perché il semplice saperlo è un seme; se il terreno è pronto una verità che lo incontra vi si annida e inizia a germogliare

Nel nome del Signore, Dio d’Israel, sia Michael alla mia destra, Gabriel alla mia sinistra, dinanzi a me Uriel, dietro a me Raphael.

E sopra la mia testa la divina presenza di Dio. (preghiera ebraica)

mercoledì 26 gennaio 2011

Iah-hel, angelo 62, dei nati fra 26 e 30 gennaio


Iahhel, o Iah-hel, o Yahehe’el è il 62esimo Soffio; è il sesto raggio angelico nel Coro mercuriano degli Angeli Arcangeli guidato dall’Arcangelo Michele, nel quale governa le energie di Venere. Il suo elemento è l'Aria; ha domicilio Zodiacale dal 5° al 10° dell'Acquario ed è l’Angelo Custode dei nati fra il 26 e il 30 Gennaio. I sei Angeli Custodi dell'Acquario, collettivamente, ispirano ai loro protetti amore per la natura, idealismo, apertura mentale, interesse per le innovazioni.
Il nome di Iahhel significa “Dio supremo".

Il dono dispensato da Iahhel è il SAPERE; o il DESIDERIO DI CONOSCERE.
Dice la Tradizione che Iahhel aiuta ad acquisire saggezza, protegge i filosofi e tutti coloro che vogliono ritirarsi a vita contemplativa per seguire studi contemplativi e filosofici. Ma, governando nel suo Coro le energie venusiane, e dispensando anche quelle mercuriane proprie del Coro stesso, questo angelo concede contemporaneamente la ragione e la sensazione, qualcosa che può esprimersi, come dice Haziel, in "un'intelligenza pratica posta al servizio della Bellezza", oppure capace di trarre frutto (cioè gioia o ricchezza, o entrambe) dalla bellezza, oppure dal sapere: per esempio lavorando con l'educazione, con l'arte, la musica, o con la natura. Inoltre non favorisce solo l'appagamento nella solitudine, ma anche l'unione: secondo Haziel, infatti, favorisce, addirittura suscita, la formazione di associazioni e gruppi. Grazie a lui il soggetto saprà trovare la forma logica per istituirli, il modo di far coincidere gli interessi di molteplici personalità. L’influsso esercitato da questo Angelo farà sì che le esperienze derivanti dalle associazioni (comprese quelle intime come il matrimonio) elargiscano frutti saporiti, ossia sfocino in risultati positivi. Il suo protetto pronuncerà discorsi o scriverà testi favorevoli all’unione di tutti. Avrà un’intelligenza particolarmente idonea a capire le persone e gli avvenimenti, e anche capace di individuare ciò che può condurre all'affermazione personale. L'angelo dispensa dunque intelligenza, bellezza e ricchezza, doni che non si potranno manifestare nei casi in cui la Volontà Umana rifiuti gli stimoli da lui offerti: ma se i suoi protetti porranno la loro azione al servizio di un progetto positivo, avranno successo sicuro e otterranno una vita serena in cui saranno amati teneramente.
Iahhel secondo Sibaldi
Ma la natura di questo angelo non è automaticamente idilliaca, è anzi soggetta anche a profondi conflitti. Dice Sibaldi che la radice di questo Nome (yod-he-he: Io guardo soltanto verso l’invisibile) descrive un’ascesi radicale e senza limiti: e in ciò consiste infatti il compito degli Yahehe’el, e anche la principale causa dei loro conflitti terreni. Sono, o meglio sarebbero perfettamente equipaggiati per salire sempre più su, come astronauti, nelle diafane regioni dello spirito. Dispongono, per loro natura, di una larga saggezza che li trattiene dal partecipare e persino dall’interessarsi alle tensioni, alle lotte, agli affanni quotidiani della restante umanità; guardano tutto e tutti dall’alto – nel senso migliore del termine – e la loro vista è per di più talmente buona, che anche se volessero non potrebbero spiegare al loro prossimo tutto ciò che vedono in lui, intorno a lui e nel suo futuro; non li trattiene dunque neppure il bisogno di voltarsi a insegnare, a riferire… e nemmeno l’ostacolo più ovvio e tenace di chi vuol salire: le passioni del cuore o del corpo. Il principio femminile e il principio maschile della personalità degli Yahehe’el si trovano infatti fin dalla nascita in perfetto equilibrio, e non richiedono alcuna compensazione né da un sesso né dall’altro (potrebbero intendersi bene, quanto a questo, soltanto con i protetti degli altri due Angeli ermafroditi, Yezale’el, dei Cherubini, e Miyhe’el delle Virtù), dimodoché anche la loro capacità d’amare può volgersi intera e libera verso nuovi livelli del sublime. In altre epoche, con una tempra simile, gli Yahehe’el avrebbero facilmente trovato qualcuno che li indirizzasse alla carriera monastica, e in breve tempo, nel silenzio e nella contemplazione, si sarebbero accorti di essere fatti apposta per la santità. Ma oggi è molto dura, per loro. Le principali religioni, nel loro sforzo di avvicinarsi il più possibile al mondo profano, hanno decisamente trascurato i propri aspetti spirituali ed esoterici: nessuna apprezza più l’ascesi (la tollerano, semmai), e anche il mondo, di conseguenza, ha smesso di apprezzarla – così che questi eterei Yahehe’el si ritrovano abbandonati a se stessi, incompresi e incomprensibili, e costretti a scendere a compromessi con le esigenze materiali. I loro compromessi non riescono quasi mai, e se riescono è peggio ancora. Capita, per esempio, che uno Yahehe’el, per non sentirsi troppo diverso dagli altri, si fidanzi e si sposi: il coniuge ne sarà sicuramente innamorato (come non innamorarsi di un’anima tanto equilibrata, alta, irraggiungibile?) la famiglia sarà allietata da qualche bambino, ma a meno che sia il coniuge sia i figli siano nati nei suoi stessi giorni, lo Yahehe’el avrà sempre l’opprimente, segreta sensazione di vivere in un equivoco, di aver finto e di dover fingere. L’immagine che dà di se stesso in famiglia non è dunque la sua vera, non è lui che i suoi amano, ma solo una persona che non esiste, inventata, recitata… E vivere con questo fardello sul cuore è tutt’altro che piacevole. Lo stesso avverrà nel lavoro: anche se facesse l’insegnante – che tra tutte le professioni è forse quella meno inadatta a lui – gli sembrerebbe sempre di essere complice di un mondo a lui estraneo, di dover preparare i suoi allievi a una vita che lui, per sé, non desidererebbe mai; e si porrebbe problemi di coscienza che nessun suo collega neppure si sogna. Per non parlare poi del tempo libero, delle conversazioni e dei divertimenti degli altri, in mezzo ai quali uno Yahehe’el tace e per lo più sogna tra sé e sé, sentendosi come un palloncino legato a terra da un filo lunghissimo e sottile, che di nascosto sta tentando sempre di allentare, o spezzare. Mozart era di quest’Angelo, e solo i suoi biografi più ottusi presentano il suo disinteresse per le faccende normali come un sintomo di caoticità interiore: era, al contrario, uno Yahehe’el rigoroso e perfettamente coerente con se stesso; semplicemente non gli importava nulla del mondo e non aveva voglia di fingere. Componeva. E così anche Lewis Carroll, che scriveva i suoi libri per la piccola Alice e viveva, felice, in un universo tutto suo, fatto di esseri fantastici e di matematica. E Anton Cechov, che sembrava guardare la vita degli altri da un’interiorità infinita, come le nuvole o le stelle potrebbero guardare, e sorrideva con altrettanta infinita comprensione ai suoi lettori, che (ne era certo) non lo avrebbero compreso mai, se non cominciando a sentirsi un po’ palloncini legati a un filo, anche loro. L’unica cosa che potrebbe rafforzare quel filo sarebbe un legame – d’amicizia magari – con una persona saggia: con una piccola Alice, appunto, che li capisca, o con qualcuno che li faccia sentire protetti, e che occupandosi dei problemi quotidiani permetta loro di sognare in pace di tanto in tanto: come fu per Mozart suo padre Leopold. Allora, così garantiti, può anche avvenire che prendano gusto a vedere la terra dall’alto, e non più per l’altezza stessa ma per il panorama che la terra offre da lassù: e che si divertano, anche, a scendere un po’, per poi subito risalire, e poi scendere ancora, a sperimentare questa o quell’occupazione o abitudine dei terragni. Rarissimo è il caso che in uno Yahehe’el si sviluppi invece un elemento di ostilità verso chi è più in basso: ma quando ciò avviene possono diventare temibili, e trarre piacere da una crudeltà fredda, imperturbabile, fiabesca quasi, se si pensa a certi tetri personaggi di fiaba; così avvenne a Ceausescu. Ma sono davvero casi che potrebbero contarsi sulla punta delle dita: il riserbo yaheliano vela, di solito, soltanto sapienza e immensa nostalgia dell’eterno.
Qualità di Iahhel e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità sviluppate da Iahhel sono sentimento, saggezza, comprensione del potere del pensiero, amore e fedeltà coniugale, moderazione, amore della tranquillità e della solitudine. Spiccato senso del dovere e capacità di adempiere agli impegni; conoscenza del valore dell’esistenza, successo nelle carriere didattiche.
L'angelo dell’Abisso a lui contrario si chiama Aporménos e rappresenta l'ansia e il sospetto. Causa gli sconvolgimenti degli eventi, del corpo e dello spirito che ostacolano una vita tranquilla: impedimenti, scandali, malattie, depressioni.
Meditazione associata al Nome: genitore-maestro
La Verità da conoscere, connessa a questa meditazione, è che i figli non appartengono ai genitori, né gli allievi ai maestri: essi ci sono affidati in un rapporto che deve essere per noi occasione di evoluzione, e nel quale anche noi impariamo da loro. La posizione di genitore e di maestro, soprattutto, dà l'occasione di essere Luce per coloro che devono e possono imparare da noi: ma la Luce non si manifesta tanto nelle esortazioni teoriche, quanto nell'esempio pratico, nella capacità di essere per gli altri vere ispirazioni.
Meditazione: ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: metto a tacere il predicatore che è in me. Farò trasparire e parlare il Maestro che è in me attraverso le mie azioni.
Esortazione angelica
Iahhel esorta a riconoscere che tutto nasce dalle idee ed è fecondato dai sentimenti. In noi stessi è presente il seme che può far concretizzare ogni cosa; spetta a noi irradiare Luce e manifestare il Bene.

Giorni e orari di Iahhel
Se sei nato nei giorni di reggenza di questo angelo, Iahhel è sempre in ascolto per te; ma in particolare le sue energie si schiudono nelle date del tuo compleanno e negli altri 5 giorni che ti sono dati dal calcolo della Tradizione. Suoi giorni di reggenza sono anche: 10 marzo, 22 maggio, 6 agosto, 18 ottobre, 29 dicembre; ed egli governa, ogni giorno, come "angelo della missione", le energie dalle h. 20.20 alle 20.40. Assiste perciò, in particolare, anche i nati in questi giorni e in questo orario, in qualunque data di nascita, ed è questo l'orario migliore in cui tutti lo possono invocare. Il versetto dai Salmi rivolto specificamente a Iahhel è: de quoniam mandata tua dilexi, Domine; secundum misericordiam tuam vivifica me. (Vedi che io amo i tuoi precetti, Signore; secondo la tua grazia dammi vita. Sal. 119,159).

Corrispondenze con le simbologie degli Arcani maggiori
A ciascuna delle 22 lettere ebraiche sono associati dei numeri, dunque ad esse possono venire associate anche corrispondenze con le relative simbologie dei 22 Arcani maggiori dei Tarocchi; questo può essere interessante per chi desidera interrogare questi simboli sul solo piano di vero interesse: quello cioè dell'introspezione psicologica. Mentre le lettere ebraiche si leggono da destra a sinistra, però, i corrispondenti Tarocchi vanno letti da sinistra a destra. In questo caso, dunque la radice (yod-hé-hé) di questo Angelo (invertendo la posizione delle lettere della radice) risponde alla configurazione: il Papa- il Papa- la Ruota della Fortuna.
Da questo si può trarre una riflessione che nasce dalle domande poste da questi Arcani: Chiede il Papa (mediatore, ponte, ideale): Cosa dice la tradizione, la legge? cosa comunico, e con quali mezzi? sto trasmettendo qualcosa a qualcuno? ho un ideale? Chiede ancora il Papa (mediatore, ponte, ideale): Cosa dice la tradizione, la legge? cosa comunico, e con quali mezzi? sto trasmettendo qualcosa a qualcuno? ho un ideale? Chiede la Ruota (principio, metà o fine di un ciclo): Cosa deve cambiare, quale ciclo si è concluso nella mia vita? quali sono le mie opportunità? csa mi aiuta? cosa sto ripetendo? quale enigma emozionale mi impedisce di andare avanti?
CORI DI APPARTENENZA E ARCANGELI DI INFLUENZA
Rimando infine al Coro e alle energie arcangeliche che dispensano influenze ai nati fra il 26 e il 30 gennaio. L'angelo Iahhel appartiene al Coro degli Angeli Arcangeli guidato dall’Arcangelo Michele. A questa decade in particolare (21-30 gennaio), sovrintende poi l'Arcangelo Haniel mentre, complessivamente, il segno dell'Acquario è governato dall'Arcangelo Raziel. Con questi link vi reinvio a tali entità angeliche: i nati in questi giorni sono invitati a consultarli, infatti, insieme a quella del loro Angelo Custode Iahhel, anche le energie di questi Arcangeli sono al loro fianco con le loro influenze specifiche.
Cambiando argomento
Cambiando argomento, ma non troppo, i "santi laici" di questa settimana sono: il giornalista Mario Francese; i carabinieri Salvatore Falcetta, Carmine Apuzzo, E. Grego, G. La Brocca, V. Levico; il magistrato Emilio Alessandrini.



sabato 22 gennaio 2011

Umabel, angelo 61, dei nati fra 21 e il 25 gennaio



Umabel è il 61esimo Soffio; è il quinto raggio angelico nel Coro mercuriano degli Angeli Arcangeli guidato dall’Arcangelo Michele, nel quale governa le energie del Sole. Il suo elemento è l'Aria; ha domicilio Zodiacale dal 0° al 5° dell'Acquario ed è l’Angelo Custode dei nati fra il 21 e il 25 Gennaio. I sei Angeli Custodi dell'Acquario, collettivamente, ispirano ai loro protetti amore per la natura, idealismo, apertura mentale, interesse per le innovazioni.
Il nome di Umabel significa “Dio immenso; Dio al di sopra di tutto".
Il dono dispensato da Umabel è AMICIZIA e AFFINITA'.
Umabel dona ai suoi protetti un animo aprticolarmente sensibile ed empatico, dunque capace di sintonizzarsi con gli altri offrendo amicizia e ricevendone. La persona nata sotto il suo influsso, rivolgendosi a lui, otterrà assoluta chiarezza di coscienza riguardo a come agire nel modo più funzionale alla situazione che si sta attraversando. Dice Haziel che l'energia elargita da Umabel ci fa sentire amati appassionatamente da chi la irradia: si tratta di persone intuitive, generose e capaci di interventi disinteressati e molto efficaci. Però si tratterà di interventi preziosi quanto discontinui: spetta a noi saper cogliere il meglio da queste persone senza pretendere di "catturarle". Riguardo alle persone "Umabel", agiranno spendendosi generosamente, ma l’oro che elargiscono senza alcun calcolo verrà sempre restituito loro, grazie a Umabel. Sempre secondo Haziel, l'angelo elargisce un'energia che stimola la personalità morale dell’individuo creando intorno a lui una sorta di armatura, di ossatura, suscettibile di accogliere il Disegno in fase di elaborazione. ..avremo così il moralista teorico, colui che predica ciò che tuttavia non ha mai sperimentato in proprio. In casi eccezionali, è possibile comunque che il predicatore sia portatore di un bagaglio di Disegni Divini, acquisiti nel corso di numerose incarnazioni pregresse. Nel caso suddetto, UMABEL farà circolare ed esteriorizzare la sua memoria; il suo eloquio corrisponderà a realtà vissute, e le sue azioni concorderanno con le sue parole.
Umabel secondo Sibaldi
Questa visione di Haziel concorda con quella di Sibaldi, secondo cui Umabel è l’Angelo dei rabbini, o maestri della legge: di quegli individui, cioè, per loro natura irresistibilmente connessi a qualche supremo senso della misura (nella tradizione ebraica «la Legge»), che provano profonda felicità nel trasmettere le utilissime informazioni che questa connessione fornisce loro. Infatti: Umabe'el: waw-mem-beth/io mi attengo alle norme interiori. Cosa è opportuno, cosa è sconveniente, giusto o deleterio: questo è ciò che gli Umabe’el sanno – e sanno dire – sempre. Il loro problema fondamentale è il coraggio: non è facile, infatti, indicare a un altro i suoi errori e prendersi il diritto di correggerlo e di guidarlo. Agli Umabe’el verrebbe spontaneo: senza alcuna presunzione, dolcemente e candidamente lascerebbero parlare quella loro sapienza al solo scopo di facilitarvi la vita. Ma come non temere che li si prenda per ficcanaso e rompiscatole, e che li si inviti a farsi i fatti loro? Il solo pensiero di una reazione del genere toglie purtroppo ogni forza a molti Umabe’el, sia perché nel farsi i fatti loro non brillano di certo (il loro talento rabbinico vale soltanto nell’interesse altrui; nella propria vita sono puntualmente caotici, ora indecisi, ora impulsivi, spesso inconcludenti), sia perché il loro animo è tenero, e bisognoso di molto affetto, e l’ultima cosa che desiderano è di contrariare il prossimo. Perciò spesso tacciono, per scoprire poi puntualmente che avrebbero fatto molto meglio a parlare: non solo perché i loro pareri sono sempre saggi e importanti, ma perché a vederlo dall’esterno, quel loro sforzo di trattenersi risulta quasi sempre antipatico: «Mmh! Quel tipo mi nasconde qualcosa!» pensano di loro, ed è vero, sì, ma non viene in mente a nessuno che gli Umabe’el si impongano di tacere per modestia e ipersensibilità.Devono osare, e seguire impavidamente le loro ispirazioni morali. Che si tratti della nuova fidanzata di un loro amico o di un suo nuovo posto di lavoro, gli Umabe’el devono dire quel che ne pensano, anche a costo di ferire qualcuno: saranno ferite salutari. Il loro compito nel mondo è testimoniare che esiste quella Legge, quel limpido universale Criterio applicabile praticamente: gli Umabe’el sono come bussole che in ogni circostanza indichino i punti cardinali, permettendo così alla gente di orientarsi. E poco male se ciò finirà con il farli sentire su un piedistallo – dato che quel piedistallo è stato costruito proprio per loro, perché dirigano il traffico delle opinioni e delle scelte umane. Quanto poi al fatto che chi sta su un piedistallo abbia bisogno di molta gente intorno per non sentirsi solo, è anche questa una circostanza a cui gli Umabe’el faranno bene ad adeguarsi presto. La loro fame d’amore (qualunque cosa possano pensarne prima di aver scoperto se stessi) è infatti talmente grande da non potersi accontentare delle diete normali: se agli altri basta avere qualche amico, agli Umabe’el ne occorrono a decine; se alla maggior parte degli altri basta un partner, per gli Umabe’el non c’è relazione in cui non si sentano presto soffocare. Il loro ideale di vita sarebbe una casa dalle porte sempre aperte, una piazza in cui tutti si avvicinino a loro per chiedere consigli: questo soltanto può soddisfarli; e il loro piedistallo diverrebbe una forma d’amore per l’umanità intera – e sarebbero indubbiamente ricambiati – se il mondo sapesse che quella Legge esiste e che gli Umabe’el sono i suoi premurosi profeti. È capitato, talvolta, che riuscissero a farlo sapere almeno un po’. Francesco Bacone, ai primi del Seicento, fece da bussola nella filosofia, progettando una teoria della conoscenza e una classificazione di tutte le scienze; Thomas Erskine, due secoli dopo, fu tra i primi americani a lottare per l’abolizione dello schiavismo; David Wark Griffith adoperò il cinema (con un piedistallo fatto di suntuosi colossal) per predicare la tolleranza e la passione per l’indipendenza. Ma è molto più frequente imbattersi in Umabe’el pessimisti, profeti inascoltati e divenuti amari o disperati dopo aver cercato invano un partner che a loro bastasse: come il burrascoso lord Byron, o Virginia Woolf, o certi personaggi di Humphrey Bogart (nel bar di Casablanca, per esempio), o Giorgio Gaber. Colpa del mondo? O colpa loro, convintisi – ciascuno per i suoi motivi – che il mondo fosse troppo scettico per poter ascoltare un maestro di vita? Vera o no, è utile per ogni Umabe’el preferire comunque la seconda ipotesi, e confidare. Di professioni adeguate al loro compito non ne mancano: dallo psicologo all’estetista (che anche lei, come i bravi psicologi, tiene a lungo le persone davanti a uno specchio), dal barman al consulente famigliare, al parroco, al poeta, al farmacista e via dicendo. E da ciascuno di questi piedistalli l’Umabe’el può cominciare a predicare, per sentirsi in pace con la propria coscienza e con l’universo intero.
Qualità di Umabel e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità sviluppate da Umabel sono tolleranza e armonia con gli altri, sincerità, gratitudine, carità, correttezza, amore per la musica; inclinazione per le professioni collegate all'astronomia e alla fisica. Sul piano emozionale quest'angelo, che governa le energie del Sole, dona ai suoi nati un "grande cuore solare": un cuore che ha ragioni che vanno ben oltre quelle della ragione, pieno di buone intuizioni che si avvereranno portando a meritati successi. Proprio per questo, l'angelo dell’Abisso a lui contrario (chiamato Argilon) rappresenta l'inimicizia e la diffidenza. Conduce a narcisismo, abuso di droga, tendenza ad abitudini intossicanti, diffidenza e chiusure verso le persone, di conseguenza solitudine e difficoltà ad avere amici.
Meditazione associata al Nome: Acqua
La Verità da conoscere, connessa a questa meditazione, è che l'Acqua non è un banale elemento fisico, ma è l'elemento che più di tutti collega fra loro tutti gli esseri e offre purificazione e guarigione. Sul piano fisico, dobbiamo immaginare l'acqua come un unico elemento di cui noi siamo letteralmente parte (ricordiamo che il corpo umano è costituito soprattutto da acqua), e non solo sul piano quantico, anche se nella nostra dimensione fisica le "parti" sembrano fra loro separate. In realtà esse lo sono come appare "separata" l'acqua che dal fiume confiniamo in un bicchiere: al di là delle nostre percezioni, in realtà essa continua a fare parte della massa d'acqua che compenetra il mondo. All'inquinamento delle acque appartiene dunque anche tutta la spocizia e l'intossicazione che portiamo nei nostri corpi (il quale raggiunge sempre anche l'anima- e viceversa). Dal punto di vista spirituale, ancor più importante, secondo la Kabbalah e praticamente secondo tutte le religioni, l'acqua è Luce di Dio resa manifesta nel mondo fisico. Non per niente anche presso la nostra religione più diffusa, il Cristianesimo, tutte le apparizioni mariane sono connesse allo sgorgare di sorgenti curative.
Per tutte queste ragioni, l'inquinamento delle acque non è solo un fatto "materiale", ma spia cruciale dell'infelicità del Pianeta: è insieme causa ed effetto di un'angoscia morale che attanaglia l'umanità. La meditazione associata a questo Nome si chiama "acqua" perché la sua vibrazione aiuta a riportare le acque al loro stato originario cristallino, incorrotto e taumaturgico. Meditazione: ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: per la vibrazione di questo Nome siano purificate le acque della Terra, si risveglino le forze della guarigione e dell'immortalità.
Esortazione angelica
Umabel esorta a specchiare noi stessi nei nostri "avversari", anziché giudicarli severamente: comprendendo che ciò che ci dà fastidio in loro è proprio quello che dobbiamo espellere anche da noi stessi, i loro difetti sono immagine delle nostre stesse debolezze, che in noi non sempre riusciamo a vedere.
Giorni e orari di Umabel
Se sei nato nei giorni di reggenza di questo angelo, Umabel è sempre in ascolto per te; ma in particolare le sue energie si schiudono nelle date del tuo compleanno e negli altri 5 giorni che ti sono dati dal calcolo della Tradizione. Suoi giorni di reggenza sono anche: 21 maggio, 5 agosto, 17 ottobre, 28 dicembre; ed egli governa, ogni giorno, come "angelo della missione", le energie dalle h. 20.00 alle 20.20. Assiste perciò, in particolare, anche i nati in questi giorni e in questo orario, in qualunque data di nascita, ed è questo l'orario migliore in cui tutti lo possono invocare. Il versetto dai Salmi rivolto specificamente a Umabel è: "Sit Nomen Domini benedictum, ex hoc nunc et usque in saeculum (Sia benedetto il Nome del signore, ora e sempre. Sal. 113,2).
Corrispondenze con le simbologie degli Arcani maggiori
A ciascuna delle 22 lettere ebraiche sono associati dei numeri, dunque ad esse possono venire associate anche corrispondenze con le relative simbologie dei 22 Arcani maggiori dei Tarocchi; questo può essere interessante per chi desidera interrogare questi simboli sul solo piano di vero interesse: quello cioè dell'introspezione psicologica. Mentre le lettere ebraiche si leggono da destra a sinistra, però, i corrispondenti Tarocchi vanno letti da sinistra a destra. In questo caso, dunque la radice (waw-mem-beth) di questo Angelo (invertendo la posizione delle lettere della radice) risponde alla configurazione: la Papessa-la Morte-l'Innamorato.
Da questo si può trarre una riflessione che nasce dalle domande poste da questi Arcani: Chiede la Papessa (gestazione, accumulo): Cosa nascondo? cosa sto accumulando? cosa c'è di intatto dentro di me? cosa devo studiare? in che rapporti sono con mia madre? Chiede la Morte (trasformazione profonda, rivoluzione): Cosa deve morire in me? cosa devo lasciar andare? cosa si sta trasformando in me? cos'è la mia ira? Chiede l'Innamorato (unione, vita emozionale): Quale scelta devo operare? in quale/i relazione/i sono attualmente coinvolto? qual è il mio stato emozionale?
CORI DI APPARTENENZA E ARCANGELI DI INFLUENZA
Rimando infine al Coro e alle energie arcangeliche che dispensano influenze ai nati fra il 21 e il 25 gennaio. L'angelo Umabel appartiene al Coro degli Angeli Arcangeli guidato dall’Arcangelo Michele. A questa decade in particolare (21-30 gennaio), sovrintende poi l'Arcangelo Haniel mentre, complessivamente, il segno dell'Acquario è governato dall'Arcangelo Raziel. Con questi link vi reinvio a tali entità angeliche: i nati in questi giorni sono invitati a consultarli, infatti, insieme a quella del loro Angelo Custode Umabel, anche le energie di questi Arcangeli sono al loro fianco con le loro influenze specifiche.
Cambiando argomento
Cambiando argomento, ma non troppo, i "santi laici" di questa settimana sono: Giuseppe Savastano, Roberto Franceschi, Roberto Piacentini, Guido Rossa, Antonio Casu.

domenica 16 gennaio 2011

Mitzrael, angelo 60, dei nati fra 16 e il 20 gennaio


Mitzrael, o Metsara’el, è il 60esimo Soffio; è il quarto raggio angelico nel Coro mercuriano degli Angeli Arcangeli guidato dall’Arcangelo Michele, nel quale governa le energie di Marte. Il suo elemento è la Terra; ha domicilio Zodiacale dal 25° al 30° del Capricorno ed è l’Angelo Custode dei nati fra il 16 e il 20 Gennaio. I sei Angeli Custodi del Capricorno, collettivamente, fanno dei loro Protetti individui seri, dotati di pazienza e senso di responsabilità. Si tratta inoltre di persone ambiziose in senso positivo, in grado si portare a buon fine i loro progetti con silenziosa ponderazione.
Il nome di Mitzrael significa “Dio che soccorre", o "Dio che libera gli oppressi".

Il dono dispensato da Mitzrael è il CONSOLIDAMENTO, o la RIPARAZIONE.
E' la capacità di concretizzare i progetti, e anche di elargire energie riparatrici e ricostruttrici. Secondo Haziel quest'angelo accelera in modo straordinario l'estrinsecazione degli intendimenti umani: esercita cioè un influsso che rende le persone decisamente dirette allo scopo, capaci di realizzazioni pratiche immediate ed efficaci. Dice Haziel che i protetti da Mitzrael, divenendo ricettivi alla sua energia, sapranno anche stabilire ottime relazioni con gli altri e conseguire vittorie fulminee, che sapranno dimenticare subito per nuove iniziative. Infatti il carattere liberatorio di Mitzrael non consente di legarsi a un solo progetto (..) la persona tenderà a staccarsi e arretrare alquanto dalle sue stesse realizzazioni. Nella pratica stabilirà una perfetta intesa con la terza fase dell’elaborazione di un prodotto (denominata dai Cabalisti fase Vav): cioè quella della realizzazione. Il nato in questi giorni è dunque un “uomo della fine": intendendo con ciò che egli riceverà il massimo aiuto dalle forze angeliche proprio nella parte conclusiva dei progetti. Il suo aiuto sarà dunque decisivo proprio nei momenti in cui progetti saranno pronti per esteriorizzarsi. Questa persona è portatrice di avvenire; già vede i risultati di tutto ciò che sta per iniziare. E' portatore di idee nuove, utopiche, forse precoci, ma che più tardi si manifesteranno puntualmente. 
Mitzrael secondo Sibaldi
Il dono di guarire e la capacità di metterlo a frutto richiedono sempre precise condizioni per realizzarsi positivamente. In questo caso comportano la necessità di essere determinati a raggiungere uno scopo. La parola ebraica «Metsar» significa «istmo»: dice Sibaldi che in effetti la mente dei Mitzrael, o Metsara’el, richiama un’istmo fra due mari, che congiunge i due continenti dell’infanzia e dell’età adulta, mettendo, tra i due, i mari del sogno e della follia. E' compito di ogni protetto di questo Arcangelo scoprire quell’istmo e farlo scoprire: è bellissimo, infatti, meravigliosamente panoramico; ma è anche tortuoso, ha scogliere a precipizio e voragini, e quei due mari psichici sono tutt’altro che calmi. Avviene perciò che parecchi Metsara’el scivolino giù in acqua da una parte o dall’altra, oppure ritornino indietro, nella loro infanzia, in vere e proprie regressioni dalle quali anche gli aspetti più quotidiani della vita sociale appaiono come irraggiungibili terre straniere. Secondo Sibaldi a questi soggetti sono medici nati (anche in senso figurato: la loro energia terapeutica può manifestarsi anche come artisti, o attori..), cioè devono curare: devono scegliere tra il curare le malattie del prossimo oppure l’ammalarsi divenendo inclini essi stessi a disturbi psichici: va da sé che la scelta giusta sia il curare altri, ma è indispensabile che i Metsara’el la preparino e la consolidino con tutta una serie di qualità non facili da sviluppare: grande determinazione, equilibrio, creatività, oltre che naturalmente altruismo. La loro principale dote terapeutica consiste infatti in un alto grado di ipersensibilità, che li rende impareggiabili nelle diagnosi e nell’intuizione in genere, ma implica sempre rischi di vulnerabilità. Devono perciò imparare a proteggersi. Indubbiamente un Metsara’el sta bene solo quando si preoccupa più del prossimo che di se stesso, ma deve puntare la sua attenzione sul benessere, su ciò che di bello c’è o può esservi negli altri, e non lasciarsi condizionare dalle loro morbosità, dalle loro opinioni o dalle tante brutture con cui avrà a che fare esplorando animi e vite: per evitare di farsene sopraffare. Allo stesso modo potrà percepire intensamente, nel mondo circostante, gli aspetti luminosi e quelli orrendi, ma dovrà stare attento a non farsi travolgere da questi ultimi, per non cadere in fobie o manie di persecuzione. Il Metsara’el Federico Fellini, ad esempio, alle ferite della bruttezza riuscì a opporre per tutta la vita – a volte con sforzo immenso – geniale dolcezza, ironia e amore dell’umanità. Che, d’altra parte, i Metsara’el siano per natura candidati alla genialità è cosa evidente, e lo sanno benissimo anch’essi: si accorgono spesso di cogliere, come al di là dei loro pensieri, realtà spirituali più alte, armonie segrete, che a volte sembrano nostalgie, altre volte ispirazioni ansiose di prendere forma. Sentono, allora, di essere davvero sull’istmo tra quelle dimensioni superiori e la realtà in cui vivono – ma possono spaventarsene, fuggire e magari smarrirsi sulla via del ritorno. Il Metsara’el Vittorio Alfieri usava legarsi alla sedia, davanti allo scrittoio, per resistere allo sgomento quand’era ispirato; il Metsara’el Benjamin Franklin, appassionato di elettricità, passò alla storia anche per aver inventato, guarda caso, il parafulmine: un istmo metallico, cioè, tra le energie del cielo e la terra. I soggetti che invece non impareranno a canalizzare le loro percezioni, e a dominarne l’intensità, potranno perdere la capacità di concentrazione e soffrire di ossessioni. La maggior fortuna, per loro, è che qualcuno li esorti fin da adolescenti a prendersi estremamente sul serio: un genitore, un mentore, un fidanzato paziente, che sappia amare e comprendere le debolezze e i talenti della loro componente infantile e convincerli che, nonostante le apparenze, il mondo ha estremo bisogno di loro. Quel loro bambino interiore va incoraggiato, con tutta la sua curiosità, la sua sete di bellezza e bontà per sé e per tutti.
Qualità di Mitzrael e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità sviluppate da Mitzrael sono finezza di spirito, ingegnosità, gusto del bene e del bello, salute fisica e intellettuale, rigore morale, padronanza delle emozioni. I difetti che contrasta sono assurdità, insubordinazione, ostinazione, prepotenza, paranoia, stupidità. Infatti l’Angelo dell’Abisso che contrasta Mitzrael si chiama Camal e rappresenta le idee di persecuzione. Causa rivolta, insubordinazioni, pensieri paranoidi, influisce negativamente su tutte le qualità del corpo e dello spirito, instilla distrazione e scarsità di attenzione per gli altri. La preghiera al proprio Angelo (o la meditazione sul rispettivo "Nome di Dio") difende i nati in questo periodo dal cadere in questi rischi e difetti.
Meditazione associata al Nome: libertà
L'intuizione su cui meditare è che nel nostro inconscio qualcosa ci lega alle schiavitù di cui crediamo di volerci liberare. La paura della libertà che serpeggia nel popolo ebraico nell'episodio della fuga dall'Egitto rappresenta la tendenza dell'ego a rifuggire la crescita interiore, per rifugiarsi eternamente in qualche schiavitù morale, cioè "al "livello dell'essere più basso a cui eravamo abituati". La vibrazione di questo Nome restituisce vigore agli impulsi interiori di liberazione. La meditazione che vi è associata si chiama "libertà". Concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: percepisco l'equilibrio e l'armonia che sovrintendono alla Creazione, e la riconsoco anche negli stenti e nelle prove che l'esistenza ci impone. Richiamo la forza per superare tutte queste prove, per spezzare le catene dell'ego e ottenere il coraggio di percorrere i cambiamenti.
Esortazione angelica
Mitzrael esorta a costruire, portando a compimento nella materia le ispirazioni interiori. Poiché per costruire solidamente occorre essere solidi ed equilibrati, esorta a sviluppare queste qualità e a far ricorso alle sue energie per ottenere aiuto. 
Giorni e orari di Mitzrael
Se sei nato nei giorni di reggenza di questo angelo, Mitzrael è sempre in ascolto per te; ma in particolare le sue energie si schiudono nelle date del tuo compleanno e negli altri 5 giorni che ti sono dati dal calcolo della Tradizione. Suoi giorni di reggenza sono anche: 8 marzo, 20 maggio, 4 agosto, 16 ottobre, 27 dicembre; ed egli governa, ogni giorno, come "angelo della missione", le energie dalle h. 19.40 alle 20.00. Assiste perciò, in particolare, anche i nati in questi giorni e in questo orario, in qualunque data di nascita, ed è questo l'orario migliore in cui tutti lo possono invocare. Il versetto dai Salmi rivolto specificamente a Mitzrael è: "Iustus Dominus in omnibus viis suis, et sanctus in omnibus operibus suis. (Giusto è il Signore in tutte le sue vie, santo in tutte le sue opere).
Corrispondenze con le simbologie degli Arcani maggiori
A ciascuna delle 22 lettere ebraiche sono associati dei numeri, dunque ad esse possono venire associate anche corrispondenze con le relative simbologie dei 22 Arcani maggiori dei Tarocchi; questo può essere interessante per chi desidera interrogare questi simboli sul piano dell'introspezione psicologica. Mentre le lettere ebraiche si leggono da destra a sinistra, però, i corrispondenti Tarocchi vanno letti da sinistra a destra. In questo caso, dunque la radice (mem-tsade-resh) di questo angelo (invertendo la posizione delle lettere della radice del Nome), risponde alla configurazione: "la Morte-la Luna-il Giudizio". Chiede la morte:
Cosa deve morire in me? cosa devo lasciar andare? cosa si sta trasformando in me? cos'è la mia ira? Chiede la Luna (potenza femminile ricettiva):
Qualè la mia capacità di ricezione? come va il mio intuito? come vedo mia madre? qual è il mio ideale impossibile? cosa sto covando? Chiede il Giudizio (nuova coscienza, desiderio irrefrenabile): cosa si sta risvegliando in me? quali sono i miei desideri irrefrenabili? cosa stiamo creando insieme? qual è la mia posizione di fronte all'idea di formare una famiglia?

CORI DI APPARTENENZA E ARCANGELI DI INFLUENZA
Rimando infine al Coro e alle energie arcangeliche che dispensano influenze ai nati fra il 16 e il 20 gennaio. L'angelo Mitzrael appartiene al Coro degli Angeli Arcangeli guidato dall’Arcangelo Michele, che governa anche questa decade in particolare (11-20 gennaio), mentre, complessivamente, il segno del Capricorno è governato dall'Arcangelo Binael. Questi link rimandano a tali entità angeliche: i nati in questi giorni sono invitati a consultarli, infatti, insieme a quella del loro Angelo Custode Mitzrael, anche le energie di questi Arcangeli sono al loro fianco con le loro influenze specifiche.
Cambiando argomento
Cambiando argomento, ma non troppo, i "santi laici" di questa settimana sono: Gaetano Longo, Antonino Fava, Giuseppe Lorusso, Fausto Dionisi.

martedì 11 gennaio 2011

Harahel, angelo 59, dei nati fra l'11 e il 15 gennaio


Harahel, o Harael, o Harahe’el, è il 59esimo Soffio; è il terzo raggio angelico nel Coro mercuriano degli Angeli Arcangeli guidato dall’Arcangelo Michele. Il suo elemento è la Terra; ha domicilio Zodiacale dal 20° al 25° del Capricorno ed è l’Angelo Custode dei nati fra l'11 e il 15 Gennaio. I sei Angeli Custodi del Capricorno, collettivamente, fanno dei loro Protetti individui seri, dotati di pazienza e senso di responsabilità. Si tratta inoltre di persone ambiziose in senso positivo, in grado si portare a buon fine i loro progetti con silenziosa ponderazione.
Il nome di Harahel significa “Dio onnisciente".
Il dono dispensato da Harahe'el è la RICCHEZZA INTELLETTUALE.
Si tratta della vitalità mentale che dà la determinazione a conoscere l'essenza delle cose, della vita e degli esseri, per acquisire conoscenza e coscienza, senza porsi limiti (he-resh-heth).
E' un'energia angelica molto attiva, ritenuta fra tutte la più produttiva. La fecondità che dispensa proviene dalla congiunzione delle energie di Mercurio e di Giove, che egli governa nel proprio Coro. Harahel dona ai suoi protetti le potenzialità di un'intelligenza onnipotente e facilità nella diffusione intellettuale; talento nella matematica e nell'amministrazione; buon carattere, onestà e saggezza. Protezione dal fuoco e dalle esplosioni. Buona ripresa dalle malattie e longevità. L'individuo da lui protetto che gli si affida, perciò, apprenderà facilmente e potrà ottenere successo nelle attività intellettuali e materiali. Avrà attitudine sempre positiva e diffonderà il bene, la bellezza e la verità. Tramite l'invocazione è possibile ottenere apertura mentale e coraggio, fecondità nei soggetti sterili (e conseguenti nascite di bambini), rispetto filiale, successo nelle attività borsistiche e bancarie e in ciò che attiene all'oro e ai preziosi. Il successo dipende naturalmente dalle capacità individuali di ognuno, ma la preghiera all'Angelo dà la possibilità di concretizzare le capacità, i talenti, i desideri e i progetti.
Harahel secondo Sibaldi
Dice Sibaldi che i protetti da Harahe’el appartengono alla categoria degli animi grandi e generosi, che possono superare la dimensione dell’«io» e non si accontentano facilmente dei loro traguardi: "agli altri basta guadagnare per se stessi e per i loro cari? Agli Harahe’el sembrerebbe una prospettiva soffocante. Gli altri sono contenti di abitare nel loro presente, e credono sia già una gran cosa capire la propria civiltà? Gli Harahe’el hanno invece bisogno di spaziare, di conoscere e far conoscere l’altrove, il futuro, il passato, l’ignoto. Si sentono al tempo stesso esploratori e tramiti: media, porte attraverso le quali ciò che è stato dimenticato o ciò che ancora non è stato scoperto possa giungere nella loro epoca attuale e ampliarla. Può trattarsi, nei casi più eroici, di ideali, di grandi sogni ancora irrealizzati: un «I have a dream…» come quello dello Harahe’el Martin Luther King. Oppure, più semplicemente, di idee nuove: quando è questo che li interessa, una qualche antenna li guida con sicurezza verso ciò che è più all’avanguardia, se ne impadroniscono, lo divulgano, lo trapiantano là dove operano, preoccupandosi che metta radici e dia frutto. O ancora quando si interessano più degli individui che dei Paesi, quella stessa antenna permette loro di cogliere negli altri qualità e possibilità che, talvolta, essi stessi ignorano o sospettavano appena: e sanno incoraggiarle, educarle, promuoverle". Lo stesso talento può dar loro riuscita in tutti i campi, compreso quello di produrre e moltiplicare ricchezze. In questo caso l’oro stesso è una sorta di "materializzazione dell’altrove, un condensato di potenzialità: appunto così lo intendono gli Harahe’el, e perciò lo amano e, solitamente, ne sono amati". Ma gli Harahe’el più evoluti toccano anche altissimi livelli di generosità e di eroismo: dal dott. Albert Schweitzer in Africa a Giovanna d’Arco, che mediava tra i mondi parlando direttamente con il proprio Arcangelo. In effetti sono individui molto determinati, fino a divenire notevolmente intransigenti, se non fanatici. C’è in questo un rischio di rigidità che, per seguire davvero i loro impulsi innovatori, essi devono smussare; in particolare devono combattere duramente le forze conservatrici, le barriere dello ieri (proprio o dei familiari), che impiglia le loro vite più di quanto essi siano in grado di riconoscere. Molto del passato infatti tende a restare «presente» nel loro vissuto come sopravvivenza di questioni non risolte, anche da moltissimi anni: "debiti e crediti esistenziali da sanare, rancori, rimorsi, rimpianti, promesse da mantenere, nostre, dei genitori, dei nonni… fin da piccoli gli Harahe’el lo intuiscono, e sentono tutto ciò come una pena e una sfida: il loro compito è vincerla – a denti stretti e muso duro – e non c’è dunque da stupirsi se nel farlo non brillano per senso dell’umorismo, o appaiono bruschi ". Ma l'Angelo sprona a mettercela tutta per non arenare l'anima su terreni che conducono alcuni a diventare amari e cinici, critici "raggelatori degli animi", contro tutto ciò che è nuovo e promettente, cioè volti proprio all’opposto delle loro potenzialità. Sibaldi porta ad esempio, nella politica italiana, l’Harahe’el Andreotti. Dice ancora, Sibaldi, che gli Harahel "non hanno mezze misure nemmeno nella vita privata: in amore – e nel sesso – cercano l’assoluto, sostenuti in ciò anche dalla loro prepotente energia fisica, e possono scavalcare coraggiosamente alti ostacoli per raggiungerlo, se l’hanno intravisto, lasciandosi indietro anche legami e fedeltà. Nei periodi, invece, in cui non intravedono occasioni e desistono troppo a lungo dalla ricerca, tanto più difficilmente scampano alla tentazione di avvolgersi in pregiudizi, timori e senilità precoce, preparando così ai loro eredi un carico di passato non meno pesante di quello che loro stessi avevano ricevuto dai genitori". Ne consegue che, per salvarsi e realizzarsi, i protetti da Harahel devono amare e desiderare: così avranno e daranno gloria.
Qualità di Harahel e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità sviluppate da Harahel sono intelligenza, senso della gerarchia e rispetto dei superiori, bontà, lucidità di fronte al denaro, piacere di istruire gli altri. L’Angelo dell’Abisso a lui contrario si chiama Halan e rappresenta l'azione sterile. E' nemico della cultura e causa avvenimenti distruttivi o funesti per la ricchezza. Provoca attività inutili e vane, rigidità, incendi, fallimenti o dilapidazione dei patrimoni. La preghiera al proprio Angelo (o la meditazione sul rispettivo "Nome di Dio") difende i nati in questo periodo dal cadere in questi rischi e difetti, salvando dalla sterilità mentale, dall'aberrazione intellettuale, da rovina e perdite.
Meditazione associata al Nome: cordone ombelicale
L'intuizione su cui meditare è che ogni gesto cattivo, o che crea danno, determina in noi un immediato "ritirarsi" della Luce interiore. Possiamo ottenere qualunque vantaggio materiale, ma se l'azione che ce l'ha fatto ottenere è ingiusta verso il mondo, che noi ce ne rendiamo conto o no, ne ricaveremo un malessere interiore che si manifesta come "oscurità". La stessa cosa avviene se ci lasciamo andare alla sfiducia, al pessimismo, al vittimismo che rende inclini alla depressione. La vibrazione di questo Nome resttuisce la connessione con la fonte della luce. La meditazione che vi è associata si chiama "cordone ombelicale". Meditazione • Ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: creo un cordone ombelicale con l'energia divina, garantendo la costante presenza di un balume di Luce nella mia vita, che sempre mi soccorrerà nei momenti di oscurità.
Esortazione angelica
Harahel esorta a realizza senza smarrirsi l'esperienza della ricchezza, come elemento prezioso nell'ingranaggio cosmico purché non sia volta a fini troppo personalistici e egoisti. Invita a invocare la sua energia per ottenere il successo materiale; a rispettare i beni conseguiti, a non dilapidare i patrimoni materiali e culturali, a non disperdere se stessi in passatempi inutili.
Giorni e orari di Harahel
Se sei nato nei giorni di reggenza di questo angelo, Harahel è sempre in ascolto per te; ma in particolare le sue energie si schiudono nelle date del tuo compleanno e negli altri 5 giorni che ti sono dati dal calcolo della Tradizione. Suoi giorni di reggenza sono anche: 7 marzo, 19 maggio, 3 agosto, 15 ottobre, 26 dicembre; ed egli governa, ogni giorno, come "angelo della missione", le energie dalle h. 19.20 alle 19.40. Assiste perciò, in particolare, anche i nati in questi giorni e in questo orario, in qualunque data di nascita, ed è questo l'orario migliore in cui tutti lo possono invocare. Il versetto dai Salmi rivolto specificamente ad Harahel è: "A solis ortu usque ad occasum, laudabile nomen Domini" (Dal sorgere del sole al tramonto è da lodare il nome del Signore).
Corrispondenze con le simbologie degli Arcani maggiori
A ciascuna delle 22 lettere ebraiche sono associati dei numeri, dunque ad esse possono venire associate anche corrispondenze con le relative simbologie dei 22 Arcani maggiori dei Tarocchi; questo può essere interessante per chi desidera interrogare questi simboli sul piano dell'introspezione psicologica. Mentre le lettere ebraiche si leggono da destra a sinistra, però, i corrispondenti Tarocchi vanno letti da sinistra a destra. In questo caso, dunque la radice (het-reish-ket) di questo angelo (invertendo la posizione delle lettere della radice del Nome), risponde alla configurazione: "il Papa-il Giudizio-la Giustizia". Anche da questo si può trarre una riflessione, che nasce dalle domande poste da questi arcani: Chiede il Papa (mediatore, ponte, ideale): cosa dice la Tradizione, la Legge? cosa comunico e con quali mezzi? sto trasmettendo qualcosa a qualcuno? ho un ideale? Chiede il Giudizio (nuova coscienza, desiderio irrefrenabile): cosa si sta risvegliando in me? quali sono i miei desideri irrefrenabili? cosa stiamo creando insieme? qual è la mia posizione di fronte all'idea di formare una famiglia? Chiede la Giustizia (equilibrio, perfezione): cosa devo riequilibrare o amonizzare? da quali cose inutili mi devo liberare? qual è la mia idea di perfezione? come mi comporto rispetto alla maternità?
Noi ci incarniamo, incessantemente, con il solo scopo di trasformare noi stessi fino a raggiungere il pieno risveglio; ogni vita ci dà l'occasione di profonde trasformazioni che tanto più saranno efficaci e consapevoli quanto più sapremo chiedere l'aiuto delle Energie angeliche. Questa configurazione esorta alla massima consapevolezza di sè, volta a far piazza pulita dei falsi problemi per la migliore realizzazione di sè e del proprio ruolo nel mondo.
CORO DI APPARTENENZA E ARCANGELI DI INFLUENZA
Rimando infine al Coro e alle energie arcangeliche che dispensano influenze ai nati fra l'11 e il 15 gennaio. L'angelo Harahel appartiene al Coro degli Angeli Arcangeli guidato dall’Arcangelo Michele, che governa anche questa decade in particolare (11-20 gennaio), mentre, complessivamente, il segno del Capricorno è governato complessivamente dall'Arcangelo Binael. Questi link rimandano a tali entità angeliche: i nati in questi giorni sono invitati a consultarli, infatti, insieme a quella del loro Angelo Custode Harael, anche le energie di questi Arcangeli sono al loro fianco con le loro influenze specifiche.
Cambiando argomento
Cambiando argomento, ma non troppo, i "santi laici" di questa settimana sono: Filadelfio Aparo, Giuseppe Insalaco, Andrea Orlando, Natale Mondo.