perché il semplice saperlo è un seme; se il terreno è pronto una verità che lo incontra vi si annida e inizia a germogliare

Nel nome del Signore, Dio d’Israel, sia Michael alla mia destra, Gabriel alla mia sinistra, dinanzi a me Uriel, dietro a me Raphael.

E sopra la mia testa la divina presenza di Dio. (preghiera ebraica)

domenica 1 gennaio 2012

Se vuoi trovare gli angeli di ogni data dell'anno...

Se vuoi trovare tutti gli angeli dell'anno devi andare a ripescarli nell'archivio del 2011.
Come ogni vera realtà (al di à delle nostre illusioni), questo blog è circolare: cioè non prosegue linearmente nel tempo, proiettandosi indefinitamente nel "futuro". Ma alla fine dell'anno riparte, dal primo gennaio, e si risnocciola nuovamente, durante tutto il corso dell'anno in corso, lungo tutti i post del suo primo anno: che è stato - appunto - il 2011.
Se vuoi conoscere il tuo angelo cerca la tua data di nascita fra le date dell'archivio del blog. Le trovi qui, a sinistra (sotto ai Santi danzanti) nei post che si snodano dal gennaio al dicembre 2011.
Tutti i 72 angeli custodi restano lì, nei 72 post del 2011. Poi ci sono gli Arcangeli: tutti e 9, con i rispettivi Cori, sono descritti nei 9 post scritti nel dicembre 2010.
Quando avrò tempo mi riprometto di dare qualche aggiustatina (ci sono ancora tanti errori!), così questi ritratti, spero, si preciseranno meglio; ma resteranno lì, nelle loro date originarie. Eventuali futuri post (se ci saranno, non so) daranno al massimo qualche cenno, qualche citazione sul tema e rimandi agli angeli della settimana.
Vi suggerisco anche, per orientarvi meglio, di leggere le pagine informative dedicate a:
a cosa serve questo blog
cose da sapere prima di consultare il blog
cosa sono i 72 Nomi di Dio: angeli e demoni
• e infine fonti, avvertenze e copyright.
Ma oggi, che è un primo gennaio, vorrei suggerire, soprattutto, di aprire l'anno con una meditazione che molto ha a che fare con l'accostarsi alle energie angeliche: una meditazione dedicata alla Madonna Sistina. Come sapete questa bellissima Madonna di Raffaello è circondata da leggerissime nubi che, se osservate attentamente, si mostrano come miriadi di piccoli volti: sono i volti delle anime non ancora incarnate che guardano alla Vergine come alla maternità stessa, la porta attraverso cui entrare nel mondo.
Dostoevskij, tramite il personaggio di Stepan Trofimovitch (nei Démoni) si disse incapace di spiegare la profondità di questo dipinto. Rudolf Steiner ha lasciato una bellissima riflessione che illustra bene come meditare su questa immagine. Esiste inoltre un altro suggerimento di meditazione a cui rimando: quello di Vasilij Grossman, che dedicò a questa figura il commovente racconto "La Madonna a Treblinka". 
Per semplificare le ricerche a chi desidera fare questa esperienza, ho preparato 2 pagine: 
• e una seconda sull'emozionante meditazione che ne fece Vassilij Grossman.
Mentre scrivo si sta per aprire un anno, il 2012, che per molte ragioni è stato caricato di grandi paure e aspettative. La mia idea è che dovremmo sgombrare il campo da tutto: da qualunque paura e anche da qualunque attesa che le soluzioni pioveranno dall'alto, ma mettendo NOI STESSI al centro del cambiamento.
Come disse Grossman "nell'epoca crudele e terribile nella quale la nostra generazione è stata condannata a vivere su questa Terra, non dobbiamo mai accettare di venire a patti con il male. Non dobbiamo mai diventare indifferenti nei confronti degli altri e indulgenti nei confronti di noi stessi". 
Noi lo possiamo fare, ed è questo che può tramutare perfino l'orrore in Bene. Non illudiamoci che questa epoca crudele e terribile, che nel Novecento ha raggiunto abissi di aberrazione, sia finita. E' ancora pienamente in corso, durerà ancora a lungo e noi siamo chiamati a esserci.

Ma nei suoi interstizi sono sempre disponibili salvezza e grazia, sprazzi di paradiso, porte verso la Bellezza. I nostri Angeli ci ricordano instancabilmente che di fronte a qualunque difficoltà non dobbiamo mai cedere alla tentazione dello scoraggiamento: non siamo mai soli, e nessuna difficoltà è senza senso. Ci chiedono di ricordarci di noi stessi e di portare la nostra azione nel mondo. Con immensa fiducia che ciascuno di noi lo possa cambiare: profondamente e per sempre.

martedì 27 dicembre 2011

Poyel angelo 56, dei nati dal 27 al 31 dicembre

*Poyel, o Phuwiy’el, è il 56esimo Soffio e l’ottavo raggio angelico nel Coro venusiano degli Angeli Principati, nel quale amministra le energie lunari. Il suo elemento è la Terra; ha domicilio Zodiacale tra il 5° e il 10° del Capricorno ed è l'Angelo Custode dei nati dal 27 al 31 dicembre. I sei Angeli Custodi del Capricorno sono potenze che collettivamente fanno dei loro nati individui seri, dotati di pazienza e senso di responsabilità. Si tratta inoltre di persone ambiziose in senso positivo, in grado si portare a buon fine i loro progetti con silenziosa ponderazione.

Il nome di Poyel significa “Dio che sostiene l’Universo"

Il dono dispensato da Poyel è la facoltà di conciliare il Talento con la Modestia; con tutta la fortuna e il sostegno che ne derivano.

Poyel concretizza le energie della Luna, le forze inconsce che formano le immagini della nostra interiorità; offre ai suoi protetti i doni più preziosi, recando in sè le energie di Venere (Bellezza e Salute), di Urano (Amore) e di Giove (Abbondanza e Potere). È l'Angelo più generoso e seducente, tanto che si ritiene sia assegnato prevalentemente a coloro che ne hanno meritato la guida agendo bene nelle vite precedenti. Offre ai suoi protetti i suoi doni preziosi perché questi possano proiettarli all'esterno, facendo partecipi gli altri della loro piena realizzazione.
Dice Haziel che questo Angelo “elargisce a pioggia un’autentica profluvie di ricchezze, bellezza e armonia, tramite la fonte ineffabile dei nostri sentimenti; egli d’altronde ha il compito di sbloccare sentimenti cosmici, per metterli a disposizione dell’individuo. Questi pertanto sarà educato, raffinato, compìto, ma non per costrizione o formazione, bensì per un suo modo di essere innato (...); darà prova di notevole perizia in tutte le attività nelle quali i sentimenti costituiscono un fattore di portata determinante. Ma sarebbe errato parlare in termini di vocazione, giacché la Volontà del soggetto sarà in qualche misura orientata dalla forza dell’amore irraggiata da un Angelo coì mirabile".
La sua azione, però, potrà essere ritardata da qualche attaccamento che àncora troppo la persona al mondo interiore delle sue radici o dell'infanzia; soprattutto alla madre, a cui questi nati possono rivolgere un amore così intenso da creare un ostacolo all'aprirsi verso l'esterno, all'amore adulto. La preghiera a Poyel è uno strumento in grado di sbloccare questi sentimenti. 

Sappiamo che secondo la Kabbalah tre versetti dell’Esodo (ciascuno composto da 72 lettere), celano il codice dei 72 Nomi di Dio; e precisamente i versetti 19, 20 e 21 del capitolo 14. Riguardo alle origini delle lettere nel trigramma-radice di questo Nome, peh-waw-yod, la Peh (bocca) proviene da: “Anche la colonna di nube che li precedeva si mosse e dal davanti passò indietro” (Esodo, 14, 19).  La Vav (gancio) viene da (Esodo, 14, 20): “venendosi a trovare fra l’accampamento degli Egiziani e quello di Israele”; mentre la Yod (mano) proviene da (Esodo 14, 21): “e l’Eterno, durante tutta la notte, ritirò (prosciugò) il mare con forte vento da Oriente”.
Il rebus formato da queste 3 lettere, in relazione alla loro origine, dà l’immagine del controllo delle emozioni. Questi segni suggerisono inoltre che questo angelo ispiri la parola che conforta (interpr. Muller-Baudat).

Poyel secondo Sibaldi
Secondo Sibaldi il possibile blocco dei Poyel all'aprirsi verso l'esterno (all'amore adulto) si può anche descrivere come una paura di affrontare la bruttezza del mondo. Dice Sibaldi che "l'iniziale del Nome "è la delicatissima P di «fiore» (perakh), di «farfalla» (parpar), di «viso» (panim). È il geroglifico della sensualità, della bellezza fisica; e della bocca, della voce, del volto, dell’espressione; della parola, anche, e della persuasione. In Poyel è anche immagine di una ipersensibilità a tutto ciò che nella realtà vi è di brutto, di infetto – e che nel Nome angelico è raffigurato dalla seconda lettera, la Waw". Non sono solo questi nati che temono la bruttezza del nostro mondo; ma ad essi tocca in particolare "il compito di comprendere, sviluppare, far fruttare con particolare impegno e determinazione quella tensione tra la Phe e la Waw", e in questo il loro Angelo agisce per tutti e in tutti. "Il viso dei Phuwiy’el", invece, "vorrebbe volgersi via da un mondo umano che a loro appare irrimediabilmente brutto, ostile e ottuso. Il loro Angelo è maestoso, parente stretto di Haziy’el e Yabamiyah: e, proprio come questi due, dona ai suoi protetti una vista acuta, una mente limpida, un animo immune da illusioni e libero da brame di conquiste, di carriera. Li abbiamo chiamati Angeli dei Re: di chi nasce già re; e di tale regalità tocca in sorte ai Phuwiy’el l’aspetto più difficile: l’acuta percezione della differenza tra l’armonia che abita in loro, e il caos che perturba e annebbia le vite degli altri. Quanta gente intorno a loro si spreca in lotte inutili, meschine, e desidera banalità, e crede in sciocchezze, e non sa e non vuol sapere, e non si ferma mai a riflettere!". Così i Poyel sono portati a pensare che non saranno ascoltati e capiti e i loro occhi osservano come da un’immensa lontananza, in un’espressione di cui Sibaldi prende ad esempio "l’aristocratico sguardo della Phuwiy’el Marlene Dietrich, freddo e struggente al tempo stesso (...).

 E pensare che potrebbero avere tutto: dispongono di enormi doti e nulla impedisce loro di riuscire in ogni campo. «Ma perché?» si domandano. «A che scopo?» E rischiano di esitare sempre tra essere e non essere, come Amleto". Ma se lasceranno che l’amarezza diventi sconforto, diverranno chiusi e incerti, votati all’esclusione e alla sconfitta, a un pessimismo incapace di reagire; oppure potranno diventare presuntuosi e scostanti. Queste tendenze, a volte quasi irresistibili, potranno volgere esattamente al loro contrario, trasformando alchemicamente le difficoltà dell'infanzia in capacità di generoso soccorso; specie per i Poyel che "decidono di specializzarsi in una qualunque attività che riguardi il viso, la voce e più in generale l’espressione, e più in generale ancora la bellezza", in quanto "la loro bellezza interiore può ispirarli potentemente in tutti i campi legati all’estetica", oppure la medicina, con particolare riguardo alla prevenzione. "Compito dei Phuwiy’el è e sarà sempre quello di rappresentare, o perlomeno di custodire in se stessi, un grado del sublime che la restante umanità non raggiunge ancora; ma, certamente, più lo faranno sapere in giro e meglio sarà per loro e per tutti".


Qualità di Poyel e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità sviluppate da Poyel sono tutte quelle derivate dalla modestia e dalla moderazione. Egli dona buonumore, ottimismo, allegria; carattere conciliante, portatore di pace e tranquillità. Una consapevolezza dei propri limiti che dona l'umiltà capace di espandere la conoscenza e andare in aiuto agli altri. Concede amore, salute, ricchezza, erudizione, senso dell'umorismo. L'Angelo dell'Abisso a lui contrario si chiama Igurim e rappresenta il blocco, l'immobilità. Causa orgoglio, ambizione smisurata, noncuranza, pessimismo, paura; situazioni bloccate. Poyel annulla questi difetti e salva dalle sciagure che ne derivano.

Meditazione associata al Nome: dissipare la rabbia
La meditazione associata a Poyel è "dissipare la rabbia". Secondo la Kabbalah, infatti, questo Nome fornisce lo strumento meditativo più efficace per liberarsi di riferimenti, persone o situazioni che, come idoli che incatenano, possono dominare il nostro comportamento facendoci sentire compressi.
Meditazione • Ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: "Invocando il potere di questo nome rimuovo il potere e il fascino degli idoli che controllano il mondo. Il mio cuore è purificato dalla rabbia; da esso sorgono la mia felicità e la pace della mente".



Esortazione angelica

Poyel esorta a rendere partecipi gli altri e il mondo delle proprie ricchezze interiori: a cercare in sè le forze inesauribili che scaturiscono dalla fiducia e dall’amore e a effonderle, in azioni e parole nel mondo, come fa la fonte che dona la propria acqua.



Giorni e orari di Poyel
Se sei nato nei suoi giorni di reggenza Poyel è sempre in ascolto per te; ma in particolare le sue energie si schiudono nelle date del tuo compleanno e negli altri 5 giorni che ti sono dati dal calcolo della Tradizione. Suoi giorni di reggenza sono anche: il 28 Febbraio, 16 Maggio, 30/31 Luglio, 12 Ottobre, 23 Dicembre, 4 marzo. Infine egli governa, ogni giorno, come "angelo della missione", le energie dalle h. 18.20 alle 18.40. Perciò egli assiste, in particolare, anche tutti i nati in questo orario, qualunque sia la loro data di nascita. Secondo la Tradizione è proprio in questi venti minuti che deve essere invocato, recitando il 14° versetto del Salmo 144: Il Signore sostiene quelli che vacillano e rialza chiunque è caduto. (Allevat Dominus omnes qui corruunt et erigit omnes depressos).



Corrispondenze con le simbologie degli Arcani maggiori
A ciascuna delle 22 lettere ebraiche sono associati dei numeri, dunque ad esse possono venire associate anche corrispondenze con le relative simbologie dei 22 Arcani maggiori dei Tarocchi;
Se le lettere ebraiche si leggono da destra a sinistra, i Tarocchi corrispondenti vanno letti da sinistra a destra. E questo può essere interessante per chi desidera interrogare questi simboli sul piano dell'introspezione psicologica. In questo caso la radice () risponde alla configurazione: "la Stella - l'Innamorato - la Ruota di Fortuna":
da cui la riflessione che nasce dalle domande poste da questi arcani: La Stella (l'azione nel mondo, la ricerca del proprio posto): qual è la mia speranza? quale il mio posto? in quali attività impiego energie?. L'innamorato (l'androgino divino, il libero arbitrio, la ricerca della Luce): in quali relazioni sono coinvolta? che scelte devo operare? La Ruota (il ciclo del mutamento): che ciclo si è concluso, cosa devo cambiare? quali sono le mie opportunità? cosa mi aiuta? cosa sto ripetendo? quale enigma emozionale mi blocca?



CORI DI APPARTENENZA E ARCANGELI DI INFLUENZA
Rimando infine al Coro e alle energie arcangeliche che dispensano influenze ai nati fra il 27 e il 31 dicembre. L'angelo Poyel appartiene al Coro degli Angeli Principati guidato dall'Arcangelo Haniel. Invece, il segno del Capricorno e la decade che qui interessa (22-31 dicembre) cadono entrambi sotto l'Arcangelo Binael. Con questi link vi reinvio a tali entità angeliche: i nati in questi giorni sono invitati a consultarle, insieme a quella del loro Angelo Custode Poyel. Infatti anche le energie di questi Arcangeli sono al loro fianco. Infine bisogna ricordare che una specifica influenza sulla persona è esercitata anche dall'Angelo che aveva reggenza nell'orario della nascita.

giovedì 22 dicembre 2011

Mebahiah, angelo 55, dei nati dal 22 al 26 dicembre

Mebahiah, o Mebahiyah, è il 55esimo Soffio e il settimo raggio angelico nel Coro venusiano degli Angeli Principati, nel quale amministra le energie di Mercurio. Il suo elemento è la Terra; ha domicilio Zodiacale dallo 0 al 5° del Capricorno ed è l'Angelo Custode dei nati dal 22 al 26 dicembre. I sei Angeli Custodi del Capricorno sono potenze che collettivamente fanno dei loro nati individui seri, dotati di pazienza e senso di responsabilità. Si tratta inoltre di persone ambiziose in senso positivo, in grado si portare a buon fine i loro progetti con silenziosa ponderazione
Il nome di Mebahiah significa “Dio eterno"
Il dono dispensato da Mebahiah è la LUCIDITA' INTELLETTUALE.

Mebahiah domina sulla morale e ispira un comportamento esemplare. Dice Haziel che questo Angelo stimola l’esteriorizzazione dei pensieri più nobili dell’individuo, quelli che egli stesso avrà elaborato. Ciò significa che la bellezza dei suoi pensieri dipenderà direttamente dalla qualità delle sue riserve mentali interiori. Se infatti il suo intelletto (ovvero il suo Corpus mentale) fosse colmo di contenuti mediocri o tetramente ambigui, l’Angelo stenterebbe a pervenire a esiti soddisfacenti. Ma colui che gli si affida pienamente si esprimerà con grazia e cortesia, e alla fine saprà estrarre dal Pensiero Divino (infuso dall’Angelo) la parte più preziosa; egli possiede il dono dell’immagine, ed il suo eloquio sarà percorso da esempi che faciliteranno la comprensione delle idee. Saprà dunque esprimersi con la parola e col ricorso ai simboli. In altre parole, che facciano i giornalisti o i politici, i protetti da Mebahiah potranno avere ascendente sui loro simili e, se metteranno l'intelligenza e il pensiero al servizio della verità e di progetti importanti, otterranno da lui piena riuscita. L'unione delle energie venusiane e mercuriali, infatti, fà si che l'energia di questo angelo porti fecondità (Venere) ed eloquenza (Mercurio); aiuta a lasciarci guidare dalla Grazia; infonde idee chiare e la capacità di regolamentare i desideri. Concede la facoltà di giudicare con lucidità e intelligenza accogliendo nuovi concetti senza pregiudizi.

sabato 17 dicembre 2011

Nithael, angelo 54, dei nati dal 17 al 21 dicembre

Nithael, o Niyathel, o Niyitha’el, è il 54esimo Soffio e il sesto raggio angelico nel Coro venusiano degli Angeli Principati, nel quale amministra le energie di Venere. Il suo elemento è il Fuoco; ha domicilio Zodiacale dal 25° al 30 ° del Sagittario ed è l'Angelo Custode dei nati dal 17 al 21 dicembre. I sei Angeli Custodi del Sagittario sono potenze che collettivamente fanno dei loro nati persone leali, gentili, energiche e indipendenti, capaci di gestire il potere ma anche di essere generosi con i deboli gli oppressi; orgogliosi e impulsivi, questi nati sono anche pronti a dimenticare i torti. Nithael è anche l’ultimo fra gli angeli Principati che appartenga al gruppo dei 6 angeli della Costellazione del Sagittario: i quali, secondo Sibaldi, hanno anche la specifica caratteristica di essere accomunati da qualità molto simili tra loro, il che non si riscontra nelle energie angeliche di nessun altro segno zodiacale; è semmai molto raro che due Angeli dello stesso segno si somiglino. Questi 6 Principati, invece, sembrano essere una sorta di variazione sullo stesso tema esistenziale, che Sibaldi chiama "il Castello": quello che sembra rappresentato, fra 2 torri, nel pittogramma delle 3 lettere-radice del Nome di Vehuel (il primo dei Principati). E aggiunge che i Principati, appunto, sono gli Angeli della Bellezza: Dante, nel pieno rispetto della Qabbalah, li colloca nel terzo cielo del Paradiso, quello di Venere. La bellezza è quel qualcosa che si coglie nelle forme, ma che supera le forme stesse: e tutti i loro protetti sembrano appunto porsi, sul piano esistenziale, come "in alto" rispetto agli altri, in quanto cercano in se stessi una forma di identità più alta, più grande del semplice «io». Se per moltissimi che si accontentano di appartenere a un qualche «noi» (nazione, squadra, azienda, famiglia, religione, razza) l’«io» non è ancora nemmeno considerato, e per molti altri ancora l’«io» è un punto di arrivo (già riuscire a essere se stessi è una grande conquista), per i nati sotto questi angeli l’io è addirittura una porta, l’inizio di una via, oltre la quale sono impazienti di avventurarsi. Perciò il «noi» può annoiarli e opprimerli, così come fermarsi alla semplice accettazione e soddisfazione dell’«io». 
Il nome di Nithael significa “Re dei Cieli"
Il dono dispensato da Nithael è l'EREDITA'.
Nithael dispensa le energie di Venere nel coro venusiano dei Principati: è dunque un angelo pienamente venusiano, apportatore di Bellezza, arte e sensibilità; domina infatti sui talenti artistici ed estetici, viene considerato l’angelo che aiuta a percepire la nobiltà di cuore, e può anche dispensare una capacità di rigenerazione che aiuta a preservare in sè la giovinezza; dona centratura, capacità di accogliere gli altri, aiuta a conseguire celebrità e prestigio.  
Dice Haziel, infatti, che l'angelo Nithael infonde la bellezza, la delicatezza, la grazia, il senso artistico e tutti i poteri emanati dai Turbini di Vita della Colonna di Destra dell’Albero della Vita. I suoi protetti recheranno questi valori al mondo materiale, che grazie a loro li rifletterà in modo splendente, abbagliante, perché questo Angelo accorda ai suoi protetti il comando sulle Forze Spirituali di questa Colonna. E' il potere di cui disponeva il Re Salomone. (...) assicura l'amicizia delle persone fortunate, che favorisce la prosperità in generale, morale e materiale. Si può dire anche che Nithael sia l'angelo del denaro, inteso come potere sociale e mondano. La persona (...) amerà dunque le cose belle e l'eleganza. Ma purtroppo non tutti comprendono la vera natura di questi doni, che sono solo simbolo e riflesso di beni più splendenti, e vanno utilizzati per portare benessere comune e luce spirituale. Può dunque capitare che molti nati sotto questo Angelo la fraintendano, finendo per attaccarsi così ai beni materiali e alla loro conservazione, ed è in tale congiuntura, prosegue Haziel, che l'Angelo dell'Abisso contrario a Nithael ha la possibilità di esercitare il proprio influsso negativo.
Sappiamo che secondo la Kabbalah tre versetti dell'Esodo (ciascuno composto da 72 lettere), celano il codice dei 72 Nomi di Dio; e precisamente i versetti 19, 20 e 21 del capitolo 14. Riguardo alle origini delle lettere nel trigramma-radice di questo Nome, nun-yod-thaw, la Nun (pesce) proviene da: "Anche la colonna di nube si mosse e dal davanti passò indietro" (Esodo, 14, 19).  La Yod (mano) viene da (Esodo, 14, 20): "venendosi a trovare fra l'accampamento degli Egiziani e quello di Israele"; mentre la Thaw (croce) proviene da (Esodo 14, 21): "e l'Eterno, durante tutta la notte, ritirò (prosciugò) il mare con forte vento da Oriente". Questi segni suggeriscono che questo angelo aiuti la rigenerazione dell’energia vitale (interpr. Muller-Baudat).
Nithael secondo Sibaldi
Sibaldi vede, nella radice nun-yod-thaw del Nome il concetto: "il mio agire è fruttuoso quando guardo oltre ciò che già esiste", e - ricordando che il primo esperimento di volo dei fratelli Wright, oltre cent’anni fa, ebbe luogo un 17 dicembre, dice: l’era del volo a motore non sarebbe potuta cominciare sotto migliori auspici celesti: Niyitha’el è infatti l’Angelo dei nuovi cammini. I suoi protetti guardano impazienti sia il proprio orizzonte interiore, sia gli orizzonti di cui il loro tempo si è accontentato, e fin dove giunge lo sguardo non trovano nulla che dia senso alla loro vita. È come se ciò che la gente già sa intralciasse la visuale dei Niyitha’el; le certezze li opprimono, non c’è posto, nel loro animo, per cose come l’eccessiva stabilità, il senso di sicurezza, di protezione. Guido Gozzano era Niyitha’el, e ciò che lo rende tanto incantevole in certe sue famose liriche (scritte negli stessi anni degli esperimenti dei Wright) è proprio quel suo modo di guardare alla quieta vita borghese come a un oppio, o addirittura a un veleno, dolciastro e mortale, con cui tanti si suicidano e lui no: «Dove andrà?» – «Dove andrò? Non so… Vïaggio. / Vïaggio per fuggire altro vïaggio… / Oltre Marocco, ad isolette strane, / ricche in essenze, in datteri, in banane, / perdute nell’Atlantico selvaggio…» (La signorina Felicita). Si, viaggiare! Compose un libro di liriche sulle farfalle (poter volare!) e poi partì per l’India, per contemplare le montagne più alte del mondo. I Niyitha’el non possono che sorridere, riconoscendo nella sua opera poetica tutta la gamma emozionale di quelle esitazioni che possono trattenerli anche per decenni, prima del decollo – come risulta anche, in versione pop, dalla canzone più memorabile della Niyitha’el Gigliola Cinquetti, “Non ho l’età”. E quando finalmente decidono di averla, l’età, allora partire, per loro, è smettere di morire. Diventano d’un tratto i massimi esperti della Provvidenza, che com’è noto assiste e finanzia soltanto chi si mette in gioco. Scoprono in se stessi un’energia tanto più strabiliante quanto più si lasciano indietro qualche limite: “La Terra il Mare il Cielo l’Universo”, per usare un altro verso gozzaniano, da “In morte di Giulio Verne”. Si pensi al Niyitha’el Steven Spielberg. Gioiscono anche nel fermarsi, al di là di qualche confine appena superato (geografico, estetico o morale: non fa grande differenza per loro), per dare lezioni di coraggio a chi non l’ha varcato: come Paul Klee, nell’arte astratta; o Jean Genet, con la sua vita di scandali. Non per nulla il loro santo è il Niyitha’el Thomas Becket, l’arcivescovo di Canterbury, che preferì farsi uccidere piuttosto che sottomettersi agli ordini del suo re. E fu il Niyitha’el Paracelso il primo a sostenere che i processi chimici sono gli stessi nel nostro corpo e nella natura (che voglia d’immenso!), e venne perciò sbeffeggiato dai colleghi nelle università d’allora; per tutta risposta, diede scandalo mettendosi a insegnare in lingua popolare – in tedesco – invece che in latino, allora d’obbligo. Viaggiò a lungo, fino in Russia, Asia e Africa, sempre insofferente di ogni autorità. “Alterius non sit, qui suus esse potest”, era il suo motto: non decida di appartenere a un altro, chi può appartenere a se stesso! Perfetto talismano contro la peggiore tentazione dei Niyitha’el, che è quella di placarsi, di non cercare più. Fino a che osano più di chi li circonda, anche i loro difetti possono risultare pregi: i modi provocatori, la testardaggine, l’ambizione, e addirittura la frettolosità con cui liquidano le opinioni altrui, non appena vi annusano tracce di conformismo…   All’opposto, questi difetti possono divenire altrettanti tormenti per loro stessi e soprattutto per gli altri, quando i Niyitha’el, invece di partire, rimangono, o invece di insubordinarsi si adeguano: la loro ambizione si trasforma allora in ansia, in terrore di perdere il poco che hanno (è sempre poco, per loro), e in gelosia, in invidia; la testardaggine, in stupidità; la voglia di provocare, in cinica rabbia, prodromo di depressione. In buona parte di loro, tale trasformazione è d’altronde ciclica: l’umore cupo riappare ogni volta che rallentano, e svanisce quando ricominciano ad accelerare. Tutt’altro che facile è la loro vita sentimentale; il matrimonio, specialmente, li delude con grande rapidità. Deleterio è per loro qualsiasi lavoro fisso che non implichi, oltre ai viaggi, anche rischi o frequenti imprevisti. E guai ad averli come capi: la costanza e i compromessi che la carriera avrà loro imposto non potranno non averli incattiviti, e l’idea stessa di avere dei sottoposti – di doversi adattare ai tempi, ai limiti altrui – li farà sentire perennemente come aquile in trappola, disperate, penose. Sono nati per essere liberi, e grandiosi, cosa che potranno ottenere dispiegando i loro talenti, con piena fiducia in se stessi. E con quel pizzico di distacco che possa nutrire in loro, da un lato, l’indipendenza dal denaro; dall’altro la tolleranza e la generosità verso gli altri.
Qualità di Nithael e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità che sviluppa Nithael sono rispetto dei valori, amore per la Legge e la legalità, galanteria, tenerezza, sentimenti religiosi, nobiltà d'animo, dolcezza, gioia, stabilità, prestigio, eloquenza. Concede fama attraverso le proprie opere, reputazione nel mondo scientifico e dell'arte, benevolenza e favori accordati da persone autorevoli o dalle autorità dello Stato. Accorda inoltre protezione dai pericoli, aiuto divino nelle difficoltà e la capacità di portare aiuto ai sofferenti. L’Angelo dell’Abisso a lui contrario a Nitahel si chiama Omet e rappresenta l'astio contro l'autorità e chi la detiene, dunque anche astio o invidia contro chi detiene mezzi e poteri. Causa rovesci di fortuna, attaccamento, invidia, rovina, rivoluzioni e illegalità, nonché distruzione dei rapporti, sconvolgimenti in ogni campo della vita degli uomini. 
Meditazione associata al Nome: la morte della morte
La meditazione associata a Nithael si chiama “la morte della morte”. Secondo la Kabbalah questo Nome fornisce lo strumento meditativo più efficace a contrastare nella propria vita il senso di morte, l’angoscia e il blocco che in un determinato momento della vita può essere collegato a qualcosa che finisce. Il potere della morte non si limita infatti al corpo fisico. Essa si manifesta anche nei processi della vita, ad esempio nella fine di un'amicizia, nel fallimento di un'impresa, nello scioglimento di un matrimonio. Quando le cose finiscono, o cose buone corrono il rischio di finire, questo Nome caccia la morte. Meditazione • Ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: Per il potere di questo Nome focalizzo ora la mia attenzione e medito con totale adesione e certezza sull'assoluta e definitiva scomparsa dell'angelo della morte.
Esortazione angelica
Nithael esorta a riconoscere, nei beni e nelle gioie terrene, il riflesso della Bellezza divina; a non temere la morte e la fine dei beni, consapevoli che la vita si estende ben oltre le percezioni fisiche: esorta alla gratitudine per la Bellezza, a invocare per tutti una felicità fatta di potere e di splendore, a prodigarsi in prima persona, tramite i propri talenti, per diffondere la bellezza nel mondo. 
Giorni e orari di Nithael
Se sei nato nei suoi giorni di reggenza Nithael è sempre in ascolto per te; ma in particolare le sue energie si schiudono nelle date del tuo compleanno e negli altri 5 giorni che ti sono dati dal calcolo della Tradizione. Suoi giorni di reggenza sono anche: 2 marzo, 14 maggio, 28 luglio, 10 ottobre, 21 dicembre; ed egli governa ogni giorno, come "angelo della missione", le energie dalle h.17.40 alle 18.00. Assiste perciò, in particolare, anche i nati in questi giorni e in questo orario, in qualunque data di nascita, ed è questo l'orario migliore in cui tutti lo possono invocare. La preghiera tradizionale rivolta a Nithael è il versetto il 19° versetto del Salmo 102: Il Signore ha stabilito nel cielo il suo trono e il suo regno su tutto l'universo domina (Dominus in coelo paravit sedem suam; et regnum ipsius omnibus dominabitur).
Corrispondenze con le simbologie degli Arcani maggiori
A ciascuna delle 22 lettere ebraiche sono associati dei numeri, dunque ad esse possono venire associate anche corrispondenze con le relative simbologie dei 22 Arcani maggiori dei Tarocchi; questo può essere interessante per chi desidera interrogare questi simboli sul piano dell'introspezione psicologica. In questo caso la radice nun-yod-thaw risponde alla configurazione: "la Temperanza - la Ruota della fortuna - il Matto", da cui la riflessione interiore suggerita dalle domande rivolte da questi arcani. Chiede la Temperanza (protezione, circolazione, guarigione): cosa mi protegge? quale rapporto devo mantenere con me stesso? cosa devo curare? chiede la Ruota (il ciclo del mutamento): che ciclo si è concluso, cosa devo cambiare? quali sono le mie opportunità? cosa mi aiuta? cosa sto ripetendo? quale enigma emozionale mi blocca? chiede il Matto (libertà, grande apporto di energia): da cosa mi sto liberando? da cosa devo liberarmi? Come posso canalizzare la mia energia? Da notare che questa carta, associata alla lettera 22 dell’alfabeto ebraico, in realtà non ha numero: è quella che nelle carte chiamiamo il “jolly”. Rappresenta dunque l’energia originaria senza limiti: la libertà totale, perfino la follia, il caos, ma anche l’impulso creatore fondamentale. Questa carta rappresenta l’eterno viaggiatore che cammina per il mondo senza legami e senza nazionalità, la cui frase chiave, secondo Jodorowsky, potrebbe essere: “tutte le vie sono la mia via”. Ma attenzione!.. nella sua chiave negativa rappresenta anche la forza che induce a camminare senza meta, verso la distruzione; sta a noi diventare coscienti della forza creatrice che possediamo e saperla orientare senza disperderla.
CORI DI APPARTENENZA E ARCANGELI DI INFLUENZA
Rimando infine al Coro e alle energie arcangeliche che dispensano influenze ai nati fra il 17 e il 21 dicembre. L'angelo Nithael appartiene al Coro degli Angeli Principati guidato dall'Arcangelo Haniel. Il segno del sagittario e la decade che qui interessa (13-21 dicembre) cadono entrambi sotto il gioioso Arcangelo Hesediel. Con questi link vi reinvio a tali entità angeliche: i nati in questi giorni sono invitati a consultarle, insieme a quella del loro Angelo Custode Nithael. Infatti anche le energie di questi Arcangeli sono al loro fianco. Infine bisogna ricordare che una specifica influenza sulla persona è esercitata anche dall'Angelo che aveva reggenza nell'orario della nascita. 
Cambiando argomento
Cambiando argomento, ma non troppo, i "santi laici" di questi giorni sono Giuseppe Borsellino, imprenditore; Alfio Zapalà, guardia giurata; e i cittadini vittime della strage di Canicattì