplice trovare una personalità tanto imponente e luminosa da non poter essere superata da loro! Si dice che Hahahe’el sia l’Angelo dei cardinali: e ci vorrebbe proprio un papa, o simili, perché questi animi tempestosi accettino di farsi guidare. Alcuni riescono a temperarsi scegliendosi un ideale sufficientemente alto di cui assumersi il cardinalato, come lo fu quello socialista per gli Hahahe’el Luciano Lama e Norberto Bobbio; o la Qabbalah per Haziel, grande e metodico divulgatore; o la gloria degli Stati Uniti per il generale Eisenhower. Altri cercano invano per tutta la vita, sforzandosi per quanto possibile di limitarsi perché i loro eccessi non li portino troppo lontano. Il che è prudente, certo, ma per loro assai malinconico: è dura, infatti, per questi avventurieri, doversi accontentare di una normalità che ai loro occhi è mediocrità soltanto, nei cui valori non credono e in cui tutto e tutti li annoiano. Ne risultano incubi, come quelli di cui l’Hahahe’el Dino Buzzati popolava il mondo, nei suoi romanzi e racconti più crudeli.
Qualità di Hehahel e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità sviluppate da Hehahel sono grande energia, grandezza d'animo, mitezza, alta spiritualità e senso mistico. Dona infatti un'indole naturalmente volta alla vocazione spirituale e sviluppa le qualità dell'amore cristico, ritorno alla fede, comprensione delle Leggi Divine. Concede successo nelle carriere dedicate all'insegnamento, alla spiritualità e alla solidarietà. L’Angelo dell’Abisso a lui contrario si chiama Amalin e rappresenta l'apostasia, l'infedeltà e la tendenza a rinnegare; causa tradimenti e violenze. Ispira a coloro che hanno autorità spirituale abusi nel loro ruolo. 
Meditazione associata al Nome
La meditazione associata a Hehahel si chiama "autostima". Secondo la Kabbalah, infatti, la più profonda autostima si sviluppa in noi quando diventiamo coscienti di quanto l'energia divina sia presente in noi, a tutti gli effetti, come parte di noi: e  la meditazione su queste lettere aiuta a raggiungere questa consapevolezza.  Meditazione • Ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: con la divina energia delle lettere di questo Nome, io sono connesso al potere dei grandi antichi Maestri, per guarire ogni ambito della mia vita: inclusi i problemi di salute, le difficoltà finanziarie e i conflitti personali
Esortazione angelica
Hehahel esorta ad amare per amare: la sua influenza, che rende per i suoi protetti l'amore necessario come l'acqua, rende impossibile agire altrimenti. Assecondando l'impulso generoso all'amore si otterrà quella forza che, oltre a dissipare i problemi personali, renderà capaci di portare aiuto agli altri e al mondo.
Giorni e orari di Hehahel
Se sei nato nei suoi giorni di reggenza Hehahel è sempre in ascolto per te; ma in particolare le sue energie si schiudono nelle date del tuo compleanno e negli altri 5 giorni che ti sono dati dal calcolo della Tradizione. Suoi giorni di reggenza sono anche: 17 febbraio, 1 maggio, 15 luglio, 27 settembre, 8 dicembre; ed egli governa ogni giorno, come "angelo della missione", le energie dalle h.13.20 alle 13.40. Assiste perciò, in particolare, anche i nati in questi giorni e in questo orario, in qualunque data di nascita, ed è questo l'orario migliore in cui tutti lo possono invocare. La preghiera tradizionale rivolta a Hehahel è il 2° versetto del Salmo 119: Domine, libera animam meam a labiis imendacii, a lingua dolosa(libera, Signore, la mia anima da labbra menzognere, da una lingua ingannatrice).
Corrispondenze con le simbologie degli Arcani maggiori
A ciascuna delle 22 lettere ebraiche sono associati dei numeri, dunque ad esse possono venire associate anche corrispondenze con le relative simbologie dei 22 Arcani maggiori dei Tarocchi; questo può essere interessante per chi desidera interrogare questi simboli sul piano dell'introspezione psicologica. In questo caso la radice Hé-Hé-Hé risponde alla configurazione: "il Papa - il Papa - il Papa", da cui la riflessione interiore suggerita dalla domanda che questo arcano ci rivolge per ben 3 volte: cosa dice la Tradizione, la Legge? Che cosa comunico e con quali mezzi? Sto trasmettendo qualcosa a qualcuno? Ho un ideale? 
CORI DI APPARTENENZA E ARCANGELI DI INFLUENZA
Rimando infine al Coro e alle energie arcangeliche che dispensano influenze ai nati fra il 14 e il 18 ottobre. L'angelo Hehahel appartiene al Coro degli Angeli Virtù guidato dall'Arcangelo Raffaele. Il segno della Bilancia cade sotto l'Arcangelo Haniel, energia della Bellezza, mentre le decadi che qui interessano sono la prima (4-13 ottobre) sotto il dominio dell'Arcangelo Raziel, e la seconda (14-23 ottobre) sotto l'Arcangelo Michele. Con questi link vi reinvio a tali entità angeliche: i nati in questi giorni sono invitati a consultarle, insieme a quella del loro Angelo Custode Hehahel. Infatti anche le energie di questi Arcangeli sono al loro fianco. Infine bisogna ricordare che una specifica influenza sulla persona è esercitata anche dall'Angelo che aveva reggenza nell'orario della nascita. 
Cambiando argomento
Cambiando argomento, ma non troppo, i "santi laici" di questi giorni sono Aldo Bianzino, falegname, e Francesco Fortugno, politico.

domenica 9 ottobre 2011

Yeyazel, angelo 40, dei nati fra il 9 e il 13 ottobre

Yeyazel, o Yeyalel, o Yeyaze’el, è il 40esimo Soffio e l'ottavo, e ultimo, raggio angelico nel Coro marziano degli Angeli Potestà, nel quale amministra le energie lunari. Il suo elemento è l'Aria; ha domicilio Zodiacale dallo 15° al 20° della Bilancia ed è l'Angelo Custode dei nati dal 9 al 13 ottobre.
I 6 Angeli Custodi della Bilancia sono potenze che collettivamente fanno dei loro nati persone sensibili e altruiste, equilibrate e con un profondo senso della giustizia; spesso intimamente volte al sapere metafisico. Amanti della Bellezza e dell'arte, sono affascinanti e istintivamente impegnati nella ricerca dell'armonia per sé e per gli altri.
Il nome di Yeyazel significa “Dio che rallegra"
Il dono dispensato da Yeyazel è la GIOIA, o il CONFORTO.
Questo Angelo offre il dono dell'impulso a una reazione benefica in chi si trova annientato dagli eventi. Dice Haziel che la sua azione fa penetrare l'energia marziana del suo Arcangelo all'interno dell'energia lunare, per "liberare i prigionieri che sono in essa". L'energia della Luna è infatti il riflesso di altre energie cosmiche che vi sono trattenute, e perciò si può dire che vi sono imprigionate; allo stesso tempo, impregnandola delle proprie energie, queste altre fonti ne occupano lo spazio; cioè tengono a loro volta "prigioniera" la Luna stessa. 
Ma tramite l'energia lunare di Yeyazel le energie marziane del Coro delle Potestà vi irrompono per liberare ogni cosa. Non per niente il Testo Tradizionale spiega che questo angelo può liberare da tutto ciò che ci tiranneggia, ci vessa, ci opprime, ci perseguita, ci inquieta, ci preoccupa; come una sorta di Zorro liberatore. In quanto lunare, egli ha potere su tutto ciò che è immagine e immaginazione: dunque sull'editoria, sui dischi, sulla stampa, sulla radio, sulla televisione e sul cinema; e naturalmente sull'acqua e sul mondo dell'inconscio. 
Attraverso questo Angelo l'energia lunare produce il sale; per risonanza, se lo invocheranno, i suoi protetti potranno avere una vita piena di interessi; tuttavia sarà sempre primaria la dimensione intima. Dice Haziel che Yeyazael impone la rettitudine nel Mondo dei Sentimenti, e di conseguenza nei Sentimenti che animano la persona. La materia utilizzata dall'individuo per la formazione del suo Io-sentimentale comporterà un elemento restrittivo, che tuttavia non le impedirà di agire (in campo sentimentale) in piena e totale libertà. D'istinto, la persona capirà che non può fare tutto, che occorre evitare certi piaceri, pur non sapendone esattamente il motivo; l'influenza dell'angelo spinge a dominare le proprie emozioni. Yeyazel influenza operativamente tutto ciò che determina il prodursi delle emozioni: la madre, la casa, il focolare domestico, l'ambiente specificamente familiare. E' presumibile che queste fonti emotive coomportino anche un certo rigore, una certa austerità, per definire fino in fondo l'ordine interiore dell'individuo (forse trasgredito in una vita precedente). Per una donna, elemento essenziale sarà la madre; per un uomo il ruolo capitale lo avrà la moglie. Sotto l'influenza di Yeyazel le donne diventano eccellenti colonne della vita familiare, così come (se dominerà l'energia contraria) verranno proprio da relazioni familiari i peggiori dispiaceri.
Riguardo al trigramma della radice del Nome, la prima lettera yod (mano) proviene da: "l'Angelo di Dio che stava davanti al campo di Israele si mosse e si mise dietro di loro" (Esodo 14, 19). La seconda yod da: "questa nube era tenebrosa da un lato, dall'altro rischiarava la notte" (Es. 14, 20). La zayin (sciabola), da: "e l'Eterno ritirò il mare con forte vento da Oriente" (Es. 14, 21). Il rebus formato dalle tre lettere chiave nel Nome del tuo Angelo, in relazione alle loro origini, dà l'immagine del sentimento della liberazione. Per questo Yeyazel è considerato l'angelo che aiuta e ispira gli artisti e gli scrittori, e anche l'angelo del perfezionamento.  
Yeyazel secondo Sibaldi
Dice Sibaldi che nel Nome di Yeyaze’el, la yod (che è il geroglifico dell’attenzione estroversa, del dito che indica, della visibilità, del manifestarsi concreto e durevole) è addirittura raddoppiata e seguita da una Z, il geroglifico del mirare dritto a un obiettivo: il Nome raffigura dunque un insopprimibile desiderio di creare (o di crearsi), di far apparire (o di apparire), e una magnifica determinazione nel seguire il proprio talento. Suggerisce dunque di pensare proprio all'energia di questo angelo, tutte le volte che si desidera compiere  qualcosa di bello, che piaccia a moltissimi, per chiedergli il coraggio (la Z), senza cui la creatività rischia di disperdersi, di ripiegarsi su se stessa. E in effetti il significato nascosto nella radice yod-yod-zain è: molti, troppi sono gli scopi a cui miro.
Sibaldi fa dunque l'esempio di Don Chisciotte, in cui lo Yeyaze’el Miguel De Cervantes raffigurò pressoché tutte le caratteristiche i questo angelo: la grande energia, gli ancor più grandi ideali, e al tempo stesso lo smarrimento, il segreto timore di tanta grandezza interiore: un timore in cui matura l’ancor più segreta voglia di non riuscire, l’attrazione per ogni sorta di ostacoli e nemici che blocchino la via, e la ricerca di lacci anche interiori, di debolezze personali da ingigantire, perché l’impulso a trasformare gli ideali in azioni ne venga smorzato il più a lungo possibile. Non per niente Don Chisciotte è sulla cinquantina(cioè già vecchio, per l'epoca), quando finalmente decide di diventare un cavaliere errante. Lo tengano presente i suoi fratelli d’Angelo: non rimandino troppo di contare sulle considerevoli doti di cui certamente dispongono. E sappiano che, quando finalmente decidono, devono ancora fare i conti con i pericoli generati dal timore di sé: la propensione – in alcuni quasi irresistibile – a legarsi appassionatamente a persone sbagliate, come a Dulcinee insensate. E l’ansia, sempre controproduttiva, di ricevere l’approvazione di molti, e al tempo stesso il suo contrario, disastroso anch’esso: la sensazione di essere individui eccezionali e appunto perciò tali da dover risultare incomprensibili ai più. Può derivarne l’incapacità, da un lato, di riposarsi e, dall’altro, di ascoltare consigli. E' per questa via che finiscono con il battersi contro mulini a vento da cui restano sconfitti, e di sconfitta in sconfitta approdano a una cupa rassegnazione, in cui ricapitolano gli errori commessi per dedurne soltanto che il mondo non è un buon posto per realizzare i sogni. Cosa in un certo senso vera, per tutti gli Yeyaze’el, se per "mondo" si intendono le possibilità che possono offrire loro le professioni banali e consuete, dove non c’è spazio per la loro meravigliosa personalità. Devono puntare altrove: a essere dei Cervantes, invece che dei Chisciotte! Devono guardare a professioni in cui usare il più liberamente e audacemente possibile la loro creatività. La loro mente ha percorsi troppo vasti ed elaborati perché riesca a esprimersi, o comunque a trovare una collocazione, entro le strutture già esistenti; deve produrne di nuove: i loro campi sono l’arte e la scienza, se si tratta di ricerca d’avanguardia o di rivoluzionarie invenzioni. E lì anche gli aspetti più eccessivi del loro carattere possono servire da ottimo materiale di costruzione: la troppo stretta coesione di ragione e sentimento (una rovina per Chisciotte), in arte si rivela invece il più delle volte una benedizione, la condizione stessa dell’intensità dell’immaginazione. Ne sapevano qualcosa gli Yeyaze’el Antoine Watteau, Giuseppe Verdi, Montale e Pavarotti. Meglio che non puntino a esistenze regolari, né alle forme di felicità di cui la maggioranza si accontenta, perché in realtà non è quello che vogliono davvero: la prudenza, la modestia e la ragionevolezza, l’amore, l’amicizia nella media non rispecchiano le loro esigenze. Ciò che per altri è un pregio o buona educazione, per loro è un limite. Ciò che è normale per i più (un po’ di razionale egoismo, un po’ di tranquilla routine, un po’ di conflitti tradizionali con genitori, coniugi e figli) è per loro un nemico fatale. Viceversa, quel che ad altri può apparire un difetto diviene, per gli Yeyaze’el che hanno fiducia nel loro talento, una condizione operativa: il ritenersi fuori norma, incommensurabili, per esempio, dà loro la forza di osare; il non accettare consigli è solo riflesso della loro autonomia e della loro originalità creativa (che ne sarebbe stato di Verdi, o magari dello Yeyaze’el Harold Pinter, se avessero dato retta a qualche cauto contemporaneo più anziano?). Perfino la mancanza di equilibrio, l’incapacità degli Yeyaze’el di affrontare razionalmente i loro problemi privati, diviene ragione e alimento della loro arte, nella quale tutto ciò che nella loro esperienza personale è irrisolto viene trasformato in storie e forme in cui tanti altri possano riconoscersi. Quanto poi ai mulini a vento, non c’è davvero artista né scienziato che non ne abbia bisogno, nell’affrontare la fatica di un’opera: chi si accontenta di avversari più concreti sceglie più vantaggiosamente la politica, o la morale, per dar forma alle proprie idee. Certo.. accettare una vocazione artistica o scientifica non è mai facile: ma la solitudine che richiede, la concentrazione, il continuo altalenare tra speranza di valere qualcosa e timore di non valere abbastanza, o il dubbio di star solo sognando: sono fatti comunque presenti nelle vite degli Yeyaze’el.. tanto vale farci i conti con obiettivi precisi. E se proprio rinunceranno ad essere artisti, avranno sempre un porto sicuro nell’insegnamento, preziosa attività con cui gli Yeyaze’el più incerti o modesti potranno utilizzare le loro doti per incoraggiare i giovani ad affrontare le belle carriere in cui loro hanno scelto di non brillare.
Qualità di Yeyazel e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità sviluppate da Yeyazel sono purificazione, ragione, allegria, buona comunicazione, amore per la lettura; gioia di scrivere e di creare, capacità di ringraziare, riconoscenza e ottimismo. Yeyazel dona consolazione, amore, liberazione dalle avversità; carattere amabile e leale, fine ironia; sincerità. Concede vita interessante e piena; felice esito in campo editoriale e artistico, e in tutti gli ambiti legati alla comunicazione e all'immaginazione. Ancora, questo Angelo concede liberazione dalle accuse ingiuste e dalle prigionie, siano essere fisiche o mentali. L’Angelo dell’Abisso a lui contrario si chiama Atriel e rappresenta la tristezza e gli scritti infelici. Induce pessimismo, amarezza, sfiducia di sè. Causa solitudine, rovina, desolazione; accentua infatti tutte le qualità negative dello spirito e dell'anima: porta la tristezza e la tendenza a vivere isolati dai propri simili per odio o sfiducia nei loro confronti. 
Meditazione associata al Nome
La meditazione associata a Yeyazel si chiama "dire le parole giuste". Secondo la Kabbalah, infatti, queste lettere forniscono uno strumento meditativo efficace per dissipare le energie negative seminate nella nostra vita da cose dette avventatamente. Perché le parole sono molto potenti: innescano forze spirituali che influenzano gli eventi e le circostanze della vita, nostra e degli altri. E' importante siano usate per portare all'esterno noi stessi, aiutando gli altri a comprenderci; oppure per andare in soccorso agli altri, creando ponti con le nostre parole. Secondo il sapere kabbalistico - invece - la diffamazione e il pettegolezzo aumentano le malattie che affliggono il mondo. Il modo in cui usiamo la parola è talmente importante che secondo la Tradizione "noi veniamo al mondo con un numero prestabilito di parole negative che ci è permesso pronunciare: quando questa scorta è esaurita la Morte ci sopraffà". Ma in effetti, così come le nostre parole che feriscono gli altri fanno male anche alla nostra anima, allo stesso modo quelle che donano gioia trasformano radicalmente la realtà, in Bene, e infondono in noi benedizioni. Meditazione • Ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: Riguardo al mio ego, premo il tasto "muto": ora per mio tramite parla la Luce. Da ora in poi, in tutte le occasioni, ogni mia parola eleverà la mia anima e l'intera esistenza. 
Esortazione angelica
Yeyazel esorta a invocare il potere della sua energia angelica per attingere il coraggio necessario a dispiegare i propri talenti e metterli al servizio del mondo, con fiducia: la benevolenza offerta al mondo, e tutto il Bene che ne scaturisce, si riversa poi nella nostra vita sotto forma di benedizioni.
Giorni e orari di Yeyazel
Se sei nato nei suoi giorni di reggenza Yeyazel è sempre in ascolto per te; ma in particolare le sue energie si schiudono nelle date del tuo compleanno e negli altri 5 giorni che ti sono dati dal calcolo della Tradizione. Suoi giorni di reggenza sono anche: 16 febbraio, 30 aprile, 14 luglio, 26 settembre, 7 dicembre; ed egli governa ogni giorno, come "angelo della missione", le energie dalle h.13.00 alle 13.20. Assiste perciò, in particolare, anche i nati in questi giorni e in questo orario, in qualunque data di nascita, ed è questo l'orario migliore in cui tutti lo possono invocare. La preghiera tradizionale rivolta a Yeyazel è il versetto: Ut quid, Domine, repellis orationem meam, abscondis faciem tuam a me? (Sal. 88,15 - Perché mi respingi, Signore? perché mi nascondi il tuo volto?).
Corrispondenze con le simbologie degli Arcani maggiori
A ciascuna delle 22 lettere ebraiche sono associati dei numeri, dunque ad esse possono venire associate anche corrispondenze con le relative simbologie dei 22 Arcani maggiori dei Tarocchi; questo può essere interessante per chi desidera interrogare questi simboli sul piano dell'introspezione psicologica. In questo caso la radice yod-yod-zain risponde alla configurazione: "La Ruota - la Ruota - il Carro", da cui la riflessione interiore suggerita dalle domande poste da questi arcani. Chiede la Ruota (il ciclo del mutamento), per 2 volte: che ciclo si è concluso, cosa devo cambiare? quali sono le mie opportunità? cosa mi aiuta? cosa sto ripetendo? quale enigma emozionale mi blocca? Chiede il Carro (azione nel mondo): dove vado, e da dove vengo? qual è il mio veicolo (per esempio: una dottrina mistica, la matematica, il mio corpo ecc...)? qual è la mia azione nel mondo?
CORI DI APPARTENENZA E ARCANGELI DI INFLUENZA
Rimando infine al Coro e alle energie arcangeliche che dispensano influenze ai nati fra il 9 e il 13 ottobre. L'angelo Yeyazel appartiene al Coro degli Angeli Potestà guidato dal severo Arcangelo Camael. Il segno della Bilancia cade sotto l'Arcangelo Haniel, energia della Bellezza, mentre la decade che qui interessa (4-13 ottobre) è sotto il dominio dell'Arcangelo Raziel. Con questi link vi reinvio a tali entità angeliche: i nati in questi giorni sono invitati a consultarle, insieme a quella del loro Angelo Custode Yeyazel. Infatti anche le energie di questi Arcangeli sono al loro fianco. Infine bisogna ricordare che una specifica influenza sulla persona è esercitata anche dall'Angelo che aveva reggenza nell'orario della nascita. 
Cambiando argomento
Cambiando argomento, ma non troppo, i "santi laici" di questi giorni sono i cittadini vittime del disastro del Vajont; Vito Jevolella, carabiniere; e Franco Imposimato, sindacalista.