perché il semplice saperlo è un seme; se il terreno è pronto una verità che lo incontra vi si annida e inizia a germogliare

Nel nome del Signore, Dio d’Israel, sia Michael alla mia destra, Gabriel alla mia sinistra, dinanzi a me Uriel, dietro a me Raphael.

E sopra la mia testa la divina presenza di Dio. (preghiera ebraica)

venerdì 6 maggio 2011

Aladiah, angelo 10, dei nati fra il 6 e il 10 maggio


Aladiah, o ’Aladiyah è il decimo Soffio e il secondo raggio angelico nel Coro uraniano degli Angeli Cherubini guidato dall'Arcangelo Raziel, dove governa le energie Urano - Saturno. Il suo elemento è la Terra; ha domicilio Zodiacale dal 15° al 20° del Toro ed è l'Angelo Custode dei nati
dal 6 al 10 Maggio. I sei Angeli Custodi del Toro, collettivamente, fanno dei loro nati persone serie, responsabili, gradevoli e meritevoli di fiducia; inoltre accordano loro la sicurezza materiale.
Il nome di Aladiah significa “Dio propizio e favorevole”
Il dono dispensato da Aladiah è la GRAZIA DIVINA.
Questo Custode rappresenta il perdono del KARMA relativo all'incarnazione attuale - dunque non in senso generale, come è il caso di Haziel (altro Cherubino). Domina sulle malattie e le pestilenze; in particolare la rabbia e la peste. Concretamente significa che la sua influenza agisce concretamente nel contrastare le malattie mentre, sul piano sottile e simbolico, contrasta anche il diffondersi di mentalità distruttive che insidiano l'uomo appestandone l'anima. Aladiah risponde dunque alle invocazioni per ottenere guarigioni e dona ai suoi protetti potente facoltà di curare; grandi doti per le carriere nello spettacolo, nell'insegnamento e nella medicina. Ammortizzando e ripercuotendo le energie di Urano e Saturno, egli le conduce fino alle realtà materiali. Invocandolo, la persona può dunque liberarsi del proprio passato, di qualunque difficoltà o costrizione penosa, per ricominciare daccapo, totalmente rinnovata. In primo luogo, si rigenera il corpo, si guariscono gli altri e se stessi (soprattutto le ossa, governate da Saturno), poi è la volta della rigenerazione morale e, con essa, giunge la cancellazione di tutte le colpe e degli errori passati. Dice Haziel che Aladiah ha il compito di promuovere l'Amore e la Saggezza/Sapere che promanano dalle energie amministrate dall'Arcangelo Raziel; è per sua influenza che l'Amore assume forma materiale. Per suo tramite la persona si sente spronata a costruire saldamente la Saggezza emanata dall'Alto, ciò significa che tutte le sue attività materiali recheranno il marchio dell'Amore Superiore, Divino. (...) in virtù di questo Cherubino il lavoro umano avrà esiti felici; occorrerà a tale scopo che esso sia collettivo, orientato verso la creazione di spazi sociali in cui le energie, le doti e i poteri dispensati da Raziel potranno manifestarsi e radicarsi con il massimo vigore. Egli aiuterà con la massima efficacia chiunque consacri la propria esistenza all'edificazione sulla Terra di ciò che è divino. Esaudisce le preghiere di guarire dalle malattie, agisce sul sistema immunitario e dona costante salute fisica. Fornisce energia curativa e l'attitudine ad ascoltare e a guarire gli altri. Concede buona sorte nelle imprese, anche ardue, buon esito e fortuna in ogni genere di attività, celebrità, stima collettiva. Protegge i segreti che desideriamo celare per buone ragioni.
Aladiah secondo Sibaldi
Dice Sibaldi che questo Cherubino occupa un posto speciale tra i numerosi Angeli che elargisono la rara Energia Yod (o "energia curativa" - una potente forza ambivalente che potremmo definire tipica dei medici e delle persone di spettacolo). Infatti colpisce "l’abbondanza, l’irruenza addirittura, con cui quella duplice energia si manifesta nei protetti da questo Angelo, quando essi accettano di usarla. Tra i medici, fu un ’Aladiyah il più famoso professore del XX secolo: Sigmund Freud. Nello spettacolo, gli ’Aladiyah sono una fitta e luminosissima costellazione: Rodolfo Valentino, Gary Cooper, Fred Astaire, Fernandel, Orson Welles, Rossellini, Scola, Glenda Jackson… oltre a ipnotici e non meno famosi showman della scena politica, da Robespierre a Eva Perón. Importantissima in questo Nome angelico è, evidentemente, la lettera daleth, il geroglifico della generosità: a garantire la loro ascesa è, infatti, proprio la capacità di donare, di donarsi, di aprire tutto di sé agli altri, sia che si tratti dei recessi della propria psiche (come fu per Freud e Welles), sia del proprio cuore (Evita in Argentina), sia di quella profonda dolcezza che riempiva il temperamento di Valentino, Cooper, Astaire, Fernandel, e che da loro fluiva inesauribile nell’anima del pubblico. Darsi, e trovare in se stessi che cosa dare, è veramente il loro compito e il loro insegnamento: e anche, naturalmente, individuare gli ostacoli a tale generosità, e il modo di eliminarli. Quanto a individuare ostacoli negli altri, gli ’Aladiyah sono particolarmente bravi – ed è qui, soprattutto, che le loro doti terapeutiche e quelle teatrali mostrano la loro origine comune: come sappiamo, medici o attori, gli ’Aladiyah si sentono guidati a comprendere con straordinaria precisione le ragioni dei comportamenti altrui, e a risalire attraverso quelle alle cause dei conflitti e degli errori che, bloccando la vitalità, danneggiano la salute e lo spirito. Poi, curando o recitando, aiutano i loro pazienti o il loro pubblico a vedere indimenticabilmente quelle cause. Il che è già cominciare a guarire; un conflitto interiore, un blocco, quando ci viene mostrato cessa già di essere tale: si scorgono possibilità migliori e più grandi, al di là di esso, e ciò permette di liberarsene. Gli ’Aladiyah possiedono dalla nascita il segreto operativo di tale liberazione psicologica. La loro felicità è nell’accorgersene, adoperandolo per il loro prossimo. Quando lo adoperano invece per se stessi, fanno più fatica. Curiosamente, ci mettono sempre molto tempo a capire che il loro ostacolo personale è uno solo, e semplicissimo: banale egoismo – l’accontentarsi cioè di quel che già si è, o di ciò che già si ha in un qualunque momento della vita, e il volerlo tenere per sé. Il loro impulso a crescere e a far crescere è come un fiume in piena: se lo si vuol fermare, provoca disastri. Guai, per esempio, a quegli ’Aladiyah che si innamorino dell’importanza che credono di aver conquistato: in breve tempo diventano sorprendentemente ottusi, cupi, insicuri; finiscono per cacciarsi loro stessi in inestricabili grovigli di conflitti ed errori; oppure si abbandonano a un senso di inutilità e di angoscia che li spingerà inevitabilmente allo spreco delle proprie ricchezze. Per prevenire tutto ciò, va consigliato loro un modo di cautelarsi che per chiunque altro sarebbe paradossale: cercare, possibilmente come partner, una persona che ritengano molto superiore a se stessi e dedicarle il meglio di ciò che hanno o fanno, in totale adesione. In una parola, stabilire una dipendenza. Suona orribile, certo: ma nel loro caso è il sistema più semplice e sicuro per dare e fare di più, per mantenere attiva, insomma, la loro daleth, la generosità. E solo a tale condizione, anche nella vita pubblica il loro talento continuerà a farli splendere e salire. Gli ’Aladiyah sanno bene d’altra parte di avere la tendenza a dipendere da qualcuno: fin dall’adolescenza la loro intensa affettività li spinge a sognare il grande amore come la cosa più importante della vita, e nessuno è più bravo di loro nello sgomentare un amante con eccessi di premure e di tenerezze. Gli amanti mediocri fuggono: poco male! L’’Aladiyah affinerà il modo di selezionarli. Con il tempo, ancor più che un compagno, comincerà a cercare anche un superiore da ammirare e al quale, di nuovo, dedicarsi interamente, diventando un fedele e appassionato esecutore; poi magari vorrà un maestro spirituale a cui obbedire in tutto. Ma solo fino a che non comincerà a scoprire (il che avviene agli ’Aladiyah più evoluti) quel magnifico Eroe che in realtà esiste dentro di lui, e di cui tutte le persone che aveva adorato fino ad allora erano solo proiezioni. La riuscita degli ’Aladiyah – in ogni campo della loro esistenza – è commisurata appunto a questi diversi gradi di dipendenza e al livello delle persone da cui decidono di dipendere: è del tutto normale, cioè, che gli ’Aladiyah dicano «Quando stavo con il tale… » o «Quando credevo nel tal’altro…» per indicare le tappe della propria evoluzione interiore. Tanto più utile è che coltivino il più possibile il loro buon gusto, la loro cultura. Ciò che nell’ambiente in cui vivono è brutto o banale ha infatti il potere non soltanto di deprimerli, ma di influire pesantemente sulla scelta delle persone da idolatrare e del modo, anche, in cui idolatrarle: se, per esempio, la realtà circostante ha frustrato da troppo tempo la sua esigenza di bellezza esteriore e interiore, un ’Aladiyah può facilmente individuare, come suo ideale o guru, una persona di poco conto, e illudersi che sia splendida, e lasciarsene plagiare, nel generoso tentativo di adeguarsi al suo livello, pur di dare qualcosa di sé a qualcuno; oppure la banalità può intossicarlo a tal punto da fargli venerare semplicemente i personaggi alla moda, perdendosi così nel gruppo, nella massa, e finendo per dipendere soltanto da quest’ultima. Il peggio, in questi casi, è che l’intontimento, il conformismo e i cattivi modelli gli faranno perdere la voglia di essere se stesso, e di agire così come la sua Energia Yod esige da lui". Questo è il tragico rischio insito nel prezioso dono dell'energia curativa Yod, che - appunto - è ambivalente: come un coltello affilato, va tenuta per il manico, se presa dal lato sbagliato ferirà profondamente e senza avvisare, colpendo direttamente chi la possiede. Infatti, anche l'Aladiah di cui stiamo parlando: "non verrà perdonato. Sappiamo che quell’Energia si vendica spietatamente quando non la si utilizza: comincerà con l’ipocondria e proseguirà producendo quelle stesse malattie del corpo o dell’anima che l’’Aladiyah, se l’avesse usata, avrebbe potuto guarire". Questo Angelo suggerisce un segreto semplice: hai in mano un grande potere, stai attento a come lo usi. Se agirai in modo inconsapevole potrai mettere in moto forze distruttrici che potranno sfuggirti di mano, colpire gravemente te come il mondo intorno. Se però imparerai a usarle, potrai avere totale successo e aiutare il mondo, arrivare davvero lontano. Un po' come avere in mano una Ferrari potentissima: diventeremo Schumaker o andremo a schiantarci contro un muro dopo aver investito qualcuno? dipende... ci rendiamo conto della velocità e dell'impatto che può raggiungere? abbiamo la pazienza di imparare a guidare? Il libretto di istruzioni è nel geroglifico del tuo Angelo, che cela il concetto: "Il mio potere cresce nel dare". Insomma, se vuoi usare bene il tuo potere, e guadagnare da esso, in primo luogo devi dare: fiducia a te stesso, tutto te stesso agli altri.
Qualità di Aladiah e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità sviluppate da Aladiah sono bontà, simpatia, aiuto reciproco, compassione, dignità, rispetto. Proprio perché concede questi doni, quanto più l'individuo non asseconda la propria natura angelica, tanto più potrà presentare difetti opposti a queste qualità.
L'angelo dell'abisso a lui contrario si chiama Ezékiel e rappresenta la decadenza morale; causa trascuratezza e insensibilità verso i propri bisogni e quelli degli altri. Influisce sulle persone inducendole a trascurare la propria salute, gli studi, gli affari, i propri cari, le proprie esigenze profonde. Causa autolesionismo, sadismo, masochismo, mancanza di amore e di stima di sè.
Meditazione associata al Nome
La meditazione associata ad Aladiah si chiama "lo sguardo può uccidere; addolcisco lo sguardo". La Kabbala attribuisce a questo Nome il potere, da un lato, di vincere la tendenza umana a guardare male la vita e gli altri, sentendosi dunque isolati e senza sostegno; dall'altro, di neutralizzare lo sguardo malevolo delle altre persone. La vibrazione delle sue lettere fornisce dunque uno strumento meditativo per guardare sè stessi e gli altri con sguardo più amorevole, vanificando anche la malevolenza altrui.
Meditazione: ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: per il potere di questo Nome si riduce la mia malevolenza e sfiducia. Uno scudo di energia positiva mi circonda donandomi protezione contro le occhiate negative, gli sguardi invidiosi e le intenzioni meschine degli altri.
Esortazione angelica
Aladiah esorta a impegnarsi per aprirsi alla fiducia e migliorare la propria vita, e infine trasmettere agli altri i benefici ottenuti.
Giorni e orari di Aladiah
Se sei nato nei giorni di reggenza di questo angelo, Aladiah è sempre in ascolto per te; ma in particolare le sue energie si schiudono nelle date del tuo compleanno e negli altri 5 giorni che ti sono dati dal calcolo della Tradizione. Suoi giorni di reggenza sono anche: 18 gennaio, 30 marzo, 12 giugno, 27 agosto, 7 novembre; ed egli governa ogni giorno, come "angelo della missione", le energie dalle h. 3.00 alle 3.20. Assiste perciò, in particolare, anche i nati in questi giorni e in questo orario, in qualunque data di nascita, ed è questo l'orario migliore in cui tutti lo possono invocare. La preghiera rivolta specificamente a Aladiah è il versetto " Fiat misericordia tua, Domine, super nos, quemadmodum speravimus in te (Sal. 33,22 – Sia la tua grazia, Signore, su di noi, così come noi abbiamo sperato in te).
Corrispondenze con le simbologie degli Arcani maggiori
A ciascuna delle 22 lettere ebraiche sono associati dei numeri, dunque ad esse possono venire associate anche corrispondenze con le relative simbologie dei 22 Arcani maggiori dei Tarocchi; questo può essere interessante per chi desidera interrogare questi simboli sul solo piano di vero interesse: quello cioè dell'introspezione psicologica. Mentre le lettere ebraiche si leggono da destra a sinistra, però, i corrispondenti Tarocchi vanno letti da sinistra a destra. In questo caso, la radice aleph-lamed-daleth di questo Nome risponde alla configurazione:
Il Mago - l'Appeso - l'Imperatore
da cui la riflessione interiore costante, suggerita dalle domande poste da questi arcani: chiede il Mago (l'inizio, la scelta): che cosa sto cominciando a fare? che cosa sto scegliendo? come posso canalizzare la mia energia?
chiede l'Appeso (sosta, meditazione, dono di se stessi) che cosa devo sacrificare? che cosa devo dare di me stesso? cosa devo fermare? cosa devo ascoltare? verso quale punto devo rivolgere la mia ricerca interiore?
chiede l'Imperatore (stabilità, dominio sul mondo materiale) come va il mio lavoro, la mia vita materiale? cosa sto costruendo? in che rapporti sono con mio padre, con l'idea di potere?
Come sapete, il codice dei 72 Nomi di Dio è celato nei tre versetti 19, 20 e 21 del capitolo 14 dell'Esodo (ciascuno composto da 72 lettere): "l'Angelo di Dio che stava davanti al campo di Israele si mosse e si pose dietro di loro. Anche la colonna di nube si mosse e dal davanti passò indietro, venendosi a trovare fra l'accampamento degli Egiziani e quello di Israele. Questa nube da un lato (cioè per gli uni) era tenebrosa, dall'altro (cioè: per gli altri) rischiarava la notte. Così gli uni non poterono avvicinarsi agli altri per tutta la notte. Allora Mosé stese la mano sul mare e l'Eterno, durante tutta la notte, ritirò il mare con forte vento da Oriente, rendendolo asciutto; e le acque si divisero". La Aleph, prima lettera del trigramma di questo Angelo, ci dice che l'Eterno ci è propizio se ci lasciamo istruire, e accettiamo che - attraverso il Lamed (lettera centrale del trigramma), sia liberata la nostra forza. Il Daleth rappresenta la mano, tesa nel dare (e il gesto di Mosé che tende la mano verso il Mare per aprirne le acque). Il decimo soffio, cioè Aladiah, è anche una chiave della favola della lampada di Aladino. Il Mago (Aleph), seguito dall'Appeso (Lamed) che rappresenta la spinta a sviluppare ricerca interiore, sfociano nell'Imperatore (Daleth), cioè il potere: la liberazione del genio che stava imprigionato. Egli ti dice: "I tuoi desideri sono i miei ordini". Ti obbedirà fedelmente, ma ormai, chi è chi? la verità è che i tuoi stessi desideri sono ormai quelli divini: il potere è tuo. Perché discende proprio dall'essere servo generoso e devoto, consapevole del tuo proprio mandato; che è divino.
CORI DI APPARTENENZA E ARCANGELI DI INFLUENZA
Rimando infine al Coro e alle energie arcangeliche che dispensano influenze ai nati fra il 6 e il 10 maggio. L'angelo Aladiah appartiene al Coro degli Angeli Cherubini guidato dall'Arcangelo Raziel. Questa decade in particolare (1°-10 maggio) e il segno del Toro nel suo complesso cadono entrambi sotto l'influenza del dolcissimo Arcangelo Haniel.
Con questi link vi reinvio a tali entità angeliche: i nati in questi giorni sono invitati a consultarle, insieme a quella del loro Angelo Custode Aladiah. Infatti anche le energie di questi Arcangeli sono al loro fianco. Infine bisogna ricordare che una specifica influenza sulla persona è esercitata anche dall'Angelo che aveva reggenza nell'orario della nascita.
Cambiando argomento
Cambiando argomento, ma non troppo, i "santi laici" di questi giorni sono Michele Abbate, sindaco; Emanuele Busellini, cittadino; Peppino Impastato, attivista politico.

7 commenti:

  1. hobisogno del mio Angelo per capirecosa faccio su questa Terra. ho 81 anni e non conosco il resoconto
    della mia vita. Sto vivendo la sesta vita; è finito il mio
    peregrinare tra Cielo e Terra ?

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    1. Caro amico, il tuo angelo è sempre accanto a te, non ti abbandona mai, in nessun angolo del mondo. Purtroppo non tutti hanno una tale sensibilità da poterli sentire, ascoltare o addirittura vedere. Quello che noi ti consigliamo è di vivere in nome di Dio nostro, secondo i suoi principi misericordiosi, e allora vedrai che il resoconto della tua vita verrà da se. Con affetto, una persona speciale

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  2. Salve c'è un qualche modo per contattarlo?

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  3. Il mio angelo deve odiarmi vista la vita di privazioni e sofferenze cui mi ha condannato.

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    1. Ezekiel è molto forte, sempre.. cura te stesso, poi inizia dagli altri 🌹

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  4. Il mio, Aladiah, mi ha perso di vista... oppure, non è mai stato informato della mia nascita.
    Sto quì, ciao Aladiah, mi piacerebbe parlarti di me...

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