perché il semplice saperlo è un seme; se il terreno è pronto una verità che lo incontra vi si annida e inizia a germogliare

Nel nome del Signore, Dio d’Israel, sia Michael alla mia destra, Gabriel alla mia sinistra, dinanzi a me Uriel, dietro a me Raphael.

E sopra la mia testa la divina presenza di Dio. (preghiera ebraica)

giovedì 26 maggio 2011

Mebahel, angelo 14, dei nati fra il 26 e il 31 maggio

Mebahel, o Mebaheel, o Mebahe’el, è il 14esimo Soffio e sesto raggio angelico nel Coro uraniano degli Angeli Cherubini, nel quale amministra le energie di Venere. Il suo elemento è l'Aria; ha domicilio Zodiacale dal 5°al 10° dei Gemelli ed è l'Angelo Custode dei nati dal 26 al 31 maggio. I sei Angeli Custodi dei Gemelli, collettivamente, ispirano ai loro nati il bisogno di comunicazione e facilitano la loro lieta riuscita in questo campo, rendendoli così potenziali seminatori di pace e di unione; proteggono inoltre tutti coloro che comunicano e si occupano di trasmettere dati informativi.
Il nome di Mebahel significa “conservatore"
Il dono dispensato da Mebahel è VERITA' e LIBERTA'
Questo angelo effonde, nel proprio Coro uraniano, le energie di Venere; e in effetti dice Haziel che la sua influenza conduce alla spiritualità attraverso "l'altro", sia esso il partner, il coniuge, l'amico, il socio o perfino la società stessa. Da questo punto di vista egli è anche l'angelo dell'armonia nella coppia, dell'amore e della pace coniugale. Se la persona saprà mettere in moto l'impulso del suo angelo, l'illuminazione verrà per veicolo mentale, attraverso pensieri sempre più elevati, permeati di Amore-Saggezza. I Mebaheel troveranno alleati in altre persone che, come lui, aspirano a riversare nella società idee sublimi di amore unitario. L'influenza dell'angelo non produrrà militanti, quanto teorici simpatizzanti di tutto ciò che conduce all'unione e alla pace. Paradossalmente, questo loro nobile talento si potrà inizialmente esprimere anche in maldestre manifestazioni di aggressività, verso gli altri come verso se stessi, come spesso accade nella cieca ricerca di qualcosa che non è ancora chiaro; ma deve essere ascoltato.
Sappiamo che secondo la Kabbalah i tre versetti 19, 20 e 21 (ciascuno composto da 72 lettere) del capitolo 14 dell'Esodo cela il codice dei 72 Nomi di Dio: "l'Angelo di Dio che stava davanti al campo di Israele si mosse e si pose dietro di loro. Anche la colonna di nube si mosse e dal davanti passò indietro, venendosi a trovare fra l'accampamento degli Egiziani e quello di Israele. Questa nube da un lato (cioè per gli uni) era tenebrosa, dall'altro (cioè: per gli altri) rischiarava la notte. Così gli uni non poterono avvicinarsi agli altri per tutta la notte. Allora Mosé stese la mano sul mare e l'Eterno, durante tutta la notte, ritirò il mare con forte vento da Oriente, rendendolo asciutto; e le acque si divisero". Ora, la prima lettera della radice del Nome di questo Angelo, qui Mem, è la quattordicesima lettera del cap. 14, versetto 19 dell'Esodo: dunque l'ultima lettera del nome divino (in ebraico Elohim). La Beth proviene da una parola che significa "avvicinamento", e la Hé dalla parola che significa il mare. Il trigramma Meb (Mabah) assume dunque il significato di una apertura verso la liberazione della coscienza. L'origine di queste lettere ci dà anche l'immagine di una strada di salvezza contro tutti i tipi di conflitti e di discordie: questo Angelo mostra che l'emozione può essere placata attraverso la comprensione dei disegni divini nelle nostre vite, in lui troviamo dunque conforto morale e con il suo aiuto siamo in grado di accettare le ingiustizie senza subirle, sapendo anche perdonare chi le ha causate (interpr. C. Muller e J. M. Baudat).
Mebahel secondo Sibaldi
Dice Sibaldi che il senso di giustizia domina burrascosamente la vita dei Mebahe’el. La radice mem-beth-he cela il concetto devo comprendere come dare ordine alla vita: e appunto nel loro senso della giustizia potranno trovare un orientamento e una chiave. Questa sensibilità infatti, apre loro magnifiche carriere quando hanno il coraggio di lasciarsene guidare, ma li punisce con durezza se viene repressa. Guai, dunque, se rimangono indifferenti quando vedono dei soprusi, o se loro stessi accettano di subirne senza reagire: le loro migliori energie li abbandonano rapidamente, il loro umore crolla, la loro attenzione si appanna, l’infelicità comincia a prendere forme sempre più concrete nelle loro giornate. Ottimi, invece, sono i periodi in cui seguono la loro vocazione più profonda: che è quella di comprendere che cosa sia veramente giusto o sbagliato nel mondo, e perché.
A loro, infatti, la questione appare sicuramente irrisolta: nelle leggi delle nazioni, i Mebahe’el vedono soltanto un’esigenza di giustizia ancora imperfetta, e che è urgente perfezionare. Inutile, perciò, che cerchino di placare il loro bisogno d’intervenire nei guai altrui facendo appello all’ordine costituito, o men che meno abbracciando una carriera nelle forze dell’ordine. Contrasterebbe con tale scelta anche il loro carattere esuberante, individualista, battagliero: esigono di essere al centro dell’attenzione, e non solo non sopporterebbero a lungo un superiore, ma nulla dà loro maggiore soddisfazione del proclamare una qualche nuova idea di libertà, che sorpassi tutti i codici civili in uso. Se si ripercorre il catalogo dei dannati e dei beati nella Divina Commedia, con tutti quei castighi e quelle ricompense che potevano venire in mente soltanto a un eretico ribelle, si capisce perché a Dante Alighieri alcuni abbiano assegnato proprio il 30 maggio, come probabile data di nascita. E si intuisce, d’altra parte, quale slancio dovette attingere il Mebahe’el J.F. Kennedy dal pronunciare certi suoi slogan e frasi famosissime, come «Ich bin ein Berliner», con cui toglieva, in nome di una giustizia più alta, la condanna che dopo la Seconda guerra mondiale pesava sul capo dei tedeschi. Seguire il proprio Angelo, si sa, porta sempre nella direzione giusta e più luminosa: e anche per questo fu proprio il ruolo di giustiziere freelance a determinare il successo dei Mebahe’el John Wayne e Clint Eastwood. Certo, questo talento etico mebaheliano è tutt’altro che lieve. È una perenne sfida, che se da un lato richiede necessariamente di venir alimentata da potenti dosi di fiducia in se stessi, di determinazione e anche di sfrontatezza, dall’altro tende ad assorbire tutta la loro attenzione: dimodoché ai Mebahe’el che vogliano seguire la loro vocazione rimane solitamente ben poco tempo da dedicare alla famiglia. E qui cominciano i rischi più insidiosi: la solitudine non li spaventa ma, se non sanno accorgersene per tempo, la mancanza di profondi rapporti d’affetto può danneggiare il loro senso della realtà. Il loro Ego può gonfiarsi fino a farli sentire personalità eroiche, eccezionali e perciò incomprese; la loro passione per la giustizia diventa allora rancore e disprezzo per la gente, e perciò si chiudono in se stessi, si deprimono. In alcuni Mebahe’el questa chiusura assume le forme di un perenne brontolio, con accessi di collera; in altri è una profonda, segreta insoddisfazione da Noè dilettanti, che sognano cinicamente un’arca solo per loro e il diluvio tutt’intorno. In altri ancora può produrre una sorta di corto circuito nel loro senso di giustizia, e trasformarli d’un tratto in oppressori e truffatori, o in individui vili, come se si traviassero apposta per punire un mondo che a loro non piace: così dovette accadere alla Mebahe’el Mary Tudor, soprannominata Maria la Sanguinaria, che regnò feroce in Inghilterra verso la metà del Cinquecento. Ma, in questi casi, andrebbero talmente contro le energie del loro Angelo da incorrere – come appunto accadde alla regina Mary – in guai e infelicità disastrose. Il miglior antidoto a questi eccessi del loro Ego va cercato nella considerevole riserva di umorismo di cui tutti i Mebahe’el sono provvisti. Se ancora non lo sanno, lo scoprano: non solo vi troveranno armi efficacissime contro la mediocrità morale dei loro contemporanei, ma anche il modo di non prendersi tanto dolorosamente sul serio, e di individuare, anche, più agevolmente, ciò che in loro stessi contrasta con i loro ideali di giustizia – e a cui, nella foga di correggere gli altri, a volte non danno il necessario peso. I Mebahe’el più raffinati possono specializzarsi nell’ironia: come Ian Fleming, il cui famosissimo agente 007 (un giustiziere anche lui) presenta aspetti deliziosamente comici, del tutto sconosciuti, prima di lui, al genere del romanzo di spionaggio. I più impetuosi, invece, si ritrovano in una comicità rumorosa e ingenua, come lo splendido Bob Hope. Ma se proprio vogliono essere geniali, imparino a impregnare d’umorismo ogni loro azione, divertendosi a sorprendere gli interlocutori con l’inventiva tipica del segno dei Gemelli, come se fossero sempre su un palcoscenico: e allora trionferanno indimenticabilmente.
Qualità di Mebahel e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità sviluppate da Mebahel sono sono onestà, giustizia, verità del cuore, trasparenza; leggerezza, senso artistico, senso dell'humour. Dona protezione e liberazione di prigionieri, liberazione da ogni forma di oppressione, intesa non solo in senso fisico, poiché la sua influenza si estende anche ai vincoli che spesso tengono prigioniero lo spirito di un individuo: l'aiuto di questo Angelo può sciogliere la tensione dovuta a complessi, ossessioni e manie. L’Angelo dell’Abisso a lui contrario si chiama Tamiel e rappresenta l'ingiustizia e la prigionia. Causa confusione mentale, ossessioni di tipo depressivo, aggressive o autoesioniste. Domina negativamente i processi, causa bugie, instabilità, inganno, corruzione, falsa testimonianza.
Meditazione associata al Nome: addio alle armi
La meditazione associata a Mebahel si chiama "addio alle armi": secondo la Kabbalah, infatti, proprio come basta una lampadina a cacciare le tenebre da una stanza, invocare la luce di questo Nome porta a conclusione pacifica il conflitto, a qualunque scala - dal litigio per un parcheggio alle guerre per il petrolio. Perché le soluzioni per ottenere la pace non sono mai di tipo militare: ricorrere alla violenza - perfino se "giustificata" da ottime ragioni - significa soltanto tentare di combattere l'oscurità con un'oscurità più grande. Le soluzioni si devono invece fondare sulla Luce spirituale e sulla consapevolezza dell'anima umana. Meditazione • Ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: per la luce di questo Nome sciolgo i conflitti nella mia anima, mi rappacifico con chiunque, so perdonare e vedo questa facoltà irradiarsi verso il mondo e contagiare gli altri
Esortazione angelica
Mebahel esorta a diventare coscienti delle proprie forze interiori e dei legami con le energie armonizzatrici che possono venire in nostro aiuto: invita a entrare in connessione con questi poteri per trovare equilibrio ed effondere nel mondo effetti positivi.
Giorni e orari di Mebahel
Se sei nato nei suoi giorni di reggenza Mebahel è sempre in ascolto per te; ma in particolare le sue energie si schiudono nelle date del tuo compleanno e negli altri 5 giorni che ti sono dati dal calcolo della Tradizione. Suoi giorni di reggenza sono anche: 22 gennaio, 3 aprile, 17 giugno, 31 agosto, 11 novembre. Inoltre egli governa ogni giorno, come "angelo della missione", le energie dalle h.04.20 alle 04.40. Assiste perciò, in particolare, anche i nati in questi giorni e in questo orario, in qualunque data di nascita, ed è questo l'orario migliore in cui tutti lo possono invocare. La preghiera tradizionale rivolta a Mebahel è il 10° versetto del Salmo 9: Et est Dominus refugium oppresso, refugium in opportunitatibus, in tribulatione (e il Signore è rifugio per l'oppresso, rifugio sicuro nei tempi favorevoli e nelle avversità).
Corrispondenze con le simbologie degli Arcani maggiori
A ciascuna delle 22 lettere ebraiche sono associati dei numeri, dunque ad esse possono venire associate anche corrispondenze con le relative simbologie dei 22 Arcani maggiori dei Tarocchi; questo può essere interessante per chi desidera interrogare questi simboli sul piano dell'introspezione psicologica. In questo caso la radice mem-beth-he risponde alla configurazione: "la Morte - la Papessa - il Papa", da cui la riflessione interiore suggerita dalle domande rivolte da questi arcani: chiede la Morte (trasformazione profonda, rivoluzione, chiusura di un ciclo): qual'è la mia ira? cosa deve morire in me? cosa devo lasciar andare? chiede la Papessa: (gestazione, accumulo) che cosa nascondo? cosa sto accumulando? cosa devo studiare? in quali rapporti sono con mia madre? chiede il Papa: (l'ideale, il ponte, il mediatore) che cosa comunico agli altri e con quali mezzi? ho un ideale? 
CORI DI APPARTENENZA E ARCANGELI DI INFLUENZA
Rimando infine al Coro e alle energie arcangeliche che dispensano influenze ai nati fra il 26 e il 31 maggio. L'angelo Mebahel appartiene al Coro degli Angeli Cherubini guidato dall'Arcangelo Raziel; questa decade in particolare (21-31 maggio) è sotto l'influenza del dolce Arcangelo Haniel. Il segno dei Gemelli nel suo complesso cade invece sotto l'influenza dell'Arcangelo Michele. Con questi link vi reinvio a tali entità angeliche: i nati in questi giorni sono invitati a consultarle, insieme a quella del loro Angelo Custode Mebahel. Infatti anche le energie di questi Arcangeli sono al loro fianco. Infine bisogna ricordare che una specifica influenza sulla persona è esercitata anche dall'Angelo che aveva reggenza nell'orario della nascita. 
Cambiando argomento
Cambiando argomento, ma non troppo, i "santi laici" di questi giorni sono le vittime delle stragi di via Georgofili, di piazza della Loggia, di Peteano, e la piccola Simonetta Lamberti.

10 commenti: