perché il semplice saperlo è un seme; se il terreno è pronto una verità che lo incontra vi si annida e inizia a germogliare

Nel nome del Signore, Dio d’Israel, sia Michael alla mia destra, Gabriel alla mia sinistra, dinanzi a me Uriel, dietro a me Raphael.

E sopra la mia testa la divina presenza di Dio. (preghiera ebraica)

Meditazione sulla Madonna Sistina: una conferenza di Rudolf Steiner

Goethe ha spesso detto che chi si avvicina ai misteri della natura vuole anche conoscere l’arte, perché in essa si trova la piú nobile spiegazione di quei misteri. E nelle sue opere, per tutta la vita, ha dimostrato come per lui l’arte fosse la spiegazione della verità. Si può dire che con questa opinione Goethe abbia raggiunto la persuasione fondamentale, il motivo basilare dell’evoluzione umana in tutti i tempi, in tutte le epoche. 
Le varie arti si presentano, piú o meno consciamente, o inconsciamente, come vari linguaggi che esprimono le verità che vivono nelle anime. Infatti molte segrete verità, le conoscenze piú misteriose, che non riescono a esprimersi in concetti rigidi, in formule astratte, riescono invece a esprimersi nelle manifestazioni artistiche.
Una di queste verità da secoli ha voluto manifestarsi per mezzo dell’arte, e ha sempre trovato la sua formulazione scientifica in ambienti limitati, ma in futuro, mediante la Scienza dello Spirito, sarà nota e diffusa in ambienti sempre piú vasti. Goethe poté avvicinarvi l’anima in vari modi. In una conferenza su Goethe abbiamo citato uno dei momenti piú significativi in cui egli riferisce l’esperienza di uno di questi misteri. Nella seconda parte, che trattava del Faust, abbiamo ricordato come Goethe, leggendo Plutarco, trovò il meraviglioso racconto di Nikita che voleva rendere favorevole ai Romani una città cartaginese in Sicilia, e per questa idea venne perseguitato. Dovendo fuggire si finse pazzo, gridando: «Le Madri! Le Madri!». Ma con questo grido intendeva far riconoscere che la sua non era una vera pazzia, giacché in quella zona c’era un Tempio delle Madri, costruito in modo misterioso, e si sapeva cosa l'espressione “Le Madri” significasse.
Quando all’anima di Goethe si presentò tale espressione, “Le Madri”, egli sapeva che nessun'altra avrebbe potuto definire meglio la bellezza terribile della scena in cui (nella seconda parte del Faust) si fa andare dalle Madri lo stesso Faust. 
Cosa rappresenta questo viaggio di Faust verso le Madri? Come brevemente ricordato in quella conferenza, Mefistofele ne porta la chiave a Faust, ma lui non può entrare nel Regno delle Madri. Mefistofele è infatti lo spirito del materialismo, lo spirito contenuto nella forza e nella violenza della vita materiale dell’uomo. Per lui il Regno delle Madri è il Regno del Nulla. 
Viceversa Faust, l’uomo spirituale, rivolto allo Spirito, può rispondere: «In questo Nulla, spero di trovare il Tutto». Segue poi la meravigliosa descrizione del Regno delle Madri, cosí significativa, in cui si spiega come esse vivano e agiscano nel luogo da cui sorgono le figure del mondo visibile; e come si debba superare tutto ciò che vive nel tempo e nello spazio se ci si vuole spingere fino a loro. 
Forma e metamorfosi sono l’essenza del loro Regno. Esse sono divinità misteriose che governano il Regno dello Spirito, oltre la realtà sensibile. Dunque è verso di loro che deve andare Faust al momento di prendere conoscenza di tutto ciò che è superiore a ogni fisicità, a ogni contatto fisico. Solo in questo modo Faust può porre l’eternità di Elena nel giusto rapporto con fatti temporali, e far sí che il Regno delle Madri si schiuda alla sua anima. 
Già allora, in quella conferenza sul Faust, si è potuto accennare al fatto che Goethe sapeva che il Regno delle Madri era il regno in cui l’uomo può entrare se risveglia le forze della sua anima. È il grande momento in cui gli si manifestano entità e fatti spirituali, entità che sono sempre intorno a noi, ma che non possiamo vedere con gli occhi fisici – come i ciechi non riconoscono la luce e i colori: è un mondo in cui occhi e orecchi spirituali si aprono per ciò che è oltre la fisicità. 
L’ingresso in questo mondo è rappresentato appunto dall’ingresso nel Regno delle Madri. 
Abbiamo anche ricordato piú volte che occhi e orecchi spirituali (e con questi i nuovi regni intorno all’uomo, volontà e sentimenti), si aprono per colui che agisce sulla propria anima con procedimenti particolari e ben specificati di immersione interiore nel mondo delle sue rappresentazioni.
E abbiamo chiarito che chi entra in quel regno è raggiunto da varie impressioni. Mentre nel mondo fisico gli oggetti ci presentano con i contorni che ben conosciamo, nel mondo spirituale proviamo sensazioni confuse di figure che si agitano e si confondono tra loro, proprio come è descritto nella seconda parte del Faust. Proprio in questo Regno delle Madri nasce ciò che poi è offerto ai nostri sensi, proprio come il metallo nasce dal minerale delle montagne.
Il Regno misterioso delle Madri contiene la sostanza divina di tutte le cose fisiche e terrene: per questo l’espressione “Le Madri” risuona cosí bella e affascinante in Goethe. Per questo egli, leggendo Plutarco, comprese che colui che grida: «Le Madri! Le Madri!» non è un pazzo che vede un regno senza esistenza, ma nomina un regno di realtà spirituale.
Con la lettura di Plutarco, Goethe ebbe davanti agli occhi il problema delle Madri nel mondo, e occultò, come altri misteri, nella seconda parte del Faust. 
Nei tempi antichi chi voleva entrare nel Regno delle Madri, nel regno spirituale, doveva superare determinati ostacoli. Oltre agli esercizi descritti in "Come si consegue la conoscenza dei mondi superiori?", c’era quella che era sempre stata chiamata la purificazione preparatoria, la catarsi dell’anima: ci si doveva preparare in modo che l’anima, che doveva
dare le piú alte forze spirituali, non provasse piú attrazione per il consueto mondo dei sensi. Che fosse, in questo senso, monda e purificata da ogni attrazione per tutto ciò che, essendo nutrimento per occhi e orecchi, lega la ragione al corpo fisico. Da tutto ciò deve essere libera l’anima per risvegliare in sé l’occhio spirituale e penetrare nel mondo dello Spirito. Ciò che viene chiamato anima purificata, l’anima cioè che ha subíto la catarsi e che non è piú rivolta al fisico sensibile, lo si ritrova ovunque si sia conosciuto il segreto dell’interiorità superiore dell’uomo, di cui si pensava: questo non proviene da ciò che gli occhi fisici possono esaminare, ma proviene da fonti superiori, animico-spirituali. La sua patria non è la terra, ma il Cielo. E si pensava altresí che quest’anima purificata fosse la vera origine dell’uomo, giacché in tutti i tempi ciò che era considerato "evoluzione", nella scienza occulta, non poteva essere espresso negli stessi termini di quello che è evoluzione puramente materiale. Oggi si considera evoluzione un’ascesa dell’essere terrestre, dell’uomo con i suoi sensi, dal poco evoluto fino al pienamente evoluto; e questo la Scienza dello Spirito non lo considera certo un errore. È un fatto assodato: la teoria scientifica dell’evoluzione e quella della discendenza sono pienamente riconosciute dalla Scienza dello Spirito, che però nello stesso tempo afferma che ciò che chiamiamo essere umano non si esaurisce in questa evoluzione, la quale è solo un aspetto del progresso umano.
Quando risaliamo nel tempo, via via che ci avviciniamo all’origine animico-spirituale dell’uomo, vediamo figure fisiche sempre piú incomplete. Spesso siamo risaliti a un’epoca dell’evoluzione umana in cui ciò che oggi chiamiamo 'uomo' non aveva ancora alcuna esistenza fisica, ma era ancora totalmente immerso in una vita animico-spirituale. Abbiamo ripetutamente notato che, nel senso della Scienza dello Spirito, dobbiamo vedere la figura fisica dell’uomo, quella percepita dai sensi, come l’ispessimento di un essere che un tempo era solo animico-spirituale. 
Quell’uomo animico-spirituale, attualmente, è come condensato nell’uomo attuale, proprio come l’acqua si condensa in ghiaccio. Se ci rappresentiamo una quantità d’acqua che si condensa in ghiaccio ne risulta infine un residuo d’acqua oltre alla parte trasformata in ghiaccio: questa è appunto l’immagine della nascita dell’uomo. Nell’antico uomo animico-spirituale non c’era nulla di fisico, di ciò che gli occhi possono vedere e le mani afferrare. Ma poco alla volta egli diventa sempre piú materiale, fino alla sua attuale figura fisica. La scienza odierna, fin dove può risalire, trova l’uomo con la figura fisica che ci è nota. Ma la Scienza dello Spirito può risalire a un passato ben più remoto, a quando l’uomo, appena nato dal mondo dello Spirito, era ancora di natura animico-spirituale. Quando guardiamo oggi l’anima dell’uomo, pensiamo che essa sia l’ultimo residuo dell’animico-spirituale di un tempo. Guardiamo l’interiorità umana e diciamo che essa si presenta come era un tempo, quando egli nacque dal grembo del Mondo Spirituale. Questa entità animica è ora irretita nel basso mondo dei sensi, ma può purificarsi e innalzarsi a una visione libera dai sensi per raggiungere quella spiritualità da cui deriva. Questo è il processo della conoscenza spirituale che passa attraverso la purificazione. Se cosí percepiamo nel Mondo Spirituale l’entità dell’anima umana in termini reali (e non per immagini), percependo questo essere animico secondo verità ci accorgiamo che non è di questo mondo, perché lo vediamo inserito nel mondo divino-spirituale dal quale è nato.
E ora proviamo a tradurre tutto ciò in un’immagine sensoria. 
E chiediamoci: quello che abbiamo detto ora, non lo possediamo forse in un quadro in cui il mondo spirituale è rappresentato da formazioni di nubi da cui scaturiscono figure spirituali, visi di angeli che rappresentano l’anima umana? L'immagine della Madonna Sistina di Raffaello, nata dal mondo divino-spirituale. 
Chiediamoci anche cosa accada all’uomo che purificando la propria anima è pervenuto a conoscenze superiori, che ha realizzato nell’anima immagini spirituali a rappresentazione del Divino che vive e compenetra il mondo: a quell’uomo che fa nascere in sé l’essere superiore, un microcosmo dal macrocosmo; colui che dall’anima purificata fa nascere l’uomo superiore. Quest'uomo si distingue per ciò che chiamiamo chiaroveggenza. 
E se vogliamo rappresentarci l’anima che dà vita all’uomo dall’universo spirituale, ci basta ricordare il quadro della Madonna, il meraviglioso Bambino in braccio alla Madonna. 
Nella Madonna Sistina abbiamo un’immagine dell’anima umana che nasce dall’universo spirituale. Da quest’anima sorge il massimo che può procreare l’uomo: la propria nascita spirituale stessa, ciò che in lui è la nuova attività creativa del mondo. 
Un tempo la base della struttura del nostro mondo era lo Spirito divino stesso, sarebbe del resto insensato cercare uno Spirito nel mondo se questo stesso Spirito non lo avesse creato. Ciò che è intorno a noi nel mondo è nato da quello Spirito che cerchiamo nell’anima, che in tal modo è sorta dal Padre: vive ed agisce in tutto l’universo, procreando il Figlio della sapienza, identico al Padre, ne è la replica. 
Comprendiamo dunque come Goethe si sia avvicinato a questo mistero nel pieno del suo significato mistico, quando volle sintetizzare tutto il contenuto del Faust nel Coro mistico in cui l’anima umana è definita come Eterno Femminino, che ci innalza allo Spirito universale. 
Ed ecco che alla fine del Faust Goethe si trova davanti al problema della Madonna. Dall’aspetto che prende spesso la rappresentazione della Madonna è difficile riconoscere un’immagine ancora fondata su profonde verità. Ma se risaliamo alle sue origini vediamo che il piú grande enigma dell’umanità ci si presenta come velato nell’immagine della Madonna. 
Queste immagini sono cambiate, dalla semplice figura dei primi secoli nelle catacombe, in cui vediamo il Bambino tendere la mano al seno della Madre. Da queste figure semplici un lungo cammino ci conduce al XV° secolo in cui, con molte variazioni, esse diventano sempre piú artistiche, piú pittoriche nel senso attuale, fino a Michelangelo e Raffaello. Ed è come se questi stupendi artisti, pur non avendone piena conoscenza, sentissero una piú profonda verità nel mistero della Madonna. 
È travolgente l’emozione per chi guarda la Pietà di Michelangelo in San Pietro a Roma: la Madonna seduta, col corpo del Figlio sulle ginocchia, pur se di una certa età alla morte del Figlio, è di una bellezza totalmente giovanile. A quei tempi era ben noto perché Michelangelo avesse rappresentato la Madonna cosí giovane e bella malgrado l’età – e sottolineo qui che non si parlava di fede (né di bigottismi misogini, ndr), ma di esperienze spirituali. Egli stesso affermò che "le donne vergini mantengono la loro freschezza giovanile fino a un’età avanzata". Dichiarandosi quindi giustificato nel rappresentare la Madre di Dio in piena fanciullezza verginale, anche in quell’età (e pur essendo Madre, ndr), Michelangelo esprime un importante punto di vista, che, anche se non enunciato, è espresso anche nelle opere di Raffaello. Ma possiamo comprendere questo pensiero solo riandando ai tempi in cui era ancora vivo esteriormente ciò che nelle rappresentazioni mariane si manifesta per arte inconscia. Se risaliamo molto indietro, troviamo varianti della Madonna in tutto il mondo: nell’India antica troviamo la dea con il piccolo Krishna al petto, allo stesso modo troviamo immagini analoghe nei templi cinesi. Senza andare in terre cosí lontane, contentiamoci delle antiche immagini che, anche vicino a noi, ci rendono in modo cosí significativo la bellezza espressa nella Madonna: osserviamo la rappresentazione di Iside con Horus bambino. 
Queste immagini emerse dalla terra d’Egitto possono essere considerate la chiave per comprendere in modo esatto la raffigurazione della Madonna. Dobbiamo però studiare attentamente la saggezza espressa nella leggenda di Iside e Osiride che, se ben compresa, conduce nell’enigma dell’umanità.
Se esploriamo a tratti la religione egizia, la parte piú importante e piú significativa è sempre la leggenda di Osiride e Iside: un Re vissuto tra gli uomini come in un'età dell’oro, che in tempi antichissimi ha sposato la sorella Iside e ha portato agli uomini felicità e benedizione. Un dio umano con poteri e virtú divini, cosí appare Osiride agli antichi Egizi. Egli regna finché è ucciso dal malvagio fratello Seth, in modo molto strano: durante un banchetto, il perfido Seth – piú tardi chiamato Tifone – fa costruire una cassa, vi fa entrare Osiride con un inganno e poi la cassa è inchiodata, gettata in acqua e persa in località sconosciute. Ma Iside, disperata, cerca dappertutto lo sposo, finché dopo lunghe ricerche lo trova in Asia e lo riporta in Egitto; questa volta Seth, il malvagio fratello, lo riduce in brandelli, che vengono dispersi e sepolti in varie tombe. Ecco perché in Egitto vi sono molte tombe di Osiride. Osiride diventa allora il Re dei Morti, come prima sulla terra era stato il Re dei Viventi. Dall’aldilà invia un raggio che colpisce la testa di Iside, che metterà al mondo Horus, il quale diviene il Signore della Terra. Secondo la leggenda egizia, Horus è dunque il figlio postumo di Osiride: nato da fecondazione ultraterrena, è il Signore del mondo terrestre-sensibile, mentre Osiride è il Signore del Regno dei Morti. Finché l’anima è contenuta nel corpo, viene sottoposta all’energia di Horus, mentre quando abbandona il corpo – come testimonia il Libro Egiziano dei Morti – passa nel regno di Osiride, diventando essa stessa un Osiride. Nel Libro Egiziano dei Morti è descritto in modo significativo la domanda rivolta all’anima, quando giunge nell’Aldilà: «Tu, Osiride, che cosa hai fatto»? 
E questo affinché l’anima maturi in un Osiride, mentre varca la soglia della morte. (Rudolf Steiner)

A me pare che questa narrazione ci dica come ognuna delle nostre anime è Dio in noi: di questa divinità, e di come l'abbiamo coltivata, nutrita ed espressa nel mondo, dobbiamo rendere conto a noi stessi e al Divino a cui ci ricongiunge la morte terrena.
Contemplare l'immagine di questa Madonna, circondata da volti di angeli che sono anime in attesa di incarnarsi, è guardare alle nostre stesse anime, divenendo consapevoli della loro dimensione spirituale e della sua relazione con l'esperienza terrena.  Esse guardano alla Madre che conduce e guida nel mondo, e al Bambino dallo sguardo adulto, che rappresenta la nostra umanità. Vedi anche la meditazione straordinariamente contemporanea che ne fece Vassilij Grossman.

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