Mehiel, o Mehiy’el è il 64esimo Soffio, è l'ottavo raggio angelico nel Coro mercuriano degli Angeli Arcangeli guidato dall’Arcangelo Michele, nel quale governa le energie lunari. Il suo elemento è l'Aria; ha domicilio Zodiacale dal 15° al 20° dell'Acquario ed è l’Angelo Custode dei nati fra il 5 e il 9 febbraio.
I sei Angeli Custodi dell'Acquario, collettivamente, ispirano ai loro protetti amore per la natura, idealismo, apertura mentale, interesse per le innovazioni.
Il nome di Mehiel significa “Dio che vivifica tutte le cose”.
Il dono dispensato da Mehiel è la VIVIFICAZIONE
Questo Angelo dispone di energie lunari, tuttavia egli trasmette agli individui, con la sua potenza lunare, anche le virtù mercuriane. Queste, poi, si concretizzano in azioni, diventando avvenimenti e situazioni. Dona ai suoi protetti spiccate doti di logica e razionalità; ispira loro esempi ed immagini con cui spiegare sapientemente qualsiasi cosa. Secondo Haziel Mehiel fa in modo che la persona dischiuda e sveli la propria vita interiore. Contemporaneamente, in una forma o in un’altra, la messa a nudo della propria intimità, del focolare domestico, dell’amore materno, di tutto ciò che si colloca alla radice dei sentimenti non mancherà di arrecare grandi benefici. Questo Angelo facilita l’affermazione di quanti si specializzano nella problematica strettamente personale, nell’analisi dei sentimenti, giacché l’intelletto è proiettato verso l’interno. Capta le Acque Pure della Fonte Cosmica (che sono anche le energie del Segno Zodiacale del Cancro), materia prima per la formazione dei sentimenti, e le proietta all’esterno: collegato alle Divine Acque Cosmiche, l’intelletto produrrà comunicazioni di rara bellezza che ispireranno i poeti e le loro composizioni. I protetti da Mehiel avranno grandi attitudini alla comunicazione che li renderanno molto efficaci nell'espressione di qualunque idea, siano essi letterati, psicologi, insegnanti o giornalisti. Ma, dato che il loro angelo conduce all'esterno il potenziale sentimentale, potranno anche eccedere nella passione divenendo incostanti in amore.
Mehiel secondo Sibaldi
Mehiy, in ebraico, significa «colpo», «gesto deciso» che separa, allontana, o che viceversa avvicina d’un tratto – da cui mehiy’ath, «l’applauso», il battere i palmi l’uno contro l’altro. E certamente i Mehiy’el sono persone bisognose del plauso della gente. Si segnalano anche per i loro periodici colpi di testa, per l’impulsività nell’unire e nel dividere, nel trarre conclusioni, nel dare giudizi. Tale inclinazione deriva loro da un pessimo rapporto tra la mente e l’istinto. Bravissimi nel ragionare, nel distinguere, nell’orientarsi all’interno di schemi precisi, temono invece tutto ciò che proviene dal profondo e che si muove, laggiù, in vaste correnti che a loro appaiono soltanto misteriose, imprevedibili: vogliono, vorrebbero imporre un controllo razionale anche agli impulsi del cuore e del resto del corpo; hanno o vogliono avere la sensazione di esserci riusciti, e puntualmente l’istinto prende invece il sopravvento quando meno se lo aspettano, o talvolta addirittura senza che se ne accorgano. Non sono rari, infatti, i casi di Mehiy’el che si impegnano a convincere chiunque, e anche se stessi, dell’assoluta logicità di qualche loro comportamento che, considerato con un minimo di obiettività, risulta invece assai irrazionale. Somigliano allora a bambini che dicono le bugie, con l’unica differenza che i bambini sanno di dirle e loro no: soltanto il loro cuore lo sa, ma allora più che mai lo mettono a tacere. Quanto poi al bisogno d’approvazione, va da sé che sia determinato dall’insicurezza, dai dubbi che i Mehiy’el sopprimono (bruscamente, di nuovo) in se stessi: e diventa perciò un bisogno di vedere approvata l’immagine che vogliono dare di sè, e non la loro personalità autentica – il che, comunque vada, li lascia sempre profondamente insoddisfatti, e con un sempre più inappagato bisogno di conferme.
Nella letteratura, e ancor più nel cinema, questo tipo di personalità ha avuto enorme fortuna, proprio grazie ad alcuni Mehiy’el applauditissimi che seppero intuire quelle loro particolarità e prenderne la distanza necessaria a raffigurarle ironicamente: Charles Dickens ne 'Il circolo Pickwick'; Jack Lemmon in 'A qualcuno iace caldo', 'L’appartamento', 'Irma la dolce'; François Truffaut nei film dolceamari dedicati al personaggio quanto mai mehieliano di Antoine Doinel (I quattrocento colpi, Baci rubati) e in 'L’uomo che amava le donne'. Nella realtà, quel conflitto tra ragione e istinto rischia di avere conseguenze assai meno dolci o divertenti. Dall’istintualità non traiamo soltanto l’energia delle nostre passioni, ma anche il gusto e il significato di esse; è istintivo ridere, gioire, sperare, aver paura e vincere la paura, prendere sul serio e giocare; e quando tutto ciò è troppo a lungo sottoposto a controllo, comincia a indebolirsi il senso stesso dell’esistenza, e si aprono nella coscienza varchi di panico davvero temibili. Qualcosa del genere dovette causare la triste fine del Mehiy’el James Dean, e determina in tanti suoi fratelli d’Angelo crisi professionali e familiari angosciose". Sibaldi richiama anche una tragica, e simbolica, vicenda accaduta al Mehiy’el Charles Lindbergh: quando nel 1927 trasvolò per primo l’Atlantico (30 ore di perfetto controllo sul corpo e sulla mente ai comandi del suo aereo, sopra un oceano minaccioso), il suo bambino fu rapito per denaro e durante il rapimento morì: "come era avvenuto per Dedalo e Icaro, allo slancio tecnologico, iperrazionale di un uomo verso il cielo faceva seguito un tremendo colpo (mehiy!) vibrato ai suoi affetti più profondi. Nei Mehiy’el ciò che l’iperrazionalità mette davvero e sempre in pericolo è il bambino interiore: è questo che rischiano di perdere, quanto più si sentono ai comandi del piccolo velivolo della loro mente. Proprio perciò, probabilmente, due dei Mehiy’el illuminati citati qui, Dickens e Truffaut, seppero trovare il modo e il sentimento per dedicare tanta della loro opera ai bambini – da 'Oliver Twist' a 'Gli anni in tasca', 'La bottega dell’antiquario', 'Il ragazzo selvaggio' –, schivando così la peggior minaccia d’infelicità che incombe sui protetti di questo Arcangelo. Provvedano a fare altrettanto – negli affetti, nella giocosità, nel tempo libero – i Mehiy’el che il destino porta in alto. Salire per loro non è difficile, devono solo badare a chi e alla parte di loro che rimane a terra. L’ascesa professionale l’avranno, garantita, in qualsiasi professione intellettuale: nell’editoria, nell’ingegneria, in ogni lavoro in cui si tratti di mostrare originalità rimanendo tuttavia ligi a regole, alla tradizione o alle leggi (grandi cuochi, avvocati, notai eccetera). Ottima, poi, sarebbe l’idea di dedicarsi a una qualche attività politica, in cui, com’è noto, non guasta una certa propensione a dire o a mascherare bugie (e quanto a eventuali, autodistruttive irruzioni dell’istintualità repressa, un buono staff di collaboratori potrebbe occuparsi di prevenirle). Sono molti i Mehiy’el politici per passione o per professione (...); se poi dovesse capitare un Mehiy’el politico che difendesse i diritti dei minori, non si potrebbe che ringraziare la Provvidenza e ammirarne il sicurissimo successo. Quanto alle bugie, nulla impedisce che i Mehiy’el più creativi le trasfigurino fino a farne capolavori d’invenzione, specialmente se il loro bambino interiore li aiuterà in tale intento. Precedente illustrissimo: Jules Verne, il quale tra l’altro, oltre a proiettarsi in cielo, in 'Dalla terra alla luna', ebbe l’idea di scendere giù, fin nel profondo, in 'Viaggio al centro della terra', come per ricordare a se stesso e a tutti la necessità di equilibrare l’alto e il basso nella loro personalità, nella loro psiche".
Nella letteratura, e ancor più nel cinema, questo tipo di personalità ha avuto enorme fortuna, proprio grazie ad alcuni Mehiy’el applauditissimi che seppero intuire quelle loro particolarità e prenderne la distanza necessaria a raffigurarle ironicamente: Charles Dickens ne 'Il circolo Pickwick'; Jack Lemmon in 'A qualcuno iace caldo', 'L’appartamento', 'Irma la dolce'; François Truffaut nei film dolceamari dedicati al personaggio quanto mai mehieliano di Antoine Doinel (I quattrocento colpi, Baci rubati) e in 'L’uomo che amava le donne'. Nella realtà, quel conflitto tra ragione e istinto rischia di avere conseguenze assai meno dolci o divertenti. Dall’istintualità non traiamo soltanto l’energia delle nostre passioni, ma anche il gusto e il significato di esse; è istintivo ridere, gioire, sperare, aver paura e vincere la paura, prendere sul serio e giocare; e quando tutto ciò è troppo a lungo sottoposto a controllo, comincia a indebolirsi il senso stesso dell’esistenza, e si aprono nella coscienza varchi di panico davvero temibili. Qualcosa del genere dovette causare la triste fine del Mehiy’el James Dean, e determina in tanti suoi fratelli d’Angelo crisi professionali e familiari angosciose". Sibaldi richiama anche una tragica, e simbolica, vicenda accaduta al Mehiy’el Charles Lindbergh: quando nel 1927 trasvolò per primo l’Atlantico (30 ore di perfetto controllo sul corpo e sulla mente ai comandi del suo aereo, sopra un oceano minaccioso), il suo bambino fu rapito per denaro e durante il rapimento morì: "come era avvenuto per Dedalo e Icaro, allo slancio tecnologico, iperrazionale di un uomo verso il cielo faceva seguito un tremendo colpo (mehiy!) vibrato ai suoi affetti più profondi. Nei Mehiy’el ciò che l’iperrazionalità mette davvero e sempre in pericolo è il bambino interiore: è questo che rischiano di perdere, quanto più si sentono ai comandi del piccolo velivolo della loro mente. Proprio perciò, probabilmente, due dei Mehiy’el illuminati citati qui, Dickens e Truffaut, seppero trovare il modo e il sentimento per dedicare tanta della loro opera ai bambini – da 'Oliver Twist' a 'Gli anni in tasca', 'La bottega dell’antiquario', 'Il ragazzo selvaggio' –, schivando così la peggior minaccia d’infelicità che incombe sui protetti di questo Arcangelo. Provvedano a fare altrettanto – negli affetti, nella giocosità, nel tempo libero – i Mehiy’el che il destino porta in alto. Salire per loro non è difficile, devono solo badare a chi e alla parte di loro che rimane a terra. L’ascesa professionale l’avranno, garantita, in qualsiasi professione intellettuale: nell’editoria, nell’ingegneria, in ogni lavoro in cui si tratti di mostrare originalità rimanendo tuttavia ligi a regole, alla tradizione o alle leggi (grandi cuochi, avvocati, notai eccetera). Ottima, poi, sarebbe l’idea di dedicarsi a una qualche attività politica, in cui, com’è noto, non guasta una certa propensione a dire o a mascherare bugie (e quanto a eventuali, autodistruttive irruzioni dell’istintualità repressa, un buono staff di collaboratori potrebbe occuparsi di prevenirle). Sono molti i Mehiy’el politici per passione o per professione (...); se poi dovesse capitare un Mehiy’el politico che difendesse i diritti dei minori, non si potrebbe che ringraziare la Provvidenza e ammirarne il sicurissimo successo. Quanto alle bugie, nulla impedisce che i Mehiy’el più creativi le trasfigurino fino a farne capolavori d’invenzione, specialmente se il loro bambino interiore li aiuterà in tale intento. Precedente illustrissimo: Jules Verne, il quale tra l’altro, oltre a proiettarsi in cielo, in 'Dalla terra alla luna', ebbe l’idea di scendere giù, fin nel profondo, in 'Viaggio al centro della terra', come per ricordare a se stesso e a tutti la necessità di equilibrare l’alto e il basso nella loro personalità, nella loro psiche".
Qualità di Mehiel e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità sviluppate da Mehiel sono grande forza creatrice morale, emozionale e fisica, purificazione interiore, pensieri e sentimenti equilibrati. Capacità logiche e comunicative. Dona persuasività con la parola, talento e gratificazione nell’ambito delle lettere e dell’insegnamento. Protegge tutte le attività e professioni connesse ai libri e all'editoria, e alla comunicazione. Protegge dalla rabbia dei nemici e (un po' anacronistico oggi...) dagli animali feroci.
L’Angelo dell’Abisso che contrasta Mehiel si chiama Darek e rappresenta l'eccessiva tendenza alle passioni. Ispira dispute sterili, animosità, controversie inutili, plagio, mancanza di creatività, instabilità sentimentale.
Meditazione associata al Nome: illuminare il meglio di sè
La meditazione associata a Mehiel si chiama "mettersi in buona luce". Secondo la Kabbalah, infatti, questo Nome fornisce lo strumento meditativo più efficace per visualizzare la propria bellezza interiore ed esteriorizzarla. Usando un'espressione cinematografica si può dire che essa sia in grado di darci la nostra "inquadratura" migliore, offrendola in primo luogo agli altri, perché poi si riveli meglio anche alla nostra coscienza. Meditazione: ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: il mio essere è meravigliosamente illuminato, soffuso della radiosià del Creatore. Tutti, intorno a me, vedono gli aspetti belli e positivi del mio vero Sè, in opposizione all'immagine distorta proiettata dal mio Ego.
Esortazione angelica
Mehiel esorta a mettere il proprio talento al servizio della vita, usando le proprie qualità di leader per operare nel mondo con coraggio e Amore, nell'interesse di tutti.
Giorni e orari di Mehiel Se sei nato nei giorni di reggenza di questo angelo, Mehiel è sempre in ascolto per te; ma in particolare le sue energie si schiudono nelle date del tuo compleanno e negli altri 5 giorni che ti sono dati dal calcolo della Tradizione. Suoi giorni di reggenza sono anche: 12 marzo, 24-25 maggio, 8 agosto, 20 ottobre, 31 dicembre; ed egli governa, ogni giorno, come "angelo della missione", le energie dalle h. 21.00 alle 21.20. Assiste perciò, in particolare, anche i nati in questi giorni e in questo orario, in qualunque data di nascita, ed è questo l'orario migliore in cui tutti lo possono invocare. La pregheira rivolta specificamente a Mehiel è il 18° versetto del Salmo 32: Ecce, oculi Domini super metuentes eum, et in eos, qui sperant super misericordia eius. (Ecco, l'occhio del Signore veglia su chi lo teme, su chi spera nella sua grazia).
Simbologie legate alle lettere del Nome
Secondo la Kabbalah, nella Bibbia il codice dei 72 Nomi di Dio (dati agli angeli nell'angeologia tradizionale), è celato nei tre versetti n° 19, 20 e 21 (ciascuno composto da 72 lettere) del capitolo 14 del Libro dell'Esodo: "l'Angelo di Dio che stava davanti al campo di Israele si mosse e si pose dietro di loro. Anche la colonna di nube si mosse e dal davanti passò indietro, venendosi a trovare fra l'accampamento degli Egiziani e quello di Israele. Questa nube da un lato (cioè per gli uni) era tenebrosa, dall'altro (cioè: per gli altri) rischiarava la notte. Così gli uni non poterono avvicinarsi agli altri per tutta la notte. Allora Mosé stese la mano sul mare e l'Eterno, durante tutta la notte, ritirò il mare con forte vento da Oriente, rendendolo asciutto; e le acque si divisero". Nella radice di questo Nome la Mem (le emozioni) è limitata da Het (barriera); Yod (la mano) rappresenta inoltre la materializzazione, il potere e la potenza. (C. Muller -J. M. Baudat).
Questo angelo porta a concretizzare le idee, materializzando i pensieri. Il che dà grandi opportunità ma anche pericoli, perché nella vita dei suoi protetti i pensieri negativi producono molto presto conseguenze ed esperienze altrettanto negative. Il nome dice che però Mehiel può venire in soccorso anche per tenere a bada i conflitti e gli impulsi negativi.
Corrispondenze con le simbologie degli Arcani maggiori
A ciascuna delle 22 lettere ebraiche sono associati dei numeri, dunque ad esse possono venire associate anche corrispondenze con le relative simbologie dei 22 Arcani maggiori dei Tarocchi; questo può essere interessante per chi desidera interrogare questi simboli sul solo piano di vero interesse: quello cioè dell'introspezione psicologica. Mentre le lettere ebraiche si leggono da destra a sinistra, però, i corrispondenti Tarocchi vanno letti da sinistra a destra. In questo caso, dunque la radice (mem-heth-yod) di questo Angelo (invertendo la posizione delle lettere della radice) risponde alla configurazione: "la Ruota della fortuna- il Papa - la Morte".
Da questo si può trarre la riflessione interiore che nasce dalle domande poste da questi arcani: chiede la Ruota (principio, metà o fine di un ciclo; il ciclo del mutamento): che ciclo si è concluso, cosa devo cambiare? quali sono le mie opportunità? cosa mi aiuta? cosa sto ripetendo? quale enigma emozionale mi blocca? chiede il Papa (mediatore, ponte, ideale): che cosa comunico agli altri e con quali mezzi? ho un ideale? chiede la Morte (trasformazione profonda, rivoluzione, chiusura di un ciclo): qual'è la mia ira? cosa deve morire in me? cosa devo lasciar andare?
CORI DI APPARTENENZA E ARCANGELI DI INFLUENZA
Rimando infine al Coro e alle energie arcangeliche che dispensano influenze ai nati fra il 4 e il 9 febbraio. L'angelo Mehiel appartiene al Coro degli Angeli Arcangeli guidato dall’Arcangelo Michele. A questa decade in particolare (31 gennaio-9 febbraio), sovrintende poi l'Arcangelo Raziel, il quale governa anche, complessivamente, il segno dell'Acquario. Con questi link vi reinvio a tali entità angeliche: i nati in questi giorni sono invitati a consultarle, insieme a quella del loro Angelo Custode Mehiel. Infatti anche le energie di questi Arcangeli sono al loro fianco; infine bisogna ricordare che una specifica influenza sulla persona è esercitata anche dall'Angelo che aveva reggenza nell'orario della nascita.
Cambiando argomento
Cambiando argomento, ma non troppo, i "santi laici" di questai giorni sono: i carabinieri Enea Codotto e Luigi Maronese, i poliziotti Renato Barborini e Luigi D’Andrea, Giovanni Trecroci vicesindaco, e Paolo Di Nella, attivista politico.
buongiorno, mi è stato detto che il nome del mio Angelo custode è Barachiel. Sono nata il 05.FEBBRAIO. Non trovo però nessun riscontro nella letteratura angelica e sono abbastanza confusa. Comunque si chiami so che mi è vicino.
RispondiEliminaMem heth yod... Heth non è il 5, bensì l'8. Correzione nella parte sui tarocchi.
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EliminaBrava 😚
RispondiEliminaCharles lindbergh apparteneva all'angelo anauel non mehiel
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